Nullità Transazione: Quando la Cassazione Interviene sull’Oggetto del Contratto
Una recente ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione ha riacceso i riflettori su un principio fondamentale del diritto dei contratti: la necessità che l’oggetto dell’accordo sia determinato o determinabile, pena la sua invalidità. Il caso in esame dimostra come la Corte possa intervenire d’ufficio per sollevare una questione di nullità transazione, anche se non eccepita dalle parti, garantendo al contempo il pieno rispetto del contraddittorio. Approfondiamo i dettagli di questa importante decisione procedurale.
Il Caso in Analisi
La vicenda trae origine da un ricorso presentato alla Corte di Cassazione avverso una sentenza della Corte d’Appello di Messina. Il contenzioso riguardava una transazione, ovvero un accordo con cui le parti avevano inteso porre fine a una precedente controversia. La parte ricorrente contestava la decisione di secondo grado, portando la questione dinanzi ai giudici di legittimità.
La Questione Sollevata d’Ufficio dalla Corte
Durante la camera di consiglio, la Seconda Sezione Civile della Cassazione, invece di pronunciarsi direttamente sui motivi del ricorso, ha individuato una criticità di fondo, più radicale e pregiudiziale: la potenziale nullità dell’accordo di transazione stesso.
La questione, non sollevata dalle parti ma “rilevata d’ufficio” dalla Corte, riguarda la possibile indeterminabilità dell’oggetto della transazione. Secondo il nostro ordinamento, un contratto per essere valido deve avere alcuni requisiti essenziali, tra cui un oggetto che sia possibile, lecito, determinato o almeno determinabile (art. 1346 c.c.). Se questo requisito manca, il contratto è nullo (art. 1418 e 1325 c.c.).
La Nullità della Transazione per Oggetto Indeterminato
L’intervento della Corte si fonda su un pilastro del diritto civile. La transazione, come ogni altro contratto, deve definire chiaramente a cosa le parti si obbligano e su cosa vertono le reciproche concessioni. Se l’oggetto della lite che si intende comporre o le concessioni stesse non sono descritti con sufficiente chiarezza, l’intero accordo rischia di essere un guscio vuoto, privo di effetti giuridici. La Corte ha ritenuto che tale vizio potesse sussistere nel caso di specie, rendendo necessaria una verifica prima di poter esaminare qualsiasi altra doglianza.
La Decisione Interlocutoria e il Rispetto del Contraddittorio
Di fronte a questo dubbio, la Cassazione non ha emesso una sentenza definitiva ma un’ordinanza interlocutoria. Questa scelta è dettata dal rispetto del principio del contraddittorio, sancito dall’art. 101 del codice di procedura civile. Tale principio impone al giudice, qualora intenda porre a fondamento della sua decisione una questione rilevata d’ufficio, di dare prima alle parti la possibilità di esprimersi su di essa.
Concretamente, la Corte ha:
1. Riservato la decisione finale.
2. Assegnato alle parti e al Pubblico Ministero un termine di 60 giorni per depositare osservazioni scritte sulla questione della possibile nullità.
3. Mandato alla cancelleria di comunicare l’ordinanza per avviare il decorso del termine.
Le Motivazioni
Le motivazioni alla base di questa ordinanza sono eminentemente di natura procedurale e sostanziale. La Corte agisce per garantire l’integrità dell’ordinamento giuridico, poiché la nullità di un contratto è una questione di ordine pubblico che può essere rilevata in ogni stato e grado del giudizio, anche dal giudice stesso. Prima di decidere nel merito del ricorso, è imperativo accertare se l’atto su cui si fonda la controversia (la transazione) sia legalmente valido. La scelta di un’ordinanza interlocutoria è motivata dalla necessità di tutelare il diritto di difesa delle parti, come imposto dall’articolo 101 del codice di procedura civile. Sottoporre la questione al contraddittorio assicura che nessuna decisione venga presa “a sorpresa”, permettendo a tutti i soggetti coinvolti di argomentare compiutamente su un punto decisivo per l’esito della lite.
