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Nullità provvedimento giudiziario senza firma relatore

La Corte di Cassazione ha dichiarato la nullità di un’ordinanza di estinzione del processo emessa da una Corte d’Appello perché priva della firma del giudice relatore. Secondo la Suprema Corte, un provvedimento che, pur avendo forma di ordinanza, decide in via definitiva sul processo ha natura sostanziale di sentenza. La mancanza della sottoscrizione del relatore, richiesta dall’art. 132 c.p.c., costituisce una nullità insanabile, rilevabile d’ufficio, che comporta la cassazione del provvedimento con rinvio al giudice precedente. Questa decisione sottolinea l’importanza dei requisiti formali per la validità degli atti giudiziari.

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Pubblicato il 27 novembre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Nullità Provvedimento Giudiziario: L’Importanza della Doppia Firma

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un’importante lezione sulla sacralità delle forme nel processo civile. Un provvedimento, anche se corretto nella sostanza, può essere travolto da un vizio formale apparentemente minore, come una firma mancante. La vicenda analizzata evidenzia un caso di nullità del provvedimento giudiziario per un difetto di sottoscrizione, portando all’annullamento di una decisione e alla necessità di ricominciare da capo.

Il Caso: Un Processo d’Appello Dichiarato Estinto

La controversia nasce da un giudizio d’appello promosso da un istituto di credito contro un proprio cliente, per la riforma di una sentenza di primo grado relativa alla rideterminazione del saldo di due conti correnti. Durante il processo, la parte appellata (il cliente) decedeva prima ancora di costituirsi in giudizio.

Questo evento ha causato l’interruzione automatica del processo. Secondo la Corte d’Appello, la banca appellante, venuta a conoscenza del decesso tramite una comunicazione PEC, non aveva riassunto il giudizio nei confronti degli eredi entro il termine perentorio di tre mesi. Di conseguenza, con un’ordinanza, i giudici di secondo grado hanno dichiarato l’estinzione del processo.

La Nullità del Provvedimento Giudiziario e il Ricorso in Cassazione

L’istituto di credito ha impugnato l’ordinanza di estinzione dinanzi alla Corte di Cassazione, sollevando diverse censure. Tuttavia, la Suprema Corte ha focalizzato la sua attenzione su un aspetto preliminare e decisivo, rilevato d’ufficio: un vizio formale dell’ordinanza stessa.

Il provvedimento impugnato, pur essendo stato emesso da un collegio di giudici, recava unicamente la firma del Presidente, mentre mancava quella del Consigliere relatore. Questo dettaglio, tutt’altro che trascurabile, ha innescato una questione di nullità del provvedimento giudiziario che ha assorbito ogni altra doglianza.

Le Motivazioni della Cassazione: La Mancanza di una Firma Essenziale

La Corte di Cassazione ha chiarito un principio fondamentale: per stabilire la natura di un provvedimento giudiziario, non bisogna fermarsi alla sua forma esteriore (in questo caso, ‘ordinanza’), ma occorre valutarne il contenuto sostanziale e l’effetto giuridico che produce. Un provvedimento che, come in questo caso, dichiara l’estinzione del processo, chiude definitivamente il giudizio e decide sui presupposti processuali. Pertanto, ha natura sostanziale di sentenza.

In quanto tale, deve rispettare i requisiti di forma e contenuto prescritti dall’articolo 132 del codice di procedura civile, tra i quali spicca la sottoscrizione del presidente e del giudice estensore (o relatore). La mancanza di una di queste firme non è una mera irregolarità, ma un vizio che dà luogo a una nullità insanabile, definita anche come ‘inesistenza giuridica’, ai sensi dell’art. 161, secondo comma, c.p.c.

La Corte ha ribadito l’orientamento prevalente secondo cui un’ordinanza di estinzione, se priva della firma del relatore, è da considerarsi come una sentenza affetta da nullità insanabile. Questo vizio è così grave da poter essere rilevato in ogni stato e grado del giudizio, anche d’ufficio dalla stessa Cassazione. Non rileva che la parte possa avere altri rimedi (come l’opposizione all’esecuzione), poiché sussiste comunque l’interesse a rimuovere un provvedimento radicalmente nullo dall’ordinamento giuridico.

Le Conclusioni: Rinvio e Principio di Diritto

In conclusione, la Corte di Cassazione ha cassato l’ordinanza impugnata non per i motivi sollevati dalla banca, ma per la sua insanabile nullità formale. Ha quindi disposto il rinvio della causa alla stessa Corte d’Appello, che dovrà pronunciarsi nuovamente, ma in diversa composizione collegiale.

Questa decisione riafferma che il rispetto delle forme processuali non è un vuoto formalismo, ma una garanzia fondamentale per la validità e l’efficacia delle decisioni giudiziarie. La doppia sottoscrizione nei provvedimenti collegiali assicura che la decisione sia il frutto di una deliberazione congiunta e non l’atto di un singolo magistrato, tutelando così i diritti delle parti e la certezza del diritto.

Un’ordinanza che dichiara estinto un processo è valida se firmata solo dal presidente del collegio?
No. Secondo la Corte di Cassazione, un provvedimento del genere ha natura sostanziale di sentenza e, se manca la firma del giudice relatore richiesta dall’art. 132 cod. proc. civ., è affetto da nullità insanabile.

Qual è la conseguenza della mancanza della firma del giudice relatore in un provvedimento collegiale decisorio?
La conseguenza è la nullità insanabile del provvedimento, equiparabile a una sua ‘inesistenza giuridica’. Questo vizio è talmente grave da poter essere rilevato d’ufficio in ogni stato e grado del procedimento, compresa la sede di legittimità.

Cosa accade dopo che la Cassazione dichiara la nullità di un’ordinanza per un vizio di forma?
La Corte di Cassazione cassa, cioè annulla, il provvedimento impugnato e dispone un ‘rinvio restitutorio’. La causa viene quindi rimandata allo stesso giudice che ha emesso l’atto nullo (in questo caso la Corte d’Appello), che dovrà decidere nuovamente sulla questione in una diversa composizione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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