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Notifica sanzioni: quando inizia il termine di 90 giorni?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 33526/2024, ha chiarito un punto cruciale sulla notifica sanzioni amministrative per lavoro irregolare. Il termine di 90 giorni per la notifica non decorre dal primo accesso ispettivo, ma dalla conclusione dell’intera attività di accertamento. Il ricorso di una parrucchiera, che lamentava la tardività della notifica, è stato dichiarato inammissibile poiché la valutazione della complessità e durata delle indagini spetta all’Amministrazione, non al giudice.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Notifica Sanzioni: La Cassazione Chiarisce l’Inizio del Termine di 90 Giorni

La tempestività della notifica sanzioni amministrative è un tema cruciale che spesso genera contenziosi. L’art. 14 della Legge n. 689/1981 stabilisce un termine di 90 giorni per notificare gli estremi della violazione, ma da quando inizia a decorrere questo termine? Dal primo controllo o dalla fine di tutte le indagini? La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 33526/2024, interviene per ribadire un principio consolidato, fondamentale per cittadini, imprese e pubbliche amministrazioni.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dall’opposizione presentata dalla titolare di un’attività di parrucchiera avverso un’ordinanza ingiunzione emessa dall’Ispettorato Territoriale del Lavoro. L’ordinanza contestava sanzioni amministrative per un importo di oltre 12.000 euro per aver impiegato una lavoratrice “in nero”, ovvero senza la preventiva comunicazione di instaurazione del rapporto di lavoro e senza consegnarle la relativa documentazione.
La titolare dell’attività lamentava la tardività della notifica del verbale, avvenuta a suo dire ben oltre il termine di 90 giorni dal momento dell’accertamento. La Corte d’Appello, in riforma della sentenza di primo grado, aveva respinto l’opposizione, ritenendo che il termine decorresse non dal primo accesso ispettivo, ma dal momento in cui l’amministrazione aveva acquisito piena conoscenza dell’illecito, al termine dell’attività istruttoria. Contro questa decisione, la parrucchiera ha proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione dei giudici d’appello e condannando la ricorrente al pagamento delle spese processuali. La Corte ha ribadito che il motivo di ricorso, sebbene formalmente presentato come violazione di legge, mirava in realtà a ottenere un riesame nel merito della tempestività dell’azione amministrativa, attività preclusa in sede di legittimità.

Le Motivazioni: Il Termine per la Notifica Sanzioni

Il fulcro della decisione risiede nell’interpretazione del concetto di “accertamento” come punto di partenza (dies a quo) per il calcolo del termine di 90 giorni.

La Complessità dell’Attività Istruttoria

La Cassazione, richiamando la propria giurisprudenza costante, ha spiegato che l'”accertamento” non coincide con la mera percezione del fatto (ad esempio, il primo accesso degli ispettori). Esso rappresenta, invece, l’intero complesso delle indagini necessarie a riscontrare tutti gli elementi dell’infrazione, sia oggettivi che soggettivi. Questo processo include la raccolta di prove, l’audizione di informatori, la valutazione dei dati acquisiti e la fase finale di deliberazione.
Nel caso specifico, l’attività ispettiva era stata complessa, originata dalla denuncia di lavoro irregolare e sviluppatasi attraverso l’acquisizione progressiva di elementi. La Corte sottolinea che la valutazione della congruità del tempo impiegato per queste indagini deve tenere conto della loro complessità.

Il Ruolo del Giudice e i Limiti del Sindacato

Un altro punto chiave è che il giudice dell’opposizione non può sostituirsi all’Amministrazione nel valutare l’opportunità o la necessità degli atti istruttori compiuti. Il sindacato del giudice è limitato alla verifica del rispetto della legge e non può estendersi a un apprezzamento discrezionale sulla gestione dell’indagine. Pretendere, come faceva la ricorrente, che la notifica dovesse avvenire subito dopo l’audizione degli informatori, senza considerare ulteriori passaggi, significa chiedere al giudice una valutazione di merito che non gli compete. Il ricorso è stato giudicato inammissibile proprio perché, sotto la veste di una violazione di legge, contestava l’apprezzamento dei fatti compiuto dal giudice di merito.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un principio fondamentale in materia di notifica sanzioni amministrative: il termine di 90 giorni per la contestazione dell’illecito decorre solo dal momento in cui l’amministrazione ha completato tutte le necessarie indagini e ha un quadro chiaro e completo della violazione. Questa interpretazione bilancia l’esigenza del cittadino di non rimanere in una condizione di incertezza a tempo indeterminato con la necessità per la Pubblica Amministrazione di svolgere accertamenti accurati e completi, specialmente in casi complessi. Per le imprese, ciò significa che il tempo tra un’ispezione e la potenziale notifica di una sanzione può variare notevolmente in base alla complessità del caso, senza che ciò costituisca automaticamente una violazione dei termini di legge.

Da quando decorre il termine di 90 giorni per la notifica delle sanzioni amministrative?
Secondo la Corte di Cassazione, il termine di 90 giorni non decorre dal momento del primo controllo o della prima acquisizione di un elemento, ma dal momento in cui si conclude l’intera attività di accertamento, ovvero quando l’amministrazione ha acquisito una piena conoscenza di tutti gli elementi della violazione.

Il giudice può valutare se l’attività di indagine dell’amministrazione è stata troppo lunga o non necessaria?
No, il giudice dell’opposizione non può sostituirsi all’Amministrazione nel valutare l’opportunità o la congruità degli atti istruttori. Il suo compito è verificare la legittimità dell’azione amministrativa, non entrare nel merito delle scelte investigative, a meno che non emerga una palese irragionevolezza.

Cosa significa che un ricorso per cassazione è dichiarato “inammissibile”?
Significa che il ricorso non può essere esaminato nel merito dalla Corte di Cassazione perché presenta dei vizi. Nel caso specifico, il vizio consisteva nel mascherare una richiesta di riesame dei fatti (valutazione di merito) come una violazione di legge, un tipo di censura non ammesso in sede di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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