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Nullità fideiussione ABI: la prova spetta all’attore

La Corte d’Appello di Napoli ha rigettato il ricorso di un fideiussore che chiedeva la nullità della propria garanzia, sostenendo che fosse conforme a uno schema ABI anticoncorrenziale. La Corte ha stabilito che, per i contratti stipulati dopo il provvedimento della Banca d’Italia del 2005, spetta al fideiussore l’onere di provare la persistenza di un’intesa illecita tra le banche al momento della stipula. In assenza di tale prova, la richiesta di nullità fideiussione ABI non può essere accolta e la garanzia resta valida.

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Pubblicato il 16 dicembre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Nullità Fideiussione ABI: La Prova dell’Intesa Illecita Ricade sul Garante

Una recente sentenza della Corte d’Appello di Napoli affronta un tema cruciale nel diritto bancario: la nullità fideiussione ABI per violazione della normativa antitrust. La decisione chiarisce in modo netto che, per le garanzie stipulate dopo il noto provvedimento della Banca d’Italia del 2005, l’onere di dimostrare la persistenza di un’intesa anticoncorrenziale ricade interamente su chi invoca la nullità, ovvero il fideiussore. Analizziamo i dettagli di questa importante pronuncia.

I Fatti di Causa: Un Debito Bancario e una Garanzia Contestata

La vicenda ha origine da un decreto ingiuntivo emesso da un istituto di credito nei confronti di una società e del suo fideiussore per il recupero di una somma considerevole, derivante da un saldo passivo di conto corrente e da un mutuo chirografario. Entrambi i soggetti ingiunti si opponevano al decreto. La società debitrice contestava l’applicazione di interessi e commissioni ultralegali e la capitalizzazione trimestrale. Il fideiussore, dal canto suo, eccepiva la nullità del proprio impegno di garanzia.
Il Tribunale di primo grado accoglieva parzialmente le doglianze, rideterminando il debito complessivo ma confermando la validità della garanzia. Insoddisfatti, sia la società che il fideiussore proponevano appello.

L’Appello e la Questione della Nullità Fideiussione ABI

Il fulcro del gravame del fideiussore ruotava attorno alla tesi della nullità fideiussione ABI. Egli sosteneva che il contratto di garanzia, stipulato nel 2008, riproduceva fedelmente lo schema standardizzato dall’Associazione Bancaria Italiana, le cui clausole (artt. 2, 6 e 8) erano state giudicate frutto di un’intesa restrittiva della concorrenza dalla Banca d’Italia con il provvedimento n. 55 del 2 maggio 2005. Secondo l’appellante, questa conformità avrebbe dovuto comportare la nullità dell’intera fideiussione.
Parallelamente, la società debitrice appellava la sentenza per motivi legati al ricalcolo del debito, ma il suo appello è stato ritenuto inammissibile dalla Corte per la sua genericità.

Le Motivazioni della Corte d’Appello

La Corte d’Appello ha respinto l’impugnazione del fideiussore, fornendo motivazioni chiare e in linea con l’orientamento consolidato della Cassazione.

L’Onere della Prova Post-2005

Il punto centrale della decisione riguarda l’onere probatorio. I giudici hanno sottolineato una distinzione temporale fondamentale: il provvedimento della Banca d’Italia del 2005 ha accertato un’intesa illecita per il periodo ottobre 2002 – maggio 2005. Per i contratti di fideiussione stipulati successivamente a tale periodo, come quello in esame (2008), non è più sufficiente allegare la mera conformità del testo allo schema ABI.
L’attore, ovvero il fideiussore, è onerato della “allegazione e prova dell’esistenza, all’epoca della stipula della fideiussione, di una intesa illecita fra banche per l’applicazione uniforme” delle clausole contestate. In altre parole, il fideiussore avrebbe dovuto dimostrare che, anche dopo il 2005, le banche continuavano ad applicare in modo coordinato e sistematico quello schema contrattuale in violazione della concorrenza. Nel caso di specie, tale prova non è stata minimamente fornita.

Nullità Parziale e non Totale

La Corte ha inoltre precisato, richiamando una sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione (n. 41994/21), che anche qualora fosse stata provata l’intesa, la sanzione sarebbe stata la nullità parziale, limitata cioè alle singole clausole anticoncorrenziali (artt. 2, 6 e 8). La nullità non si estende all’intero contratto, a meno che la parte interessata non dimostri che quelle clausole fossero essenziali e determinanti per la sua volontà di stipulare l’accordo (art. 1419 c.c.). Il fideiussore non ha fornito alcuna prova in tal senso; anzi, è logico presumere che l’eliminazione di clausole a lui sfavorevoli non lo avrebbe indotto a non prestare la garanzia.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte d’Appello di Napoli ha rigettato entrambi gli appelli, confermando integralmente la sentenza di primo grado. La decisione ribadisce un principio fondamentale: invocare la nullità fideiussione ABI non è un automatismo. Per i contratti successivi al maggio 2005, il fideiussore che vuole liberarsi dal proprio obbligo deve sostenere un onere probatorio rigoroso, dimostrando con elementi concreti che l’intesa restrittiva della concorrenza tra banche era ancora operante al momento della firma. In assenza di tale prova, la garanzia rimane valida ed efficace, seppur potenzialmente depurata dalle singole clausole illecite, qualora ne fosse dimostrata la nullità.

Perché la Corte ha rigettato l’appello sulla nullità della fideiussione?
La Corte ha rigettato l’appello perché il fideiussore non ha adempiuto al proprio onere della prova. Essendo il contratto stato stipulato nel 2008, dopo il provvedimento della Banca d’Italia del 2005, egli avrebbe dovuto dimostrare che l’intesa anticoncorrenziale tra le banche per l’applicazione uniforme dello schema ABI era ancora in essere al momento della firma, ma non ha fornito alcuna prova a riguardo.

Chi deve provare l’esistenza di un’intesa anticoncorrenziale per i contratti di fideiussione stipulati dopo il 2005?
L’onere della prova grava interamente sul fideiussore (l’attore) che deduce la nullità. Non è sufficiente affermare che il contratto è conforme allo schema ABI, ma è necessario provare che tale conformità è il risultato di un’intesa illecita ancora esistente al momento della stipula del contratto.

La conformità di una fideiussione allo schema ABI la rende automaticamente nulla per intero?
No. Secondo la giurisprudenza consolidata richiamata dalla Corte, anche se si provasse l’illiceità delle clausole, si tratterebbe di una nullità parziale, limitata alle sole clausole che riproducono l’intesa vietata. La nullità totale dell’intero contratto è un’eccezione e si verifica solo se la parte interessata dimostra che non avrebbe concluso il contratto senza quelle clausole specifiche.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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