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Nullità fideiussione ABI: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 7329/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di alcuni fideiussori che contestavano la validità di una garanzia bancaria. I ricorrenti lamentavano la nullità della fideiussione per conformità a uno schema ABI anti-concorrenziale e l’inefficacia probatoria dell’estratto conto. La Corte ha ribadito il principio della nullità parziale per tali fideiussioni e confermato che l’estratto conto ha piena efficacia probatoria anche verso il garante se non contestato dal debitore principale. Il ricorso è stato respinto per difetto di autosufficienza e perché contrario a principi giurisprudenziali consolidati.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Nullità Fideiussione ABI: La Cassazione e la Prova del Credito

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta due temi di grande attualità nel diritto bancario: la nullità fideiussione per violazione della normativa antitrust e l’efficacia probatoria dell’estratto conto nei confronti del garante. La decisione chiarisce importanti principi procedurali e di merito, offrendo spunti fondamentali per la tutela dei diritti sia dei garanti sia degli istituti di credito. Analizziamo nel dettaglio la pronuncia per comprendere le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso: Dal Decreto Ingiuntivo alla Cassazione

La vicenda trae origine da un decreto ingiuntivo emesso nei confronti di alcuni fideiussori per un debito di una società. I garanti si sono opposti al decreto, sollevando due questioni principali: in primo luogo, l’incompetenza territoriale del tribunale adito; in secondo luogo, la nullità fideiussione in quanto conforme allo schema ABI (Associazione Bancaria Italiana) giudicato anti-concorrenziale, oltre a contestare la prova del credito basata su estratti conto ritenuti insufficienti.

Il percorso giudiziario è stato complesso. Dopo una prima fase in cui il Tribunale di Asti aveva rigettato l’opposizione, la Corte d’Appello di Firenze, in un primo momento, aveva dichiarato l’incompetenza a favore del Tribunale di Siena. Riassunto il giudizio, i fideiussori sono stati nuovamente condannati. A seguito di un ulteriore appello, la Corte fiorentina ha confermato la decisione, rigettando le doglianze dei garanti. Contro quest’ultima sentenza, i fideiussori hanno proposto ricorso in Cassazione.

Primo Motivo di Ricorso: La Questione sulla Nullità Fideiussione

Il primo motivo di ricorso si concentrava sulla mancata dichiarazione di nullità dei contratti di fideiussione. I ricorrenti sostenevano che, essendo i contratti conformi a uno schema contrattuale ABI censurato dalla Banca d’Italia per violazione della normativa sulla concorrenza, dovessero essere considerati interamente nulli.

Il Principio di Autosufficienza del Ricorso

La Corte di Cassazione ha dichiarato questo motivo inammissibile per un vizio procedurale fondamentale: il difetto di autosufficienza. I ricorrenti, infatti, non avevano riportato nel loro atto il testo specifico delle clausole contestate. Questo ha impedito alla Corte di valutare concretamente la censura, poiché il giudice di legittimità deve essere messo in condizione di decidere sulla base del solo ricorso, senza dover cercare atti nei fascicoli precedenti.

La Nullità Parziale secondo le Sezioni Unite

Anche nel merito, la Corte ha ritenuto il motivo infondato. Richiamando l’importante sentenza delle Sezioni Unite (n. 41994/2021), ha ribadito che la conformità a intese anti-concorrenziali non comporta la nullità dell’intero contratto, ma solo una nullità parziale. Vengono colpite unicamente le clausole che riproducono lo schema vietato, mentre il resto del contratto di fideiussione rimane valido. La nullità totale può essere dichiarata solo se la parte interessata prova che non avrebbe concluso il contratto senza quelle specifiche clausole, una prova che nel caso di specie non è stata fornita.

Secondo Motivo: L’Efficacia Probatoria dell’Estratto Conto

Con il secondo motivo, i ricorrenti lamentavano l’errore della Corte d’Appello nel ritenere l’estratto conto bancario prova sufficiente del credito anche nei confronti del fideiussore. Sostenevano che, se il debitore principale non contesta l’estratto conto, il garante non dovrebbe essere privato del diritto di farlo.

La Cassazione ha giudicato anche questo motivo inammissibile, in quanto la decisione impugnata era conforme a un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato. Secondo la Corte, l’estratto conto ha efficacia probatoria fino a prova contraria non solo nei confronti del correntista, ma anche del suo fideiussore. Di conseguenza, se il debitore principale decade dal diritto di impugnare gli estratti conto (ai sensi dell’art. 1832 c.c.), tale preclusione si estende anche al garante, il quale non può più sollevare contestazioni sulla definitività di quelle risultanze contabili.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

Le motivazioni della Suprema Corte si fondano su due pilastri. Sul tema della nullità fideiussione, la Corte applica rigorosamente il principio di conservazione del contratto (espresso dall’art. 1419 c.c.), preferendo la sanzione della nullità parziale per non travolgere l’intero assetto di interessi voluto dalle parti. La nullità totale rimane un’eccezione che richiede una prova rigorosa a carico di chi la invoca. Dal punto di vista processuale, viene sottolineata l’importanza del principio di autosufficienza come requisito imprescindibile per l’ammissibilità del ricorso in Cassazione.

Sul secondo punto, relativo all’estratto conto, la decisione si allinea a un indirizzo stabile che vede la posizione del fideiussore come accessoria a quella del debitore principale. L’inerzia del debitore nel contestare le comunicazioni della banca produce effetti che si riverberano inevitabilmente sulla posizione del garante, cristallizzando l’ammontare del debito.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame consolida principi cruciali per chi opera nel settore bancario e per i garanti. In primo luogo, conferma che la via per contestare una fideiussione “a valle” di intese anti-concorrenziali non è quella della nullità totale, ma della nullità parziale delle sole clausole viziate. In secondo luogo, ribadisce che il fideiussore non può rimanere inerte sperando di sollevare contestazioni sul debito in un secondo momento, se il debitore principale non le ha sollevate per tempo. La decisione evidenzia, infine, l’importanza di una redazione tecnicamente impeccabile degli atti processuali, la cui mancanza può portare all’inammissibilità del ricorso, precludendo l’esame del merito della questione.

Una fideiussione basata su uno schema ABI dichiarato anti-concorrenziale è completamente nulla?
No, la Corte di Cassazione ha ribadito che in questi casi si applica il principio della nullità parziale. Sono nulle solo le specifiche clausole che violano la normativa sulla concorrenza, mentre il resto del contratto di fideiussione rimane valido, a meno che la parte interessata non dimostri che non avrebbe concluso il contratto senza quelle clausole.

Il garante (fideiussore) può contestare il debito se il debitore principale non ha impugnato gli estratti conto?
No. Secondo la giurisprudenza consolidata, se il debitore principale è decaduto dal diritto di impugnare gli estratti conto, non avendoli contestati nei termini di legge, anche il fideiussore perde la possibilità di sollevare contestazioni sulla loro definitività e sull’ammontare del debito che ne risulta.

Per quali ragioni principali il ricorso per la nullità della fideiussione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per due motivi fondamentali: in primo luogo, per difetto di autosufficienza, poiché i ricorrenti non hanno trascritto nel loro atto le clausole specifiche che ritenevano nulle, impedendo alla Corte di valutarle. In secondo luogo, perché la sentenza impugnata era conforme a principi di diritto già consolidati dalla stessa Corte di Cassazione, rendendo il motivo di ricorso inammissibile ai sensi dell’art. 360 bis c.p.c.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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