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Nullità fideiussione ABI: tardiva la prova in appello

La Corte di Cassazione ha stabilito che la documentazione comprovante la nullità di una fideiussione, basata sullo schema ABI e sulla normativa antitrust, non può essere presentata per la prima volta in appello. La Corte ha accolto il ricorso incidentale della società creditrice, affermando che l’eccezione di nullità, pur rilevabile d’ufficio, deve fondarsi su fatti e prove già introdotti nel giudizio di primo grado. La tardiva produzione documentale rende la prova inammissibile e, di conseguenza, la domanda di nullità deve essere respinta per mancanza di prova.

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Pubblicato il 27 dicembre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Nullità Fideiussione ABI: La Cassazione Sancisce l’Inammissibilità delle Prove Tardive in Appello

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale nelle controversie bancarie: la nullità fideiussione ABI per violazione della normativa antitrust. La decisione chiarisce in modo definitivo i limiti temporali per la produzione delle prove a sostegno di tale eccezione, sottolineando l’importanza della diligenza processuale fin dal primo grado di giudizio. La Corte ha stabilito che i documenti essenziali per dimostrare la nullità, se non presentati tempestivamente, non possono essere ammessi per la prima volta in appello.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine dall’opposizione a un decreto ingiuntivo presentata da due garanti (fideiussori) di una società. Il Tribunale di primo grado rigettava l’opposizione, confermando l’obbligo di pagamento. I garanti proponevano appello, introducendo per la prima volta, alla prima udienza, l’eccezione di nullità dei contratti di fideiussione. Essi sostenevano che i contratti fossero stati redatti secondo uno schema predisposto dall’Associazione Bancaria Italiana (ABI), censurato dalla Banca d’Italia con un provvedimento del 2005 per violazione della normativa sulla concorrenza.

A supporto di questa nuova eccezione, i garanti producevano in appello sia il provvedimento della Banca d’Italia sia altri atti pertinenti. La Corte d’appello, pur ritenendo ammissibile l’eccezione, la rigettava nel merito, affermando che i garanti non avevano fornito la prova del danno subito né del carattere uniforme dell’applicazione di tali clausole da parte della banca.

Contro questa decisione, sia i garanti (ricorso principale) che la società creditrice (ricorso incidentale) si rivolgevano alla Corte di Cassazione. La società creditrice, in particolare, contestava l’ammissibilità stessa della produzione documentale in appello, ritenendola tardiva.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla Nullità Fideiussione ABI

La Corte di Cassazione, esaminando in via prioritaria il ricorso incidentale della creditrice, lo ha accolto, ribaltando la decisione della Corte d’appello. Il punto centrale della pronuncia è il rigido rispetto delle preclusioni processuali in materia di prove.

La Suprema Corte ha affermato che la Corte d’appello ha errato nel considerare ammissibile la produzione documentale effettuata per la prima volta in secondo grado. Sebbene l’eccezione di nullità di un contratto sia rilevabile d’ufficio in ogni stato e grado del processo, tale potere del giudice incontra un limite invalicabile: deve basarsi sui fatti e sulle prove già ritualmente acquisiti agli atti del processo.

Nel caso specifico, l’eccezione di nullità fideiussione ABI si fondava su circostanze di fatto precise: la conformità del contratto di garanzia allo schema ABI e l’esistenza stessa del provvedimento sanzionatorio della Banca d’Italia. Questi elementi fattuali e documentali avrebbero dovuto essere introdotti e provati nel giudizio di primo grado.

Le Motivazioni della Sentenza

### Il Principio della Rilevabilità d’Ufficio della Nullità e i Suoi Limiti

La Cassazione ha richiamato i principi espressi dalle Sezioni Unite (sent. n. 26242/2014), secondo cui il potere del giudice di rilevare d’ufficio una nullità non può trasformarsi in uno strumento per consentire alle parti di aggirare le preclusioni processuali. Il giudice può valutare la nullità sulla base del materiale probatorio già presente nel fascicolo, ma non può disporre nuove indagini o ammettere prove tardive per accertare i fatti costitutivi della nullità stessa. L’allegazione tardiva di questi fatti e documenti in appello viola il principio del contraddittorio e le regole sulla tempistica processuale.

### Il Divieto di Nuove Prove in Appello (Art. 345 c.p.c.)

La Corte ha sottolineato che la produzione del provvedimento della Banca d’Italia e degli altri documenti in appello costituisce una violazione dell’art. 345 del codice di procedura civile, che vieta la produzione di nuovi documenti in secondo grado, salvo che la parte dimostri di non aver potuto produrli prima per causa a essa non imputabile. Tale dimostrazione, nel caso in esame, non era stata fornita.

### L’Esclusione del “Fatto Notorio” e del Principio “Iura Novit Curia”

I giudici di legittimità hanno anche smontato le possibili controargomentazioni. Il provvedimento della Banca d’Italia non può essere considerato un “fatto notorio” (un fatto così universalmente conosciuto da non richiedere prova), poiché la nozione di notorietà deve essere interpretata in modo rigoroso e non si estende ad acquisizioni tecniche o a provvedimenti amministrativi specifici. Allo stesso modo, non rientra nel principio “iura novit curia” (“il giudice conosce le leggi”), poiché i provvedimenti delle Autorità indipendenti non sono fonti del diritto, ma atti amministrativi che devono essere provati in giudizio dalla parte che li invoca.

Conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un importante monito sulla necessità di una strategia processuale completa e tempestiva. Chi intende far valere la nullità fideiussione ABI deve allegare i fatti e produrre tutti i documenti necessari (in primis, il provvedimento della Banca d’Italia n. 55/2005) già nel primo grado di giudizio. Confidare nella possibilità di introdurre tali elementi in appello è una strategia rischiosa e, come dimostra questa decisione, destinata al fallimento. La fondatezza del ricorso incidentale ha portato all’assorbimento di gran parte dei motivi del ricorso principale dei garanti e alla cassazione della sentenza d’appello, con rinvio per un nuovo esame che dovrà tenere conto dell’inammissibilità delle prove tardivamente prodotte.

È possibile produrre per la prima volta in appello i documenti che provano la nullità di una fideiussione per violazione della normativa antitrust?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la produzione di nuovi documenti in appello è inammissibile, ai sensi dell’art. 345 cod. proc. civ., salvo che la parte dimostri di non aver potuto produrli prima per causa a essa non imputabile. I fatti e i documenti a fondamento dell’eccezione di nullità devono essere introdotti nel giudizio di primo grado.

Il provvedimento della Banca d’Italia che censura lo schema fideiussorio ABI è un “fatto notorio” che non necessita di prova?
No. Secondo la Corte, il provvedimento di un’autorità amministrativa indipendente, come la Banca d’Italia, non rientra nella categoria del fatto notorio. Esso deve essere specificamente allegato e provato dalla parte che intende avvalersene, attraverso la produzione documentale in giudizio.

Un giudice d’appello può rilevare d’ufficio la nullità di un contratto se i fatti a suo fondamento non sono stati allegati in primo grado?
No. Il potere del giudice di rilevare d’ufficio la nullità è circoscritto alla valutazione “in iure” (in diritto) dei fatti già ritualmente allegati e provati dalle parti nel corso del giudizio di primo grado. Il giudice non può procedere ad accertamenti fattuali non basati su prove tempestivamente introdotte nel processo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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