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Notifica sentenza via PEC: valida anche con diffida

La Corte di Cassazione conferma che la notifica di una sentenza via PEC effettuata dalla parte personalmente, e non dal suo avvocato, è pienamente valida per far decorrere il termine breve per l’impugnazione. Anche se la comunicazione contiene una richiesta di pagamento, ciò non ne inficia l’efficacia, purché sia inviata al domicilio digitale del difensore della controparte, garantendo così la piena conoscenza dell’atto e la possibilità di valutare l’opportunità di un appello. La mancata contestazione della conformità della copia notificata sana eventuali vizi.

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Pubblicato il 23 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Notifica sentenza via PEC: quando è valida per i termini di appello?

La digitalizzazione del processo civile ha introdotto strumenti rapidi ed efficienti, ma anche nuovi quesiti interpretativi. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema di grande rilevanza pratica: la validità della notifica sentenza via PEC eseguita direttamente dalla parte soccombente, anziché dal suo legale, e accompagnata da una richiesta di pagamento. La Corte ha stabilito principi chiari, confermando che tale modalità è idonea a far decorrere il termine breve per l’impugnazione.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un’opposizione a una sanzione amministrativa per violazione del Codice della Strada. Il Giudice di Pace aveva dato ragione all’Amministrazione. Successivamente, la Prefettura competente, costituitasi in giudizio tramite un proprio funzionario, notificava la sentenza di primo grado all’avvocato dell’automobilista tramite Posta Elettronica Certificata (PEC).

L’automobilista proponeva appello, ma il Tribunale lo dichiarava inammissibile perché tardivo. Secondo il giudice di secondo grado, il termine breve di 30 giorni per impugnare era già scaduto, essendo iniziato a decorrere dal momento della ricezione di quella PEC. L’interessato, ritenendo errata tale valutazione, ha quindi proposto ricorso in Cassazione.

La questione giuridica e la validità della notifica sentenza via PEC

Il ricorrente sosteneva che la comunicazione ricevuta non potesse essere considerata una valida notifica ai fini della decorrenza dei termini. Le sue argomentazioni si basavano su due punti principali:
1. La PEC era accompagnata da una “lettera accompagnatoria” che intimava il pagamento della sanzione entro 30 giorni, suggerendo che lo scopo fosse meramente quello di sollecitare un pagamento e non di notificare formalmente la sentenza per l’impugnazione.
2. Mancava l’attestazione di conformità della copia della sentenza allegata all’originale, un requisito formale per la ritualità della notifica.

La questione sottoposta alla Suprema Corte era, quindi, se una notifica sentenza via PEC effettuata da una parte del processo (in questo caso un ente pubblico) e contenente una richiesta di pagamento avesse comunque l’effetto di far scattare il conto alla rovescia per l’appello.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato e chiarendo diversi aspetti fondamentali del processo telematico.

Chi può notificare la sentenza?

Innanzitutto, i giudici hanno ribadito un principio consolidato: la notificazione della sentenza può essere validamente eseguita anche su istanza della parte personalmente, senza che sia necessaria l’attività del suo difensore. La legge conferisce questo potere ai soggetti del rapporto processuale.

Efficacia della notifica via PEC

La notifica eseguita a mezzo PEC all’indirizzo del difensore di controparte, risultante dai pubblici elenchi, è una modalità pienamente legittima e idonea a far decorrere il termine breve per l’impugnazione, come previsto dalle norme vigenti (ratione temporis). Questo strumento garantisce la piena conoscenza legale dell’atto da parte del destinatario tramite il suo rappresentante tecnico, l’avvocato, che è professionalmente qualificato per valutarne le conseguenze, inclusa l’opportunità di proporre appello.

L’irrilevanza della lettera di pagamento

La Corte ha specificato che la presenza di un’intimazione al pagamento non toglie validità alla notifica. Al contrario, tale richiesta ha uno “scopo concorrente”: da un lato, si notifica formalmente il provvedimento; dall’altro, si avvisa la parte soccombente che, in caso di mancato adempimento, si procederà con l’esecuzione forzata. Questa duplice finalità non rende la notifica ambigua né ne affievolisce l’effetto principale, che è quello di portare l’atto a conoscenza legale della controparte per ogni fine di legge, compresa l’impugnazione.

La questione della conformità della copia

Infine, per quanto riguarda la presunta assenza dell’attestazione di conformità, la Corte ha osservato che l’appellante non aveva mai sollevato questa specifica contestazione nel giudizio di appello. Un eventuale vizio di regolarità della notifica deve essere eccepito nella prima difesa utile. Non avendolo fatto, il vizio si considera sanato e non può essere fatto valere per la prima volta nel giudizio di legittimità.

Le conclusioni

Con questa sentenza, la Corte di Cassazione rafforza la validità e l’efficacia delle notificazioni telematiche. Il messaggio è chiaro: una notifica sentenza via PEC inviata al domicilio digitale del difensore è un atto formale i cui effetti non possono essere ignorati. La presenza di comunicazioni accessorie, come una richiesta di pagamento, non ne altera la natura giuridica. Spetta al difensore che riceve la comunicazione riconoscere immediatamente la sua portata e agire di conseguenza per tutelare gli interessi del proprio assistito, attivandosi per l’eventuale impugnazione entro i termini perentori previsti dalla legge.

Una parte in causa, come una Prefettura, può notificare una sentenza via PEC per far decorrere i termini per l’appello?
Sì, la Corte di Cassazione ha chiarito che la notificazione della sentenza è valida anche se fatta su istanza della parte personalmente, senza che sia necessaria l’attività del suo difensore, purché sia rivolta al procuratore della controparte.

Se la PEC che notifica la sentenza contiene anche una richiesta di pagamento, perde la sua validità ai fini dell’impugnazione?
No, la presenza di un’intimazione al pagamento non esclude la validità legale della notifica ai fini della decorrenza del termine breve d’impugnazione. La richiesta di pagamento ha uno scopo concorrente ma non invalida l’effetto principale della notifica.

Cosa succede se la copia della sentenza notificata via PEC non ha l’attestazione di conformità?
Sebbene l’attestazione sia un requisito, la sua mancanza costituisce un’irregolarità che deve essere contestata nella prima difesa utile. Se la parte che riceve la notifica non solleva immediatamente la questione, il vizio si considera sanato e non può essere fatto valere per la prima volta in Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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