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Obblighi informativi banca: responsabilità per danni

La Corte d’Appello ha condannato un intermediario finanziario al risarcimento dei danni a favore di due risparmiatori per la violazione degli obblighi informativi banca. La sentenza chiarisce che fornire informative generiche su investimenti ad alto rischio non è sufficiente a esonerare la banca dalla sua responsabilità, essendo necessario fornire dettagli specifici sulla natura e sui pericoli dell’operazione, adeguati al profilo del cliente. Il risarcimento è stato calcolato sulla base della perdita subita.

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Pubblicato il 19 maggio 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Obblighi informativi banca: la Corte d’Appello condanna l’intermediario

Nel complesso mondo degli investimenti finanziari, la trasparenza è un pilastro fondamentale a tutela del risparmiatore. Una recente sentenza della Corte d’Appello ha ribadito con forza questo principio, condannando un istituto di credito per la violazione degli obblighi informativi banca. Il caso riguardava l’acquisto di titoli ad alto rischio da parte di due clienti, i quali non erano stati adeguatamente avvisati dei pericoli specifici legati a tale operazione. Questa decisione sottolinea come la responsabilità dell’intermediario non si esaurisca con la firma di moduli generici, ma richieda una comunicazione attiva, puntuale e personalizzata.

I Fatti di Causa: L’Investimento Contestato

Due risparmiatori avevano convenuto in giudizio un intermediario finanziario, chiedendo di accertare l’invalidità di un contratto di negoziazione e di un ordine di acquisto di titoli ad alto rischio. A sostegno della loro richiesta, lamentavano l’inadempimento contrattuale della banca per aver violato le regole di tutela dei risparmiatori e, di conseguenza, chiedevano la condanna al risarcimento del danno, quantificato in oltre 26.000 euro, oltre a interessi e rivalutazione.
Dopo una prima decisione del Tribunale che aveva respinto le loro domande, e un successivo annullamento con rinvio da parte della Corte di Cassazione, la causa è giunta dinanzi alla Corte d’Appello per una nuova valutazione.

La Decisione della Corte d’Appello e gli obblighi informativi della banca

La Corte d’Appello ha accolto le ragioni degli investitori, ribaltando la decisione di primo grado. Il fulcro della sentenza risiede nella violazione, da parte dell’intermediario, dei doveri di informazione attiva e passiva previsti dal Testo Unico della Finanza (TUF) e dai regolamenti Consob.
I giudici hanno chiarito che l’intermediario non può limitarsi a fornire una “generica informazione”, ma deve assicurarsi che il cliente comprenda appieno la natura, i rischi specifici e la solidità dell’emittente dei titoli che sta per acquistare. La Corte ha ritenuto che la documentazione prodotta dalla banca fosse del tutto insufficiente a provare l’adempimento di tali obblighi.

Le Motivazioni: Perché la Banca è Stata Ritenuta Responsabile

La Corte ha fondato la propria decisione su diversi principi giuridici consolidati.

L’Insufficienza dell’Informativa Generica

Il punto centrale è che la mera sottoscrizione di documenti contenenti avvertenze generiche sui rischi non solleva la banca dalla sua responsabilità. La giurisprudenza, richiamata ampiamente in sentenza, impone un obbligo informativo qualificato: l’intermediario deve fornire notizie dettagliate sull’operazione specifica, sul rating del titolo, sull’esistenza di eventuali mercati “grigi” (grey market) e sul rischio di default dell’emittente. Nel caso di specie, mancava la prova che tali informazioni puntuali fossero state fornite.

L’Onere della Prova a Carico dell’Intermediario

Un altro aspetto cruciale riguarda l’onere probatorio. È l’intermediario finanziario che deve dimostrare di aver agito con la massima diligenza e di aver fornito al cliente tutte le informazioni necessarie per una scelta consapevole. Non spetta al cliente provare di non essere stato informato. La Corte ha stabilito che la banca non è riuscita a fornire tale prova, limitandosi a produrre documenti standard e non specifici.

La Mancata Valutazione di Adeguatezza

L’obbligo informativo è strettamente collegato alla valutazione di adeguatezza dell’operazione. Se l’intermediario non acquisisce e non fornisce informazioni sufficienti, non è in grado di valutare correttamente se l’investimento sia adeguato al profilo di rischio, agli obiettivi e all’esperienza del cliente. La sentenza sottolinea come la banca, omettendo di fornire le necessarie delucidazioni, non poteva neanche procedere a una corretta valutazione di adeguatezza, rendendo l’operazione di per sé viziata.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia rafforza significativamente la posizione del risparmiatore e invia un chiaro messaggio agli intermediari finanziari. Le implicazioni pratiche sono notevoli:
1. Maggiore Tutela per l’Investitore: La decisione conferma che la tutela dell’investitore, soprattutto se non professionale, è una priorità. Gli obblighi informativi banca non sono una mera formalità, ma un dovere sostanziale la cui violazione comporta precise conseguenze risarcitorie.
2. Responsabilità Concreta: Gli istituti di credito non possono nascondersi dietro a procedure standardizzate. Devono instaurare un dialogo informativo effettivo con il cliente, documentando di aver fornito tutte le notizie rilevanti in modo chiaro e comprensibile.
3. Determinazione del Danno: Il danno risarcibile è pari alla perdita economica effettivamente subita. Viene calcolato come differenza tra il capitale investito e il valore residuo dei titoli, a cui si aggiungono rivalutazione monetaria e interessi legali per compensare pienamente il pregiudizio subito dal cliente a causa del ritardo nel risarcimento.

Una banca è responsabile se l’investitore firma un modulo generico sui rischi?
Sì, secondo questa sentenza, la firma su un modulo generico non è sufficiente a esonerare la banca dalla responsabilità. La Corte ha stabilito che l’intermediario ha l’obbligo di fornire informazioni specifiche, dettagliate e adeguate alla natura dell’investimento e al profilo del cliente, e non può limitarsi a informative standard.

Chi deve provare di aver dato o ricevuto le informazioni corrette in un investimento?
L’onere della prova grava interamente sull’intermediario finanziario. È la banca a dover dimostrare in giudizio di aver adempiuto a tutti i suoi obblighi informativi in modo specifico e puntuale, fornendo al cliente ogni elemento utile per una scelta d’investimento consapevole.

Come viene calcolato il risarcimento del danno per un investimento a causa di informazioni mancanti?
Il risarcimento del danno è calcolato come la differenza tra la somma originariamente investita e il valore residuo dei titoli al momento della decisione. A questo importo si aggiungono la rivalutazione monetaria per compensare la perdita di potere d’acquisto nel tempo e gli interessi legali dalla data dell’investimento fino al saldo effettivo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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