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Obbligazione restitutoria: quando è solidale?

La Corte di Cassazione chiarisce la natura dell’obbligazione restitutoria in capo a più professionisti. A seguito della revoca di alcuni decreti ingiuntivi, tre ingegneri sono stati condannati a restituire in solido le somme percepite da un Comune. La Corte ha stabilito che, avendo agito con un ricorso monitorio unico e cumulativo, l’obbligazione restitutoria è solidale, a prescindere dalla natura distinta e autonoma delle singole prestazioni professionali. La Corte ha inoltre confermato la prescrizione del diritto all’indennizzo per ingiustificato arricchimento vantato dai professionisti.

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Pubblicato il 5 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Obbligazione restitutoria: la Cassazione chiarisce la responsabilità solidale tra professionisti

Quando più professionisti ricevono un pagamento poi rivelatosi non dovuto, sono tenuti a restituirlo singolarmente o in solido? La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha affrontato il tema della natura dell’obbligazione restitutoria, stabilendo un principio fondamentale: se la richiesta di pagamento iniziale era cumulativa, anche l’obbligo di restituzione è solidale, indipendentemente dalla natura autonoma delle singole prestazioni professionali.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da due decreti ingiuntivi ottenuti nel 1988 da tre ingegneri nei confronti di un Comune per il pagamento di prestazioni professionali. Successivamente, a seguito dell’opposizione del Comune, i decreti venivano revocati in quanto le prestazioni erano state rese in assenza di un contratto scritto, come richiesto dalla legge per la pubblica amministrazione.

Nel frattempo, però, i professionisti avevano già incassato le somme sulla base dei decreti ingiuntivi provvisoriamente esecutivi. Di conseguenza, il Comune li citava in giudizio per ottenere la restituzione di circa 117.000 euro. I professionisti, a loro volta, proponevano una domanda riconvenzionale per ottenere un indennizzo per ingiustificato arricchimento. I giudici di merito davano ragione al Comune, condannando i tre ingegneri alla restituzione in solido delle somme e rigettando la loro domanda per intervenuta prescrizione. Uno dei professionisti decideva quindi di ricorrere in Cassazione.

L’analisi della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha esaminato due motivi di ricorso, rigettandoli entrambi e confermando la decisione della Corte d’Appello.

Il rigetto del primo motivo: la prescrizione dell’azione di arricchimento

Il ricorrente lamentava un errore nell’individuazione della data di decorrenza della prescrizione decennale per l’azione di ingiustificato arricchimento. La Corte ha dichiarato il motivo inammissibile, sottolineando come la censura mirasse a una nuova valutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità. Inoltre, il ricorrente non aveva colto la ratio decidendi completa della corte territoriale, la quale aveva già escluso che un successivo incarico, regolarmente retribuito, potesse far decorrere un nuovo termine di prescrizione per le prestazioni originarie del 1988.

L’obbligazione restitutoria solidale: il cuore della decisione

Il secondo motivo di ricorso contestava la condanna in solido alla restituzione delle somme. Il professionista sosteneva che, avendo svolto attività distinte e autonome dagli altri colleghi, l’obbligazione di restituzione dovesse essere parziaria, cioè limitata alla quota di ciascuno.

La Cassazione ha respinto questa tesi, chiarendo una distinzione cruciale: l’obbligazione restitutoria è un’obbligazione nuova e autonoma rispetto a quella originaria legata alla prestazione professionale. La sua fonte non è il contratto d’opera (che peraltro mancava), ma la ricezione di un pagamento non dovuto a seguito della revoca del titolo che lo giustificava (i decreti ingiuntivi).

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione evidenziando che l’obbligazione di restituire una somma indebitamente percepita sorge a seguito dell’annullamento del titolo che ne aveva legittimato la ricezione. La natura di tale obbligazione (solidale o parziaria) dipende dalle modalità con cui il pagamento è stato ottenuto.

Nel caso di specie, i tre ingegneri avevano agito in giudizio con un unico ricorso monitorio, avanzando una domanda cumulativa senza distinguere gli importi spettanti a ciascuno. Questo comportamento ha generato un’obbligazione percepita dal debitore (il Comune) come unitaria. Di conseguenza, l’obbligo di restituire quanto percepito sulla base di quel titolo unitario non può che essere solidale. La Corte ha specificato che l’argomento della separatezza delle prestazioni professionali è irrilevante, poiché non si discute del credito professionale originario, ma dell’obbligo sorto ex novo di restituire un pagamento indebito.

Le Conclusioni

La pronuncia stabilisce un importante principio pratico: quando più creditori agiscono congiuntamente per ottenere il pagamento di una somma senza specificare le singole quote, creano una presunzione di credito solidale. Tale solidarietà si riflette specularmente sull’eventuale obbligazione restitutoria che dovesse sorgere in futuro. Per i professionisti che collaborano a un progetto, ciò significa che, per evitare una responsabilità solidale in caso di restituzione, è fondamentale chiarire fin dall’inizio, anche in sede di richiesta di pagamento, la ripartizione dei compensi e la natura distinta dei rispettivi crediti.

Quando sorge un’obbligazione restitutoria solidale per più professionisti?
Secondo la sentenza, l’obbligazione restitutoria è solidale quando i professionisti hanno richiesto il pagamento con un’unica azione legale cumulativa, senza specificare gli importi individuali. La modalità della richiesta di pagamento è decisiva, non la natura separata delle prestazioni originarie.

Perché la domanda di indennizzo per ingiustificato arricchimento è stata respinta?
La domanda è stata respinta perché il diritto a richiederlo era caduto in prescrizione. Erano trascorsi più di dieci anni dal momento in cui il diritto poteva essere fatto valere, ovvero dal completamento delle prestazioni professionali che avevano causato l’arricchimento del Comune.

Come avrebbero potuto i professionisti evitare la condanna in solido?
Per evitare una responsabilità solidale nella restituzione, i professionisti avrebbero dovuto agire per il recupero dei loro crediti in modo distinto, oppure, pur agendo con un unico atto, specificare chiaramente le somme spettanti a ciascuno, evidenziando la natura parziaria e non solidale dei loro diritti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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