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Obblighi informativi avvocato: quando si perde il compenso

La Corte di Cassazione ha stabilito che un avvocato può perdere il diritto al proprio compenso se viola gli obblighi informativi verso il cliente, causandogli un pregiudizio. Nel caso specifico, i legali non avevano informato i clienti della possibilità di impugnare una liquidazione delle spese legali ritenuta insufficiente. La Suprema Corte ha cassato la decisione di merito che non aveva esaminato l’eccezione di inadempimento sollevata dai clienti, rinviando la causa alla Corte d’Appello per una nuova valutazione.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Obblighi informativi dell’avvocato: la diligenza è la chiave per il compenso

Il rapporto tra avvocato e cliente si fonda sulla fiducia e sulla trasparenza. Ma cosa succede quando questa comunicazione viene a mancare? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: la violazione degli obblighi informativi dell’avvocato può avere conseguenze dirette sul suo diritto al compenso. Il caso analizzato offre uno spunto prezioso per comprendere la portata del dovere di diligenza professionale e gli strumenti di tutela a disposizione del cliente.

I fatti del caso: una richiesta di compenso e un’accusa di negligenza

La vicenda trae origine da una richiesta di pagamento per prestazioni professionali avanzata da due avvocati nei confronti dei loro ex clienti. I legali avevano assistito con successo i clienti in una causa per equa riparazione, ma chiedevano il saldo di una somma residua per il loro operato.
I clienti, tuttavia, si opponevano al pagamento, sollevando una specifica difesa: l’eccezione di inadempimento. Essi sostenevano che gli avvocati avessero violato i loro doveri di informazione. In pratica, i legali avevano omesso di comunicare tempestivamente l’esito del giudizio, impedendo di fatto ai clienti di impugnare la parte della decisione relativa all’ammontare delle spese legali liquidate, che essi ritenevano troppo basse. Poiché le spese erano state “distratte” a favore degli avvocati, solo i clienti avrebbero potuto presentare appello, ma la mancata informazione aveva reso impossibile questa azione.

La violazione degli obblighi informativi dell’avvocato e l’eccezione di inadempimento

Il cuore della controversia risiede nell’articolo 1460 del codice civile, che disciplina l’eccezione di inadempimento. Questo strumento consente a una parte di un contratto di rifiutarsi di adempiere alla propria obbligazione se l’altra parte non adempie o non offre di adempiere contemporaneamente alla propria. Nel contesto del mandato professionale, i clienti hanno sostenuto che l’inadempimento degli avvocati al loro dovere di informazione giustificasse il mancato pagamento del saldo del compenso.
La Corte d’Appello, investita della questione, aveva liquidato una somma a favore degli avvocati, ma aveva completamente omesso di pronunciarsi su questa fondamentale eccezione sollevata dai clienti. Tale omissione ha portato il caso dinanzi alla Corte di Cassazione.

La decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dei clienti, ritenendo fondata la loro doglianza. I giudici hanno chiarito che l’omessa pronuncia su un’eccezione così rilevante costituisce un vizio della sentenza. La Corte d’Appello avrebbe dovuto esaminare nel merito se la condotta degli avvocati costituisse effettivamente un inadempimento contrattuale tale da giustificare il rifiuto di pagamento da parte dei clienti.

Le motivazioni

La Cassazione ha ribadito che l’avvocato, nell’esercizio della sua attività, è tenuto a un dovere di diligenza qualificata, come previsto dall’articolo 1176, comma 2, del codice civile. Questa diligenza non si esaurisce nel compimento degli atti processuali, ma include un complesso di doveri accessori, tra cui spiccano proprio quelli di informazione, consiglio e dissuasione. La violazione di tali doveri costituisce un inadempimento contrattuale. Quando tale inadempimento è sufficientemente grave da incidere sugli interessi del cliente, impedendogli di ottenere un risultato altrimenti possibile, può legittimare la perdita totale o parziale del diritto al compenso.
Nel caso di specie, i ricorrenti lamentavano proprio questo: la negligenza informativa dei loro difensori li aveva privati della possibilità di impugnare una liquidazione delle spese giudiziali ritenuta insoddisfacente, costringendoli a subire la pretesa per la differenza non coperta dalla liquidazione stessa. La Corte d’Appello, non pronunciandosi su questo punto, ha violato il principio sancito dall’art. 112 del codice di procedura civile, che impone al giudice di decidere su tutta la domanda e su tutte le eccezioni proposte. Per questo motivo, la sua ordinanza è stata cassata.

Le conclusioni

La decisione della Cassazione rafforza la tutela del cliente e sottolinea la centralità della comunicazione nel mandato professionale. Gli avvocati hanno il preciso dovere di tenere i propri assistiti costantemente aggiornati sull’andamento della causa, specialmente riguardo a scadenze e opportunità di impugnazione. Un’omissione informativa che causi un concreto pregiudizio al cliente non è una mera disattenzione, ma un inadempimento contrattuale che può compromettere il diritto a percepire il compenso. La causa è stata quindi rinviata alla Corte d’Appello, che dovrà riesaminare la vicenda tenendo conto di questo fondamentale principio.

Un avvocato può perdere il diritto al compenso se non informa correttamente il cliente?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, la violazione del dovere di diligenza, che include gli obblighi informativi, costituisce un inadempimento contrattuale. Se tale inadempimento causa un pregiudizio al cliente, può portare alla perdita del diritto al compenso, in applicazione del principio dell’eccezione di inadempimento (art. 1460 c.c.).

Cosa significa “eccezione di inadempimento” nel rapporto avvocato-cliente?
Significa che il cliente può legittimamente rifiutarsi di pagare il compenso all’avvocato se quest’ultimo non ha adempiuto correttamente ai propri doveri professionali (come quello di informare), a condizione che l’inadempimento del legale sia stato tale da compromettere gli interessi del cliente stesso.

Il giudice è sempre obbligato a pronunciarsi su tutte le difese sollevate da una parte?
Sì, il giudice ha l’obbligo di pronunciarsi su ogni domanda ed eccezione proposta dalle parti nel corso del giudizio. L’omessa pronuncia su una difesa rilevante, come l’eccezione di inadempimento in questo caso, costituisce un vizio della sentenza che può portare alla sua cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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