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Nullità delibera assembleare: quando è sanabile?

Due soci impugnavano per nullità delibere assembleari di aumento e riduzione del capitale, sostenendo che fossero basate su bilanci precedenti viziati. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che la potenziale nullità delibera assembleare era stata sanata da atti societari successivi (un nuovo bilancio e una nuova delibera) che avevano corretto le omissioni contabili, facendo così cessare gli effetti del vizio prima della pronuncia giudiziale.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Societario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Nullità Delibera Assembleare: La Cassazione Chiarisce i Limiti della Sanatoria

La questione della nullità delibera assembleare è un tema cruciale nel diritto societario, poiché tocca la validità delle decisioni fondamentali per la vita di un’azienda. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti su un aspetto specifico: la possibilità che un vizio originario venga ‘sanato’ da atti societari successivi, impedendone la declaratoria di nullità. Analizziamo il caso per comprendere i principi affermati dai giudici.

I Fatti di Causa

La vicenda vedeva contrapposti due soci di una S.r.l. e la società stessa, posta in liquidazione. I soci avevano impugnato due delibere assembleari: la prima, del marzo 2002, relativa a un aumento di capitale, e la seconda, dell’ottobre 2003, concernente una riduzione e contestuale ricostituzione del capitale sociale.

Il fulcro della contestazione risiedeva nel fatto che tali decisioni si fondavano sui bilanci degli esercizi 2000 e 2001, precedentemente dichiarati nulli. Il vizio contabile originario consisteva nell’omessa iscrizione a passivo di un ‘Fondo c/ aumento di capitale’ a fronte dell’iscrizione all’attivo dei ‘Crediti v/ soci per aumento di capitale’. Secondo i soci ricorrenti, questa irregolarità si propagava, per ‘nullità derivata’, alle delibere successive, rendendole invalide.

La Decisione e la Nullità Delibera Assembleare

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dei soci, confermando la decisione della Corte d’Appello che aveva ritenuto valide le delibere impugnate. Tuttavia, i giudici di legittimità hanno corretto la motivazione giuridica della sentenza di secondo grado, delineando un principio di diritto di notevole importanza pratica.

La Corte ha stabilito che l’invalidità di una delibera assembleare non può essere pronunciata se, al momento della decisione del giudice, l’effetto del vizio è già cessato per via di successive delibere validamente assunte dalla società.

Le Motivazioni della Decisione

Il ragionamento della Suprema Corte si articola su due pilastri fondamentali.

L’Effetto Sanante delle Delibere Successive

Il punto centrale della decisione è il concetto di ‘effetto sanante’. La Corte ha osservato che, sebbene la delibera del 2002 potesse essere viziata in origine, questo vizio era stato superato. Come? Attraverso l’approvazione del bilancio relativo all’esercizio 2002 e la successiva delibera del 2003. In questi atti successivi, le appostazioni contabili inizialmente omesse erano state correttamente inserite.

Di conseguenza, la situazione patrimoniale rappresentata al momento della seconda delibera (2003) era veritiera e corretta. Questo ha avuto un effetto sostitutivo e sanante rispetto al vizio iniziale. In pratica, la società ha autonomamente corretto il proprio operato, facendo venir meno la ragione stessa dell’invalidità. Non si può dichiarare nulla una delibera per un vizio i cui effetti pregiudizievoli sono già stati eliminati dalla stessa società.

L’Inammissibilità di Nuove Censure in Sede di Rinvio

Un altro motivo di ricorso, ritenuto inammissibile, riguardava un argomento sollevato tardivamente dai soci. Essi sostenevano che il bilancio 2002 contenesse riserve sufficienti ad assorbire le perdite, rendendo non necessaria la ricapitalizzazione decisa nel 2003. La Corte ha respinto questa doglianza, ribadendo un importante principio processuale: il potere del giudice di rilevare d’ufficio la nullità di un atto è circoscritto ai fatti ritualmente e tempestivamente introdotti nel giudizio dalle parti. Non è consentito introdurre nuove questioni di fatto in una fase avanzata del processo, come quella di rinvio, per fondare una pretesa di nullità.

Conclusioni

Questa ordinanza offre due lezioni fondamentali. La prima è che la vita di una società è dinamica: un errore può essere corretto. Se una nullità delibera assembleare deriva da un vizio che viene successivamente sanato da atti societari validi, il giudice non potrà più dichiararla. Questo principio favorisce la stabilità e la continuità dell’attività d’impresa, privilegiando la sostanza sulla forma quando la società stessa si è adoperata per rimediare ai propri errori. La seconda lezione è di natura processuale: le battaglie legali devono essere condotte presentando tutti i fatti e gli argomenti pertinenti fin dalle prime fasi del giudizio, poiché non è possibile introdurre nuove contestazioni in momenti successivi.

Una delibera assembleare basata su un bilancio nullo è sempre invalida?
Non necessariamente. Secondo la Corte, se l’effetto che determina l’invalidità cessa prima della pronuncia del giudice, ad esempio perché una delibera successiva o un bilancio approvato successivamente correggono l’errore, la nullità non può essere dichiarata.

È possibile introdurre nuovi motivi di nullità in una fase avanzata del processo, come il giudizio di rinvio?
No. La Corte ha stabilito che il potere del giudice di rilevare d’ufficio la nullità è limitato ai fatti ritualmente introdotti nel processo dalle parti. Non è possibile fondare una censura di nullità su fatti o questioni dedotte per la prima volta in fase di rinvio.

In questo caso, perché la mancata iscrizione di una riserva a fronte di un aumento di capitale non ha causato la nullità delle delibere?
Perché, secondo la ricostruzione del giudice di merito (basata su una consulenza tecnica), l’omissione non aveva determinato una rappresentazione falsa del patrimonio netto della società e, in ogni caso, l’errore contabile è stato corretto nel bilancio dell’esercizio successivo e nella delibera del 2003, sanando così il vizio originario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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