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Notifica verbale tardiva: quando decorre il termine?

Una società di trasporti ha impugnato una sanzione per violazione delle norme sul cronotachigrafo, sostenendo una notifica verbale tardiva. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che il termine di 90 giorni per la notifica non decorre dalla data dell’infrazione, ma dal momento in cui l’autorità completa le necessarie verifiche tecniche e accerta la violazione.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Notifica Verbale Tardiva e Cronotachigrafo: La Cassazione Fa Chiarezza

Ricevere una multa a distanza di mesi dall’infrazione è una situazione comune che solleva un dubbio legittimo: la notifica è ancora valida o si tratta di una notifica verbale tardiva? La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha fornito un chiarimento fondamentale su questo punto, analizzando un caso che coinvolge una società di trasporti e una sanzione legata all’uso del cronotachigrafo. La decisione sottolinea un principio cruciale: il termine di 90 giorni per la notifica non parte sempre dal giorno dell’infrazione, ma dal momento del suo effettivo accertamento.

I Fatti del Caso: Una Multa Contestata

Una società di trasporti si è vista recapitare una sanzione amministrativa perché un suo veicolo aveva circolato senza che la carta personale del conducente fosse inserita nel cronotachigrafo. La società ha impugnato il verbale, sostenendo che la notifica fosse avvenuta oltre il termine di 90 giorni previsto dall’articolo 201 del Codice della Strada. Secondo la ricorrente, il termine doveva decorrere dalla data della commessa violazione.

Di parere opposto l’amministrazione comunale, la quale ha replicato che la violazione non poteva essere contestata immediatamente. L’illecito, infatti, è emerso solo in un secondo momento, a seguito dell’estrazione e dell’attenta analisi dei dati registrati nel cronotachigrafo. L’ente sosteneva quindi che il termine per la notifica dovesse iniziare a decorrere dalla data in cui le operazioni di verifica si erano concluse, ovvero dal giorno dell’effettivo accertamento.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla notifica verbale tardiva

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso della società di trasporti, confermando la validità della sanzione e la tempestività della notifica. I giudici hanno ribadito un principio consolidato nella giurisprudenza: quando una violazione non è immediatamente percepibile e richiede operazioni tecniche complesse per essere accertata, il termine di 90 giorni per la notifica decorre non dal giorno in cui il fatto è avvenuto, ma dal giorno in cui l’autorità ha completato le indagini e ha acquisito tutti gli elementi necessari per contestare l’illecito.

Le Motivazioni della Sentenza: il Principio dell’Accertamento

La Corte ha spiegato che la contestazione immediata, nel caso di specie, era oggettivamente impossibile. L’agente che ha fermato il veicolo per un controllo su strada non poteva sapere, in quel momento, che giorni prima lo stesso mezzo aveva circolato in violazione delle norme sul cronotachigrafo. La scoperta dell’infrazione è stata il risultato di un’attività successiva di download ed esame dei dati, che rappresenta il vero e proprio momento dell'”accertamento”.

Questo principio, hanno sottolineato i giudici, è specificamente applicabile alle violazioni del Codice della Strada accertate tramite cronotachigrafo, data la necessità tecnica di analizzare i dati registrati per periodi di tempo anche lunghi. Pertanto, far decorrere il termine dalla data del fatto renderebbe di fatto impossibile sanzionare tali comportamenti.

Un altro aspetto processuale rilevante toccato dalla Corte riguarda il concetto di ratio decidendi. La sentenza del Tribunale si basava su una duplice motivazione: in primo luogo, il termine era rispettato perché decorreva dalla data di accertamento; in secondo luogo, anche la data di spedizione effettiva del verbale era diversa da quella sostenuta dalla società. La Cassazione ha osservato che, essendo la prima motivazione corretta e di per sé sufficiente a sorreggere la decisione, le censure mosse dalla società contro la seconda motivazione diventavano inammissibili per carenza di interesse.

Infine, la Corte ha confermato la legittimità dell’aumento della sanzione operato dal giudice d’appello, specificando che la legge conferisce al giudice dell’opposizione il potere di rideterminare l’importo della sanzione, entro i limiti edittali, sulla base di un giudizio di congruità rapportato al caso concreto.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per Aziende e Automobilisti

La decisione della Cassazione offre un’importante lezione pratica. Per tutte quelle violazioni che non possono essere contestate nell’immediato (come quelle rilevate da sistemi tecnologici che richiedono un’analisi successiva), il termine per la notifica non è un conto alla rovescia che parte dal giorno dell’infrazione. Invece, il dies a quo, ovvero il giorno da cui inizia a decorrere il termine, coincide con quello in cui l’amministrazione conclude le proprie verifiche.

Per le aziende di trasporto, ciò significa che un verbale ricevuto anche a distanza di diversi mesi da un controllo su strada non è automaticamente nullo per notifica verbale tardiva. È essenziale verificare da quale momento l’autorità ha effettivamente accertato l’infrazione, poiché è quello il dato che determina la tempestività della contestazione.

Per una multa stradale, i 90 giorni per la notifica partono sempre dal giorno dell’infrazione?
No. La sentenza chiarisce che se l’accertamento della violazione richiede indagini complesse, come l’analisi dei dati del cronotachigrafo, il termine di 90 giorni decorre dal momento in cui l’amministrazione completa tali verifiche e accerta l’illecito, non dal giorno in cui è stato commesso.

Se una sentenza si basa su due motivazioni diverse e autonome (rationes decidendi), è sufficiente contestarne una sola in appello?
No. Se una decisione è sorretta da più ragioni, ciascuna di per sé sufficiente a giustificarla, è necessario contestarle tutte. Se anche una sola delle motivazioni non viene contestata con successo, essa è sufficiente a mantenere valida la decisione, rendendo inammissibili le censure contro le altre motivazioni.

Il giudice in appello può aumentare l’importo di una multa rispetto a quello originario?
Sì. La Corte ha confermato che, in base all’art. 7, comma 11, del D.Lgs. 150/2011, il giudice che rigetta l’opposizione a un verbale ha il potere di determinare l’importo della sanzione entro il minimo e il massimo edittale, potendo quindi anche aumentarla rispetto a quella irrogata dall’amministrazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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