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Nullità tasso extra-fido: non si estende all’intra-fido

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una società e del suo fideiussore contro un istituto di credito. La Corte ha stabilito che la nullità del tasso extra-fido per superamento della soglia di usura non si estende automaticamente alla pattuizione relativa al tasso intra-fido. Inoltre, ha ribadito che il danno da illegittima segnalazione in Centrale Rischi non è presunto ma deve essere specificamente provato. Infine, ha dichiarato inammissibili le censure relative a domande nuove, come quella sulla commissione di massimo scoperto, sollevate tardivamente nel corso del giudizio.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Nullità Tasso Extra-Fido: La Cassazione Conferma la Non Estensione

Nel complesso mondo del diritto bancario, una questione ricorrente riguarda la validità delle clausole contrattuali sui tassi di interesse, specialmente quando si supera la soglia dell’usura. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un’importante precisazione sul tema della nullità tasso extra-fido, stabilendo che questa non si estende automaticamente agli interessi previsti entro i limiti del fido. Analizziamo questa decisione per comprenderne la portata e le implicazioni pratiche per correntisti e istituti di credito.

I Fatti di Causa: Un Conto Corrente Sotto Esame

Il caso ha origine dalla controversia tra una società in liquidazione e il suo fideiussore contro un istituto di credito cooperativo. I clienti contestavano la legittimità di diverse condizioni applicate al loro rapporto di conto corrente, tra cui l’applicazione di tassi di interesse usurari, una presunta illegittima segnalazione alla Centrale Rischi e la validità della commissione di massimo scoperto.

La Corte d’Appello, riformando la sentenza di primo grado, aveva condannato i clienti al pagamento di una somma residua in favore della banca. I giudici di secondo grado avevano accertato il superamento del tasso soglia di usura solo per gli interessi applicati sull’utilizzo extra-fido del conto, ma non per quelli intra-fido. Avevano inoltre respinto la richiesta di risarcimento per la segnalazione in Centrale Rischi per mancanza di prove e dichiarato inammissibile la questione sulla commissione di massimo scoperto perché sollevata tardivamente. Di qui il ricorso per Cassazione da parte della società e del suo garante.

I Motivi del Ricorso e la Decisione della Suprema Corte

I ricorrenti hanno basato il loro appello su cinque motivi, tutti respinti dalla Suprema Corte. Vediamo i punti salienti della decisione.

La Tardiva Contestazione della Perizia Tecnica (CTU)

I primi due motivi del ricorso criticavano la sentenza d’appello per aver ritenuto tardive le contestazioni alla perizia contabile (CTU) e per averne omesso di rilevare presunti errori di calcolo. La Cassazione ha ritenuto infondati questi motivi, sottolineando che, nonostante la dichiarazione di tardività, la Corte d’Appello aveva comunque esaminato nel merito le critiche, escludendo pregiudizi per i ricorrenti. Inoltre, ha ribadito che la valutazione dei conteggi è un’attività di merito preclusa al giudice di legittimità.

Nullità Tasso Extra-Fido: Il Principio di Autonomia delle Clausole

Il cuore della controversia risiede nel terzo motivo, con cui si lamentava la mancata estensione della nullità dal tasso extra-fido a quello intra-fido. La Cassazione ha rigettato la censura, confermando un suo precedente orientamento (Ordinanza n. 21470/2017). La Corte ha spiegato che la pattuizione degli interessi per l’indebitamento oltre il fido e quella per gli interessi entro il fido, pur potendo trovarsi nella stessa clausola contrattuale, sono distinte e autonome. Hanno ambiti di applicazione e metodi di calcolo del tasso soglia diversi. Di conseguenza, la nullità per usura di una non si ‘trasmette’ all’altra.

Il Danno da Segnalazione in Centrale Rischi Va Provato

Con il quarto motivo, i ricorrenti contestavano il mancato riconoscimento del danno da illegittima segnalazione alla Centrale Rischi, sostenendo che fosse stato provato. La Corte ha dichiarato il motivo inammissibile, ribadendo un principio consolidato: il danno da illegittima segnalazione non è in re ipsa, cioè non è automatico. Chi lo lamenta ha l’onere di allegare e provare concretamente il pregiudizio subito. La semplice deduzione di aver subito un danno, senza prove specifiche, non è sufficiente.