Le Conclusioni
L’ordinanza in commento ribadisce un principio cruciale: la validità formale e sostanziale degli atti giuridici è un presupposto che il giudice ha il potere e il dovere di verificare. Per gli operatori del diritto e per i cittadini, ciò rappresenta un monito a redigere accordi, specialmente transattivi, con la massima chiarezza e completezza, definendo in modo inequivocabile l’oggetto della contesa e le reciproche concessioni. Il processo è ora in una fase di stallo tecnico, in attesa delle memorie delle parti. Solo dopo aver acquisito tali argomenti, la Corte di Cassazione potrà sciogliere la riserva e decidere se la transazione è nulla e, di conseguenza, come procedere con il giudizio.
Può la Corte di Cassazione sollevare una questione non discussa dalle parti?
Sì, l’ordinanza dimostra che la Corte ha il potere e il dovere di sollevare d’ufficio questioni che possono essere decise in qualsiasi stato e grado del processo, come la nullità di un contratto per indeterminabilità del suo oggetto, poiché attengono a norme imperative e all’ordine pubblico.
Cosa significa ‘ordinanza interlocutoria’ in questo contesto?
È un provvedimento non definitivo che non risolve la causa, ma gestisce il suo svolgimento. In questo caso, serve a sottoporre una specifica questione giuridica (la possibile nullità) alle parti e al Pubblico Ministero, garantendo il loro diritto di difesa e il principio del contraddittorio prima della decisione finale.
Perché l’oggetto di una transazione deve essere determinato o determinabile?
In base ai principi del codice civile richiamati (art. 1346 e 1325 c.c.), l’oggetto è un requisito essenziale di ogni contratto. Se non è definito o definibile, l’accordo è nullo perché manca uno dei suoi elementi portanti, rendendo impossibile comprendere la natura e l’estensione degli impegni assunti dalle parti.
Testo del provvedimento
Ordinanza interlocutoria di Cassazione Civile Sez. 2 Num. 1217 Anno 2024
Civile Ord. Sez. 2 Num. 1217 Anno 2024
Presidente: NOME COGNOME
Relatore: COGNOME
Data pubblicazione: 11/01/2024
ORDINANZA INTERLOCUTORIA
sul ricorso iscritto al n. 15658/2018 R.G. proposto da:
NOME, elettivamente domiciliata in ROMA LUNGOTEVERE INDIRIZZO, presso lo studio dell’avvocato NOME COGNOME (CODICE_FISCALE, che la rappresenta e difende unitamente agli avvocati NOME COGNOME (CODICE_FISCALE, NOME COGNOME (CODICE_FISCALE) e NOME COGNOME (CODICE_FISCALE) per procura a margine del ricorso,
-ricorrente-
contro
NOME COGNOME, domiciliato ex lege in ROMA, INDIRIZZO presso la CANCELLERIA della CORTE di CASSAZIONE, rappresentato e difeso dall’avvocato NOME COGNOME (CODICE_FISCALE per procura in calce al controricorso,
-controricorrente-
avverso la SENTENZA della CORTE D’APPELLO di MESSINA n.253/2018 depositata il 14.3.2018. Udita la relazione svolta nella camera di consiglio del 18.12.2023 dal Consigliere NOME COGNOME.
Ritenuto che, ai sensi degli articoli 101 comma 2° e 384 comma 3° c.p.c., debba essere sottoposta al contraddittorio delle parti e del Pubblico Ministero la questione, rilevata d’ufficio, dell’eventuale nullità della transazione conclusa da NOME e NOME per indeterminabilità dell’oggetto ai sensi degli articoli 1418 comma 2°, 1325 n. 3) e 1346 cod. civ.
P.Q.M.
La Corte di Cassazione, sezione seconda civile, riserva la decisione, assegnando alle parti ed al Pubblico Ministero il termine di sessanta giorni dalla comunicazione di questa ordinanza per il deposito di osservazioni sulla medesima questione e manda alla cancelleria per la comunicazione alle parti ed al Pubblico Ministero.
Così deciso nella camera di consiglio del 18.12.2023