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Nullità relativa urbanistica: chi può invocarla?

La Corte di Cassazione analizza un contratto di vendita immobiliare del 1982, relativo a un’area apparentemente edificabile ma su cui sorgevano immobili abusivi. La Corte ha stabilito che la nullità prevista dalla L. 10/1977 è una nullità relativa urbanistica. Pertanto, può essere fatta valere solo dall’acquirente ignaro dell’abuso e non può essere rilevata d’ufficio dal giudice a danno dello stesso. La sentenza impugnata è stata cassata con rinvio.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Nullità Relativa Urbanistica: La Cassazione Chiarisce Chi Può Farla Valere

L’acquisto di un immobile è un passo fondamentale, ma cosa succede se, anni dopo, si scopre un abuso edilizio? La questione della validità degli atti di compravendita di immobili non conformi alle norme urbanistiche è un tema cruciale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un aspetto specifico: la nullità relativa urbanistica per i contratti stipulati prima del 1985, stabilendo a chi spetta il diritto di invocarla. La decisione sottolinea una distinzione fondamentale tra la normativa passata e quella attuale, offrendo una tutela specifica all’acquirente.

I Fatti di Causa: Una Vendita Immobiliare Complessa

La vicenda giudiziaria ha origine da una scrittura privata del maggio 1982. Con questo atto, i genitori vendevano al figlio quella che veniva descritta come un'”area fabbricabile” soprastante un appartamento al primo piano di un edificio. In realtà, su tale area erano già stati edificati, senza alcuna concessione edilizia, due ulteriori appartamenti, rispettivamente al secondo e terzo piano.

I tribunali di primo e secondo grado avevano dichiarato la nullità parziale della vendita, limitatamente al trasferimento di questi immobili abusivi. Gli eredi dell’acquirente, tuttavia, hanno presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che i giudici di merito avessero errato nell’interpretare la natura della nullità applicabile al caso di specie.

La Decisione della Corte e la Nullità Relativa Urbanistica

Il punto centrale del ricorso verteva sull’interpretazione dell’art. 15, comma 7, della Legge n. 10/1977 (c.d. Legge Bucalossi), applicabile agli atti stipulati prima dell’entrata in vigore della successiva Legge n. 47/1985. Gli eredi dell’acquirente sostenevano che questa norma prevedesse una forma di nullità relativa urbanistica, intesa come strumento di protezione per l’acquirente in buona fede, ignaro dell’abuso. Di conseguenza, tale nullità non poteva essere dichiarata dal giudice d’ufficio e, soprattutto, non poteva essere fatta valere a danno degli stessi eredi dell’acquirente, unici soggetti legittimati a invocarla.

La Corte di Cassazione ha accolto questa tesi, ribaltando la decisione della Corte d’Appello.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha chiarito in modo inequivocabile la distinzione tra il regime sanzionatorio previsto dalla Legge n. 10/1977 e quello introdotto dalla Legge n. 47/1985.

L’art. 15, comma 7, della Legge n. 10/1977, applicabile ratione temporis al contratto del 1982, stabiliva che gli atti di trasferimento di unità edilizie costruite senza concessione erano nulli “ove da essi non risulti che l’acquirente era a conoscenza della mancanza della concessione”. La giurisprudenza ha costantemente interpretato questa norma nel senso di una nullità relativa. Si tratta di una nullità di protezione, finalizzata a tutelare l’acquirente che, al momento dell’acquisto, non era consapevole dell’abuso edilizio. Solo questa parte, quindi, può decidere se far valere o meno l’invalidità del contratto.

La Corte d’Appello, invece, aveva trattato la nullità come se fosse assoluta, rilevandola d’ufficio e confermando l’inefficacia del trasferimento contro l’interesse degli stessi eredi della parte acquirente, che invece manifestavano la volontà di mantenere gli effetti traslativi del negozio.

La Cassazione ha sottolineato che il regime di nullità assoluta (rilevabile d’ufficio e da chiunque vi abbia interesse), è stato introdotto solo con la Legge n. 47/1985, ma tale normativa non ha efficacia retroattiva e non può quindi applicarsi a un contratto stipulato nel 1982.

Conclusioni

La decisione in esame è di fondamentale importanza per tutti i contratti di compravendita immobiliare stipulati sotto la vigenza della Legge n. 10/1977. Essa conferma che la nullità relativa urbanistica è un’arma a disposizione esclusiva dell’acquirente ignaro. Un giudice non può dichiarare nullo un trasferimento per abusi edilizi se a chiederlo non è la parte che la legge intendeva proteggere. Questa pronuncia riafferma un principio di garanzia per l’affidamento dell’acquirente e chiarisce i confini applicativi delle diverse normative che si sono succedute in materia urbanistica, con un impatto significativo sulla stabilità dei trasferimenti immobiliari datati.

Qual è la principale differenza tra la nullità per abusi edilizi prevista dalla L. 10/1977 e quella della L. 47/1985?
La L. 10/1977 prevedeva una nullità relativa, che poteva essere fatta valere solo dall’acquirente che non fosse a conoscenza dell’abuso. La successiva L. 47/1985 ha introdotto una nullità assoluta, che può essere rilevata da chiunque vi abbia interesse e anche d’ufficio dal giudice, a prescindere dalla buona o mala fede dell’acquirente.

Chi può far valere la nullità di un contratto di vendita del 1982 relativo a un immobile abusivo?
Secondo la Corte, trattandosi di un atto disciplinato dalla L. 10/1977, la nullità è relativa e può essere invocata esclusivamente dalla parte acquirente (o dai suoi eredi) che al momento della stipula non era consapevole della mancanza della concessione edilizia.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la decisione della Corte d’Appello?
Perché la Corte d’Appello ha erroneamente trattato la nullità come se fosse assoluta, rilevandola d’ufficio e dichiarandola contro l’interesse degli eredi dell’acquirente, i quali erano invece gli unici soggetti legittimati a farla valere, secondo il consolidato orientamento giurisprudenziale sulla nullità relativa prevista dalla L. 10/1977.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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