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Nullità della CTU: quando si sana il vizio?

Una società venditrice di tessuti ricorre in Cassazione contro la risoluzione di un contratto per merce non conforme, lamentando la nullità della CTU. La Corte Suprema rigetta il ricorso, specificando che la nullità della CTU è relativa e si considera sanata se non viene formalmente eccepita nella prima difesa utile dopo il deposito della perizia. Una semplice richiesta di rinnovazione delle indagini non equivale a sollevare l’eccezione.

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Nullità della CTU: La Cassazione Spiega Quando e Come Va Eccepita

Nel processo civile, la Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU) è uno strumento fondamentale per il giudice. Tuttavia, la sua gestione procedurale è altrettanto cruciale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito i rigorosi termini per contestare la nullità della CTU, distinguendola nettamente dalla semplice richiesta di rinnovazione. Il caso, nato da una controversia su una fornitura di tessuto non conforme, offre spunti essenziali sulla corretta prassi processuale che ogni avvocato deve seguire per non incorrere in decadenze.

I Fatti di Causa: La Fornitura Non Conforme

La vicenda trae origine da un contratto di compravendita di tessuto. L’azienda acquirente si opponeva al decreto ingiuntivo richiesto dalla società fornitrice per il pagamento del prezzo, lamentando che la merce consegnata non fosse conforme a quella ordinata. Il Tribunale accoglieva l’opposizione, dichiarava risolto il contratto e condannava la venditrice al risarcimento dei danni.

La decisione veniva confermata in secondo grado dalla Corte d’Appello, che pur rigettando la domanda di risarcimento, confermava la risoluzione del contratto. Entrambi i giudici di merito avevano fondato la loro decisione sulle conclusioni della CTU, la quale aveva accertato che il tessuto fornito non corrispondeva a quello presente nel catalogo campionario, in particolare per una differenza di colore non giustificabile.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La società venditrice proponeva ricorso in Cassazione basandosi su due motivi principali:
1. Violazione di norme processuali: Si lamentava che la Corte d’Appello avesse ignorato l’eccezione di nullità della CTU, ritenendola non riproposta in sede di precisazione delle conclusioni.
2. Violazione di norme sostanziali: Si contestava la risoluzione del contratto, sostenendo che i giudici non avessero accertato se il materiale fosse effettivamente inidoneo all’uso cui era destinato (la produzione di componenti per calzature).

L’Analisi della Corte sulla nullità della CTU

La Cassazione ha respinto il primo motivo, offrendo un’importante lezione sulla gestione delle eccezioni procedurali. La Corte ha ribadito un principio consolidato: la nullità della CTU ha carattere relativo. Questo significa che deve essere eccepita dalla parte interessata nella prima istanza o difesa successiva al deposito della relazione peritale. In caso contrario, il vizio si intende sanato.

Nel caso specifico, la società ricorrente, dopo il deposito della perizia, aveva presentato istanze di rinnovazione e sostituzione del consulente, ma non aveva formalmente sollevato l’eccezione di nullità nella prima udienza utile. Secondo la Suprema Corte, insistere per la rinnovazione delle indagini peritali è cosa ben diversa dal proporre un’eccezione formale di nullità dell’elaborato. Di conseguenza, la mancata proposizione dell’eccezione nei termini ha comportato la sanatoria di ogni eventuale vizio.

La Questione della Risoluzione del Contratto

Anche il secondo motivo di ricorso è stato giudicato inammissibile. La Corte ha evidenziato che la ricorrente, sotto la veste di una violazione di legge, tentava in realtà di ottenere un nuovo esame del merito della controversia, attività preclusa in sede di legittimità.

I giudici di merito avevano qualificato la non conformità del bene come un’ipotesi di aliud pro alio (consegna di una cosa per un’altra), sufficiente a giustificare la risoluzione del contratto ai sensi dell’art. 1453 c.c. Essendo le sentenze di primo e secondo grado conformi nella ricostruzione dei fatti (c.d. “doppia conforme”), ogni ulteriore indagine sul merito era preclusa.

Le Motivazioni

La decisione della Cassazione si fonda su principi procedurali cardine. Innanzitutto, viene riaffermata la natura relativa dei vizi della CTU, che impone alla parte diligente di sollevarli immediatamente per non perderne il diritto. La distinzione tra richiesta di rinnovazione e formale eccezione di nullità è un punto chiave: la prima contesta il merito delle conclusioni del perito, la seconda un vizio del procedimento che ha portato a tali conclusioni. La loro mancata distinzione può portare a una sanatoria involontaria del vizio. In secondo luogo, la Corte ribadisce il proprio ruolo di giudice di legittimità, che non può sostituirsi ai giudici di merito nella valutazione dei fatti, specialmente quando questi sono stati accertati in modo concorde nei due gradi di giudizio precedenti.

Le Conclusioni

Questa sentenza sottolinea l’importanza del rigore formale e della tempestività nell’agire processuale. Per gli operatori del diritto, il messaggio è chiaro: le eccezioni di nullità, in particolare quelle relative alla CTU, devono essere formulate in modo esplicito e nella prima occasione utile. Confondere un’eccezione procedurale con una critica di merito può avere conseguenze irrimediabili, sanando vizi che avrebbero potuto cambiare l’esito del giudizio. La diligenza processuale non è un mero formalismo, ma uno strumento essenziale per la tutela effettiva dei diritti.

Quando si deve eccepire la nullità di una CTU?
La nullità di una Consulenza Tecnica d’Ufficio, avendo carattere relativo, deve essere eccepita nella prima istanza o difesa successiva al deposito della relazione peritale. Se non viene sollevata tempestivamente, il vizio si considera sanato.

Chiedere il rinnovo della CTU è la stessa cosa che eccepirne la nullità?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che la richiesta di rinnovazione delle indagini peritali è diversa dalla proposizione di una formale eccezione di nullità. La prima contesta le conclusioni nel merito, la seconda un vizio del procedimento. Non sollevare formalmente l’eccezione di nullità, limitandosi a chiedere il rinnovo, non impedisce la sanatoria del vizio.

Perché i giudici hanno confermato la risoluzione del contratto?
I giudici di merito hanno ritenuto che la consegna di un tessuto con un colore diverso da quello previsto nel campionario costituisse un’ipotesi di ‘aliud pro alio’ (consegna di una cosa per un’altra), un inadempimento grave che giustifica la risoluzione del contratto. La Cassazione, non potendo riesaminare i fatti, ha confermato questa impostazione, ritenendola correttamente motivata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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