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Nullità atto notarile: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 30827/2025, ha stabilito che la nullità di un atto notarile di divisione immobiliare per vizi urbanistici è di natura ‘testuale’. Ciò significa che la nullità scatta per la mancata menzione del titolo abilitativo, non per la non veridicità della dichiarazione che l’immobile sia stato costruito prima del 1967. Se il titolo esiste ed è riferibile all’immobile, l’atto è valido anche in presenza di una dichiarazione inesatta, che può essere sanata con un atto di conferma successivo.

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Pubblicato il 27 dicembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Nullità Atto Notarile: Dichiarazione Inesatta non Invalida il Contratto

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale nel diritto immobiliare: le conseguenze di una dichiarazione non veritiera sulla data di costruzione di un immobile all’interno di un atto di divisione. La pronuncia chiarisce i confini della nullità di un atto notarile per vizi urbanistici, confermando un orientamento che privilegia la sostanza sulla forma, a tutela della circolazione dei beni. Vediamo nel dettaglio la vicenda e i principi affermati dai giudici.

I Fatti di Causa

La controversia nasce da una divisione immobiliare tra due fratelli, formalizzata con un atto pubblico nel 1993. Anni dopo, il figlio di una delle parti, agendo come suo procuratore, ha citato in giudizio lo zio chiedendo che l’atto di divisione venisse dichiarato nullo. La ragione principale della richiesta di nullità risiedeva in due presunte falsità contenute nell’atto: l’errata indicazione del titolo di acquisto del terreno e, soprattutto, la mendace dichiarazione che il fabbricato fosse stato realizzato prima del 1° settembre 1967, senza successive modifiche.

Il Tribunale di primo grado e la Corte d’Appello avevano rigettato la domanda, ritenendo che la successiva produzione dei titoli abilitativi e un atto di rettifica del 2010 avessero sanato ogni vizio. La questione è quindi giunta dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Questione della Nullità dell’Atto Notarile

Il ricorrente ha insistito sul fatto che una dichiarazione falsa equivale a una dichiarazione mancante, con conseguente nullità atto notarile insanabile, così come previsto dalla legge n. 47 del 1985. Secondo questa tesi, l’atto di rettifica non avrebbe potuto sanare una nullità derivante da una dichiarazione originariamente non veritiera.

La Corte di Cassazione ha respinto questa interpretazione, basando la sua decisione sui principi già consolidati dalle Sezioni Unite con la sentenza n. 8230 del 2019. I giudici hanno chiarito la natura della nullità prevista dalla normativa urbanistica.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha spiegato che la nullità comminata dagli artt. 17 e 40 della L. 47/1985 (e successivamente dall’art. 46 del D.P.R. 380/2001) è una “nullità testuale”. Questo significa che essa si applica solo quando nell’atto manchi del tutto la menzione del titolo abilitativo (licenza, concessione, ecc.) o della dichiarazione sostitutiva per gli immobili ante 1967.

Il legislatore, con queste norme, intendeva sanzionare la commercializzazione di immobili abusivi, cioè privi di un titolo che ne legittimi la costruzione. L’obiettivo non era quello di trasformare il notaio in un controllore della veridicità di ogni dichiarazione della parte. Di conseguenza:

1. Esistenza e Riferibilità del Titolo: Se il titolo abilitativo esiste realmente ed è riferibile all’immobile oggetto dell’atto, il contratto è valido. La sua menzione nell’atto adempie al requisito formale richiesto dalla legge.
2. Veridicità della Dichiarazione: La non corrispondenza al vero della dichiarazione (ad esempio, sull’epoca di costruzione) non causa di per sé la nullità dell’atto, a meno che la difformità tra il costruito e il progetto assentito non sia tale da creare un’unità immobiliare completamente diversa e autonoma.
3. Possibilità di Conferma: La legge stessa prevede la possibilità di sanare l’omissione delle dichiarazioni con un atto successivo di conferma, redatto anche da una sola delle parti, che contenga le menzioni mancanti. Nel caso di specie, l’atto di rettifica del 2010 è stato considerato pienamente valido ed efficace a questo scopo.

La Corte ha sottolineato che l’intento del legislatore del 1985 era quello di bilanciare la repressione dell’abusivismo con la necessità di non paralizzare il traffico giuridico. Sanzionare con la nullità una dichiarazione semplicemente inesatta, a fronte di un immobile la cui costruzione è comunque legittimata da titoli esistenti, sacrificherebbe in modo sproporzionato la sicurezza dei trasferimenti immobiliari.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, affermando un principio di fondamentale importanza pratica: la nullità di un atto notarile di trasferimento immobiliare non deriva dalla mera non veridicità della dichiarazione urbanistica resa dalla parte, ma dalla mancanza strutturale nell’atto della menzione di un titolo abilitativo esistente e riferibile all’immobile. Questo orientamento consolida la natura formale del vizio e garantisce maggiore stabilità ai contratti immobiliari, confermando che eventuali omissioni possono essere sanate attraverso un successivo atto di conferma.

Una dichiarazione falsa sulla data di costruzione di un immobile (ante 1967) causa sempre la nullità dell’atto di vendita o divisione?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la nullità è ‘testuale’ e si verifica solo se nell’atto manca la dichiarazione stessa o la menzione di un titolo edilizio. Se la dichiarazione è presente ma non veritiera, l’atto non è nullo, a condizione che esista un titolo abilitativo reale e riferibile all’immobile.

Cosa si intende per ‘nullità testuale’ in materia urbanistica?
Significa che la nullità di un atto immobiliare si applica solo nei casi specificamente previsti dalla legge, ovvero quando mancano le menzioni o le dichiarazioni richieste (es. estremi della concessione edilizia). Non si estende ai casi in cui la dichiarazione c’è, ma è inesatta, a meno che l’abuso non sia così grave da creare un immobile totalmente diverso da quello autorizzato.

È possibile sanare un atto notarile che è nullo per mancanza delle dichiarazioni urbanistiche?
Sì. La legge (art. 40, comma 3, L. 47/1985) prevede che se la mancanza delle dichiarazioni non dipendeva dall’inesistenza del titolo abilitativo al momento della stipula, l’atto può essere ‘confermato’ anche da una sola delle parti con un atto successivo che contenga le menzioni o i documenti omessi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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