La Domanda Nuova in Appello: Il Caso della Commissione di Massimo Scoperto

Infine, la Corte ha respinto anche l’ultimo motivo relativo alla commissione di massimo scoperto. I ricorrenti sostenevano che la domanda di nullità di tale commissione dovesse essere considerata ammissibile in appello in quanto ‘minore’ rispetto alla domanda originaria di nullità totale del contratto. La Cassazione ha chiarito che la domanda di nullità di una specifica pattuizione è del tutto diversa, per oggetto e causa, da quella di nullità dell’intero rapporto. Pertanto, rappresenta una domanda nuova, inammissibile se proposta per la prima volta in appello.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della Suprema Corte si fondano su principi cardine del diritto processuale e sostanziale. Il punto centrale è il principio di autonomia delle pattuizioni contrattuali. La Corte ha ragionato sul fatto che le condizioni economiche che regolano l’uso del credito entro i limiti del fido e quelle che disciplinano lo sconfinamento (extra-fido) rispondono a logiche economiche e a rischi differenti per la banca. Questa diversità giustifica una valutazione separata della loro validità, impedendo che la nullità di una clausola per usura possa travolgere automaticamente l’altra, se quest’ultima è di per sé legittima.

Sul piano processuale, la Corte ha riaffermato la distinzione tra giudizio di merito e giudizio di legittimità, precludendo un riesame dei fatti e delle valutazioni tecniche. Ha inoltre applicato con rigore il principio del divieto di domande nuove in appello, a tutela del corretto svolgimento del processo e del diritto di difesa della controparte. Infine, in materia di onere della prova, ha confermato che spetta a chi agisce in giudizio per il risarcimento del danno dimostrare tutti gli elementi costitutivi della sua pretesa, senza poter fare affidamento su automatismi o presunzioni assolute.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per Correntisti e Banche

L’ordinanza in esame offre importanti spunti operativi. Per i clienti bancari, emerge la necessità di formulare le proprie contestazioni in modo preciso e tempestivo, fin dal primo grado di giudizio, specificando ogni singola clausola ritenuta illegittima. È inoltre fondamentale raccogliere e presentare prove concrete a sostegno di eventuali richieste di risarcimento danni, poiché non è sufficiente allegare l’illegittimità della condotta della banca.

Per gli istituti di credito, la decisione conferma la validità di un approccio che considera separatamente le diverse clausole contrattuali. La nullità parziale del contratto non ne inficia necessariamente la validità complessiva, a condizione che le altre pattuizioni siano conformi alla legge. Questo rafforza la necessità di una redazione chiara e trasparente dei contratti, che distingua nettamente le condizioni applicabili alle diverse forme di utilizzo del credito.

Se il tasso di interesse per lo scoperto (extra-fido) è nullo per usura, anche il tasso applicato entro i limiti del fido (intra-fido) diventa nullo?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la nullità della pattuizione del tasso extra-fido non si comunica a quella del tasso intra-fido, poiché si tratta di due pattuizioni distinte con ambiti di applicazione diversi.

Il danno derivante da una segnalazione illegittima alla Centrale Rischi della Banca d’Italia è automatico?
No, il danno non è presunto (in re ipsa). La parte che sostiene di aver subito un danno deve fornire la prova concreta della sua esistenza e del suo ammontare, non essendo sufficiente la sola dimostrazione dell’illegittimità della segnalazione.

È possibile contestare per la prima volta in appello la legittimità di una clausola, come la commissione di massimo scoperto, se in primo grado si era chiesta la nullità dell’intero contratto?
No. La Corte ha stabilito che la domanda di nullità di una specifica clausola (come la commissione di massimo scoperto) è una domanda nuova e diversa rispetto a quella di nullità dell’intero rapporto. Pertanto, se non formulata in primo grado, non può essere introdotta per la prima volta in appello.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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