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Notifica UE: valida anche senza traduzione del documento

La Corte di Cassazione ha stabilito che una notifica UE di un atto giudiziario è valida anche senza traduzione se si dimostra che il destinatario comprende la lingua originale. In un caso di divisione ereditaria, un appello era stato dichiarato inammissibile per un presunto difetto di notifica a eredi residenti all’estero. La Cassazione ha annullato la decisione, ritenendo il rifiuto di ricevere l’atto un abuso, data la comprovata conoscenza dell’italiano da parte del destinatario, e ha riaffermato il principio della scissione degli effetti della notifica per il notificante.

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Pubblicato il 17 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Notifica UE: la Cassazione stabilisce la validità anche senza traduzione

La corretta esecuzione di una notifica UE è un pilastro fondamentale per la tutela dei diritti nei procedimenti transfrontalieri. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 14342 del 22 maggio 2024, ha fornito chiarimenti cruciali sulla validità della notifica di atti giudiziari a cittadini residenti in un altro Stato membro, anche in assenza di traduzione, ponendo un freno ai rifiuti pretestuosi e dilatori. La pronuncia interviene su un caso in cui un appello era stato bloccato proprio per un presunto difetto di notifica internazionale.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da una controversia legata all’esecuzione di un contratto preliminare di divisione. In primo grado, il Tribunale aveva accolto la domanda di una delle parti. Contro tale decisione, due fratelli avevano proposto appello, dovendo notificare l’atto anche ad altri due parenti, litisconsorti necessari, residenti all’estero (Regno Unito).

La Corte d’Appello, rilevando la mancata prova del perfezionamento della notifica nei confronti di uno dei destinatari entro il termine stabilito, aveva dichiarato l’appello inammissibile. In sostanza, secondo i giudici di secondo grado, gli appellanti non avevano adempiuto correttamente all’onere di rinnovare la notifica come ordinato, causando la chiusura del processo d’appello. Contro questa declaratoria di inammissibilità, gli appellanti hanno proposto ricorso in Cassazione.

La questione della notifica UE e il rifiuto dell’atto non tradotto

Il nucleo del problema giuridico ruotava attorno all’applicazione del Regolamento Europeo n. 1393/2007 sulla notificazione degli atti giudiziari. Uno dei destinatari, residente nel Regno Unito, si era rifiutato di ricevere l’atto di appello perché non era accompagnato da una traduzione in lingua inglese. Gli appellanti, dal canto loro, sostenevano che tale rifiuto fosse ingiustificato, poiché il destinatario, essendo figlio di cittadino italiano, comprendeva perfettamente la lingua italiana.

La Corte di Cassazione è stata quindi chiamata a decidere se il rifiuto fosse legittimo e, di conseguenza, se la Corte d’Appello avesse correttamente dichiarato inammissibile l’impugnazione.

Le motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, cassando la sentenza impugnata e offrendo importanti principi sulla notifica UE.

Prova della conoscenza della lingua e abuso del diritto

I giudici hanno innanzitutto chiarito che, sebbene il Regolamento UE preveda il diritto del destinatario di rifiutare un atto non tradotto, tale diritto non è assoluto. Esso può essere superato se il notificante fornisce la prova che il destinatario conosce la lingua in cui l’atto è redatto. Nel caso di specie, è stata decisiva una email, prodotta in giudizio, scritta in italiano dal destinatario stesso. Questa prova ha dimostrato in modo inequivocabile la sua comprensione della lingua, rendendo il suo rifiuto un atto puramente dilatorio e manifestamente abusivo.

La Corte ha sottolineato che l’obiettivo della norma europea è garantire il diritto di difesa, non consentire manovre ostruzionistiche. Pertanto, un rifiuto basato sulla mancata traduzione diventa illegittimo quando è evidente che il destinatario è in grado di comprendere il contenuto dell’atto.

Il principio della scissione degli effetti della notifica

Un altro punto fondamentale toccato dalla sentenza riguarda il principio della scissione soggettiva degli effetti della notificazione. Secondo tale principio, per il notificante, gli effetti della notifica si producono al momento della consegna dell’atto all’ufficiale giudiziario (o, nel contesto internazionale, all’organo mittente), e non al momento della ricezione da parte del destinatario. Questo tutela la parte che agisce in giudizio da ritardi o inefficienze del servizio postale o delle autorità estere.

Nel caso specifico, gli appellanti avevano avviato il processo di rinnovazione della notifica entro i termini stabiliti dalla Corte d’Appello. Il fatto che la prova della ricezione non fosse pervenuta in tempo non poteva essere loro imputato. La Corte d’Appello, dichiarando l’inammissibilità, non ha tenuto conto di questo principio consolidato, addossando agli appellanti conseguenze non derivanti da una loro negligenza.

Le conclusioni

La Corte di Cassazione ha concluso che la notifica a uno dei destinatari si era già perfezionata, mentre il rifiuto dell’altro era illegittimo. Di conseguenza, l’ordine di rinnovazione della notifica era superfluo e la declaratoria di inammissibilità dell’appello errata.

La sentenza è stata cassata con rinvio alla Corte d’Appello di Perugia, in diversa composizione, che dovrà ora esaminare il merito dell’appello. Questa decisione rafforza la tutela del notificante nei procedimenti transfrontalieri e stabilisce un importante precedente contro l’abuso del diritto di rifiuto per mancata traduzione, bilanciando il diritto di difesa del destinatario con l’esigenza di efficienza e ragionevolezza del processo.

È sempre obbligatorio tradurre un atto giudiziario per una notifica in un altro Paese UE?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la traduzione non è necessaria se il notificante può dimostrare che il destinatario dell’atto ha una concreta conoscenza della lingua in cui l’atto è stato redatto. Un rifiuto basato sulla sola assenza di traduzione, in questo caso, può essere considerato illegittimo e abusivo.

Quando si considera perfezionata una notifica per la parte che la richiede?
In base al principio della scissione degli effetti della notificazione, per la parte notificante la notifica si considera perfezionata nel momento in cui consegna l’atto all’ufficiale giudiziario o all’organo mittente per la spedizione. Questo principio serve a proteggere il notificante da eventuali ritardi non a lui imputabili.

Cosa succede se un destinatario rifiuta illegittimamente di ricevere un atto notificato dall’estero?
Se il rifiuto di ricevere l’atto è ritenuto illegittimo, come nel caso di un rifiuto per mancata traduzione da parte di chi comprende la lingua, la notifica si considera comunque validamente effettuata. Il destinatario non può trarre vantaggio dal proprio comportamento abusivo per impedire il corretto svolgimento del processo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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