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Nullità fideiussione ABI: onere della prova in appello

La Corte di Cassazione ha esaminato un caso di nullità di fideiussione basata sullo schema ABI anti-concorrenziale. L’ordinanza chiarisce che, sebbene l’eccezione di nullità possa essere sollevata per la prima volta in appello, spetta alla parte che la solleva l’onere di fornire una prova specifica e tempestiva dei fatti costitutivi. La Corte ha rigettato il ricorso di due garanti, confermando la decisione d’appello che aveva respinto l’eccezione per genericità e assenza di prove, sottolineando che il provvedimento della Banca d’Italia è un atto amministrativo e non una legge che il giudice deve conoscere d’ufficio.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Nullità fideiussione ABI: l’onere della prova in appello

L’eccezione di nullità fideiussione ABI per violazione della normativa antitrust è un tema ricorrente nelle aule di tribunale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa chiarezza su un aspetto procedurale cruciale: quali sono gli oneri per chi solleva tale questione per la prima volta nel giudizio di appello? La decisione sottolinea che, sebbene l’eccezione sia ammissibile, non può essere generica ma deve essere supportata da precise allegazioni e prove documentali, il cui onere ricade interamente sulla parte che la propone.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da una sentenza di primo grado con cui due persone, in qualità di garanti (fideiussori) per una società, venivano condannate al pagamento di una somma cospicua in favore di un istituto di credito. In seguito, un’altra società, quale procuratrice speciale della banca, promuoveva appello. Nel giudizio di secondo grado, i garanti si costituivano e, solo in sede di precisazione delle conclusioni, sollevavano per la prima volta la questione della nullità parziale della fideiussione.

Sostenevano che il contratto di garanzia riproduceva lo schema negoziale predisposto dall’Associazione Bancaria Italiana (ABI), già oggetto di un provvedimento della Banca d’Italia del 2005 che ne aveva accertato il contrasto con la normativa a tutela della concorrenza.

La Corte d’Appello, pur riconoscendo che la nullità è rilevabile d’ufficio in ogni stato e grado del processo, rigettava l’eccezione definendola “generica e priva di idonei elementi di prova”. Contro questa decisione, i garanti proponevano ricorso per Cassazione.

La Questione della Nullità Fideiussione ABI in Appello

Il cuore della controversia verteva sulla correttezza della decisione della Corte d’Appello. I ricorrenti lamentavano che i giudici di secondo grado avessero errato nel disattendere la loro eccezione, pur avendola ritenuta ammissibile in astratto. Secondo la loro tesi, la Corte avrebbe dovuto procedere d’ufficio alla verifica della nullità, senza pretendere una specifica allegazione documentale.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando la decisione d’appello e fornendo un’analisi dettagliata dei principi procedurali che governano la materia.

Tempistica e Onere della Prova

La Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: sebbene un’eccezione di nullità contrattuale possa essere proposta per la prima volta in appello, ciò non esonera la parte dall’onere di allegare e provare i fatti specifici su cui si fonda. Il potere del giudice di rilevare d’ufficio la nullità è circoscritto alla valutazione in iure dei fatti già presenti nel fascicolo di causa. Non è consentito al giudice, in appello, procedere a nuovi accertamenti fattuali per sopperire alle carenze allegatorie e probatorie della parte.

Nel caso specifico, i garanti avrebbero dovuto, già in primo grado, allegare e provare circostanze cruciali come:
1. Il contenuto esatto delle clausole contestate.
2. La loro perfetta corrispondenza con quelle dello schema ABI sanzionato.
3. La riferibilità del provvedimento della Banca d’Italia del 2005 (che copriva il periodo 2002-2005) a un contratto stipulato nel 2011, dimostrando la persistenza dell’intesa anticoncorrenziale.

Avendo sollevato la questione solo in appello, in modo generico e senza prove, i garanti hanno violato le preclusioni processuali.

Il Provvedimento della Banca d’Italia non è Legge

Un punto decisivo della motivazione riguarda la natura giuridica del provvedimento n. 55 del 2005 della Banca d’Italia. La Corte ha chiarito che tale atto non ha natura normativa, ma è un provvedimento amministrativo a carattere sanzionatorio.

Di conseguenza, non si applica il principio iura novit curia (‘il giudice conosce le leggi’). Il provvedimento deve essere trattato come un documento probatorio, che la parte interessata ha l’onere di produrre in giudizio. Non è sufficiente che sia consultabile online o richiamato in altre sentenze perché il giudice possa tenerne conto d’ufficio.

I Limiti alla Produzione di Nuovi Documenti in Appello

Infine, la Corte ha sottolineato la severità dell’art. 345 del codice di procedura civile, che vieta la produzione di nuovi mezzi di prova e documenti in appello. L’unica eccezione è la dimostrazione da parte dell’appellante di non aver potuto produrli nel giudizio di primo grado per causa a lui non imputabile. Nel caso di specie, i garanti non hanno fornito alcuna giustificazione per la tardiva produzione del provvedimento della Banca d’Italia e degli altri elementi necessari.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione offre un importante monito: sollevare l’eccezione di nullità fideiussione ABI in appello è una strategia processuale ad alto rischio se non supportata da una solida e tempestiva base fattuale e probatoria. Il principio della rilevabilità d’ufficio della nullità non può essere usato per sanare le negligenze difensive del primo grado. La parte che intende far valere la nullità ha il preciso onere di allegare tutti i fatti costitutivi della sua pretesa e di fornire le prove documentali necessarie, rispettando le rigide preclusioni del processo civile.

È possibile eccepire la nullità di una fideiussione per la prima volta in appello?
Sì, è possibile perché la nullità è rilevabile in ogni stato e grado del processo. Tuttavia, la parte che solleva l’eccezione deve aver già introdotto nel processo, in modo tempestivo, tutti i fatti necessari a sostenerla. Non è possibile introdurre nuovi fatti o chiedere nuovi accertamenti in appello per fondare l’eccezione.

Chi deve provare che una fideiussione è nulla perché ricalca lo schema ABI anticoncorrenziale?
L’onere della prova grava interamente sulla parte che eccepisce la nullità. Questa deve dimostrare, attraverso documenti e allegazioni specifiche, che le clausole del contratto sono identiche a quelle sanzionate, che il contratto rientra nel periodo di vigenza dell’intesa illecita e che sussistono tutti gli altri elementi fattuali a fondamento della nullità.

Il giudice è tenuto a conoscere e applicare d’ufficio il provvedimento della Banca d’Italia che ha sanzionato lo schema ABI?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il provvedimento della Banca d’Italia (n. 55 del 2005) è un atto amministrativo e non una norma di legge. Pertanto, non opera il principio iura novit curia (il giudice conosce le leggi). Esso costituisce un documento probatorio che la parte interessata deve produrre in giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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