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Nullità CTU: quando va eccepita secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una società fornitrice di gas, condannata a risarcire un’azienda metalmeccanica per i danni derivanti da un ritardo nell’allacciamento alla rete del metano. Il punto centrale della decisione riguarda la nullità della CTU. La Corte ha stabilito che l’acquisizione di documenti da parte del consulente tecnico, che la parte attrice avrebbe dovuto produrre, costituisce una nullità relativa. Tale nullità deve essere eccepita nella prima difesa utile, altrimenti si considera sanata. Poiché la società ricorrente era rimasta contumace in primo grado, ha perso il diritto di sollevare la questione in appello, rendendo le risultanze della consulenza pienamente utilizzabili.

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Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

La Nullità della CTU e i Termini per Eccepirla: Una Guida Pratica

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre spunti fondamentali sulla nullità della CTU (Consulenza Tecnica d’Ufficio) e sui ristretti limiti temporali per contestarla. La decisione chiarisce che, se un consulente acquisisce documenti che una parte aveva l’onere di produrre, si configura una nullità relativa che deve essere eccepita immediatamente, pena la sua sanatoria. Questo principio assume particolare rilevanza nel caso di una parte contumace, come vedremo nell’analisi di questo caso.

I Fatti di Causa: Un Ritardo nella Fornitura di Gas

Una società metalmeccanica citava in giudizio una compagnia fornitrice di gas, lamentando un significativo ritardo nell’esecuzione dei lavori di allacciamento alla rete del metano, pattuiti contrattualmente. A causa di tale ritardo, l’azienda era stata costretta a continuare ad alimentare i propri impianti con il più costoso GPL (gas di petrolio liquefatto), subendo un notevole danno economico. Pertanto, chiedeva al Tribunale la condanna della compagnia del gas al risarcimento dei maggiori costi sostenuti.

La Decisione dei Giudici di Merito

In primo grado, il Tribunale accoglieva la domanda dell’azienda metalmeccanica, condannando la società fornitrice (rimasta contumace) al pagamento di una cospicua somma a titolo di risarcimento. La Corte d’Appello, successivamente adita dalla compagnia del gas, riformava parzialmente la sentenza, riducendo l’entità del risarcimento ma confermando la responsabilità della fornitrice per il ritardo. La quantificazione del danno era stata effettuata sulla base di una CTU che aveva calcolato i maggiori costi derivanti dall’uso del GPL.

L’Appello in Cassazione e la questione della Nullità CTU

La società fornitrice ricorreva in Cassazione, sollevando diverse censure. Le più importanti riguardavano:
1. La prova del danno: Si contestava che la Corte d’Appello avesse provato il danno basandosi su mere presunzioni (il fatto che un’azienda metalmeccanica consumi energia), senza prove documentali come le fatture di acquisto del GPL.
2. La nullità della CTU: Il motivo centrale del ricorso. La ricorrente lamentava che il consulente tecnico avesse acquisito e visionato le fatture relative al consumo di GPL, sostituendosi di fatto alla parte che aveva l’onere di produrle. Secondo la ricorrente, ciò avrebbe comportato una nullità assoluta della consulenza e, di conseguenza, della sentenza.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, fornendo chiarimenti cruciali in materia processuale.

Prova del Danno e Ragionamento Presuntivo

In primo luogo, la Corte ha ritenuto legittimo il ragionamento presuntivo dei giudici di merito. È logico presumere che un’impresa attiva nel settore della fonderia, in attesa dell’allaccio del metano, debba necessariamente ricorrere a un combustibile alternativo per non interrompere la produzione. La valutazione sulla gravità, precisione e concordanza delle presunzioni rientra nel potere discrezionale del giudice di merito e non è sindacabile in sede di legittimità.

La Sanatoria della Nullità CTU: Il Principio Decisivo

Il punto cardine della decisione riguarda la presunta nullità della CTU. La Corte, richiamando un fondamentale arresto delle Sezioni Unite (sent. n. 3086/2022), ha ribadito un principio fondamentale: l’acquisizione, da parte del CTU, di documenti che provano i fatti principali posti a fondamento della domanda (e che quindi era onere della parte produrre) non genera una nullità assoluta, bensì una nullità relativa.

Questo tipo di nullità, ai sensi dell’art. 157 c.p.c., deve essere eccepita dalla parte interessata nella prima istanza o difesa successiva all’atto viziato o alla sua conoscenza. In caso contrario, la nullità si considera sanata.

Nel caso specifico, la società fornitrice era rimasta contumace in primo grado. Non avendo mai contestato le attività del CTU durante lo svolgimento del giudizio di primo grado, aveva perso definitivamente il diritto di far valere tale nullità in appello. La sua passività processuale ha avuto l’effetto di sanare il vizio procedurale.

Inammissibilità degli Altri Motivi

Gli altri motivi di ricorso, relativi alla presunta omessa valutazione delle contestazioni mosse ai calcoli del CTU, sono stati dichiarati inammissibili. La Corte ha osservato che i giudici d’appello avevano in realtà esaminato e motivatamente respinto le critiche, e che un riesame del materiale probatorio non è consentito in sede di legittimità.

Le Conclusioni

Questa ordinanza riafferma l’importanza strategica della diligenza processuale. La distinzione tra nullità assoluta e relativa è cruciale: mentre la prima è insanabile e rilevabile d’ufficio, la seconda richiede una tempestiva reazione della parte interessata. Rimanere contumaci o non sollevare eccezioni procedurali al momento opportuno può comportare la sanatoria di vizi che, se contestati per tempo, avrebbero potuto cambiare l’esito del giudizio. La decisione serve da monito: la partecipazione attiva e attenta al processo, fin dalle sue prime fasi, è un onere imprescindibile per la tutela dei propri diritti.

Se il consulente tecnico del giudice (CTU) acquisisce documenti che una parte avrebbe dovuto produrre, la consulenza è nulla?
Sì, ma si tratta di una nullità relativa. Questo significa che il vizio può essere sanato se la parte interessata non lo contesta formalmente nella prima difesa o istanza successiva al momento in cui ne ha avuto conoscenza.

Cosa succede se una parte non eccepisce tempestivamente la nullità relativa della CTU?
Se la nullità non viene eccepita nei termini previsti dal codice di procedura civile, essa si considera sanata. L’atto, seppur viziato in origine, diventa pienamente valido ed efficace, e le sue risultanze possono essere utilizzate dal giudice per la decisione.

Una parte rimasta assente (contumace) in primo grado può contestare la nullità della CTU per la prima volta in appello?
No. Secondo la Corte, non avendo dedotto la nullità nel corso del giudizio di primo grado, la parte contumace perde la possibilità di farla valere come motivo di impugnazione in appello, poiché la sua inerzia ha prodotto l’effetto di sanare il vizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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