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Nullità Contratti Bancari: La Cassazione Chiarisce

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 33915/2024, ha stabilito che la violazione degli obblighi informativi da parte di una banca non comporta la nullità dei contratti bancari di investimento. Tale condotta genera una responsabilità per danni, ma non invalida il contratto. Il ricorso di un investitore in bond argentini è stato respinto, confermando che l’azione di risoluzione era prescritta e che il diritto al risarcimento spetta solo a chi ha un rapporto contrattuale diretto con l’istituto al momento dell’operazione.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Nullità Contratti Bancari: Quando la Violazione Informativa Non Invalida l’Investimento

La questione della nullità contratti bancari per violazione degli obblighi informativi da parte degli intermediari finanziari è un tema centrale nel contenzioso tra clienti e istituti di credito. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: la condotta negligente della banca non rende nullo il contratto, ma può fondare una richiesta di risarcimento del danno. Analizziamo questa importante decisione per capire le tutele a disposizione degli investitori.

I Fatti del Caso: L’Investimento in Titoli a Rischio

La vicenda trae origine dall’acquisto di obbligazioni argentine, effettuato da un’investitrice nel 1999. Anni dopo, questi titoli venivano trasferiti a un secondo soggetto. Successivamente, entrambi gli investitori citavano in giudizio la banca e la sua divisione di private banking, sostenendo che l’intermediario avesse violato i propri doveri di diligenza e informazione. Chiedevano, quindi, che gli ordini di acquisto fossero dichiarati nulli o, in subordine, che i contratti fossero risolti per inadempimento, con conseguente restituzione delle somme e risarcimento dei danni.

Mentre il Tribunale aveva parzialmente accolto la domanda risarcitoria della prima investitrice, la Corte d’Appello aveva riformato la decisione, respingendo tutte le istanze degli attori. Il caso è giunto così dinanzi alla Corte di Cassazione su ricorso di uno solo degli investitori.

La Decisione della Corte di Cassazione e la questione sulla nullità contratti bancari

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando la decisione d’appello e fornendo chiarimenti cruciali su tre aspetti principali: la nullità del contratto, la prescrizione dell’azione di risoluzione e la legittimazione a chiedere il risarcimento.

Violazione degli Obblighi Informativi: Responsabilità, non Nullità

Il punto centrale della decisione riguarda la conseguenza della violazione degli obblighi informativi. La Corte ha ribadito un orientamento consolidato, in particolare delle Sezioni Unite: la violazione di doveri di comportamento, come quelli di diligenza e corretta informazione, non rientra tra le cause di nullità del contratto. Queste regole di condotta sono distinte dalle regole di validità del contratto.

Di conseguenza, la mancata o scorretta informazione da parte della banca non provoca la nullità contratti bancari, ma costituisce un inadempimento che può dare diritto al cliente di chiedere il risarcimento del danno subito, a patto che ne dia prova.

La Prescrizione dell’Azione di Risoluzione

Un altro motivo di ricorso riguardava la prescrizione dell’azione di risoluzione contrattuale. Il ricorrente sosteneva che il termine dovesse essere sospeso. La Cassazione ha ritenuto il motivo inammissibile per mancanza di specificità, confermando che il termine di prescrizione decorre dai singoli atti di negoziazione (in questo caso, l’ordine di acquisto del 1999) e non da momenti successivi. La continua detenzione dei titoli in un dossier non è sufficiente a interrompere o sospendere tale termine.

La Posizione del Secondo Investitore

Infine, la Corte ha confermato il rigetto della domanda risarcitoria del secondo investitore (il ricorrente). La motivazione è netta: egli non aveva avuto alcun rapporto contrattuale diretto con la banca al momento dell’acquisto dei titoli. Il diritto a lamentare la violazione degli obblighi informativi spetta unicamente al cliente che ha stipulato l’operazione. Il successivo trasferimento dei titoli non trasferisce anche l’azione di danno per la condotta originaria della banca.

Le Motivazioni della Sentenza

La ratio decidendi della Corte si fonda sulla distinzione concettuale tra norme di validità e norme di comportamento. Le norme di validità attengono ai requisiti strutturali del contratto (accordo, causa, oggetto, forma), la cui violazione può portare alla nullità. Le norme di comportamento, come gli obblighi informativi nel settore finanziario, disciplinano la fase di esecuzione del rapporto e la loro violazione integra un inadempimento contrattuale o precontrattuale.

Secondo la giurisprudenza consolidata, ammettere la nullità per violazione di regole di condotta introdurrebbe una grave incertezza giuridica, rendendo i contratti costantemente esposti a invalidazione per motivi legati al comportamento delle parti. La tutela dell’investitore è invece assicurata attraverso il rimedio del risarcimento del danno, che permette di ristabilire l’equilibrio patrimoniale leso dalla condotta illecita dell’intermediario, senza demolire l’intero atto giuridico.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza offre importanti spunti pratici per gli investitori. In primo luogo, conferma che la via maestra per contestare la cattiva gestione di un investimento a causa di informazioni carenti non è la richiesta di nullità contratti bancari, ma l’azione di risarcimento del danno. In secondo luogo, sottolinea l’importanza della tempestività: le azioni legali devono essere intraprese entro i termini di prescrizione, che iniziano a decorrere dal momento dell’operazione contestata. Infine, chiarisce che solo il cliente diretto della banca può agire per la violazione degli obblighi informativi. Questa decisione, dunque, pur negando un rimedio radicale come la nullità, riafferma la responsabilità degli intermediari e la tutela risarcitoria per gli investitori danneggiati.

La violazione degli obblighi informativi da parte della banca causa la nullità dei contratti di investimento?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la violazione di tali obblighi non è una causa di nullità del contratto. Essa costituisce un inadempimento che può dare diritto al cliente a un risarcimento del danno, ma non invalida l’atto.

Da quando decorre il termine di prescrizione per l’azione di risoluzione del contratto di investimento?
Il termine di prescrizione decorre dalla data in cui sono stati eseguiti i singoli ordini di acquisto contestati. La successiva detenzione dei titoli in un deposito amministrato non sposta in avanti l’inizio della decorrenza.

Chi può chiedere il risarcimento dei danni alla banca per mancata informazione?
Il diritto al risarcimento spetta unicamente al soggetto che aveva un rapporto contrattuale diretto con la banca al momento in cui è stata eseguita l’operazione di investimento. Chi acquista i titoli in un secondo momento da un altro privato non può agire contro la banca per la violazione originaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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