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Notifica sanzione: quando inizia il termine di 90 gg?

Una società ittica è stata multata per la vendita di vongole sottomisura. La società ha impugnato la sanzione sostenendo che la notifica fosse tardiva. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, specificando che il termine di 90 giorni per la notifica della sanzione decorre dal completamento delle indagini (“accertamento”) e non dal momento della scoperta materiale dei fatti (“constatazione”). La sentenza ribadisce la discrezionalità del giudice di merito nel valutare la complessità e la durata delle attività investigative.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Notifica Sanzione: quando decorre il termine di 90 giorni?

La tempestività della notifica sanzione amministrativa è un tema cruciale che spesso genera contenzioso. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 1988/2024, offre un importante chiarimento sulla decorrenza del termine di 90 giorni previsto dalla Legge n. 689/81. La Suprema Corte ha ribadito un principio fondamentale: il termine non inizia a decorrere dal momento della mera scoperta del fatto, ma da quando l’amministrazione ha completato tutte le indagini necessarie a definire l’illecito in ogni suo aspetto.

Il caso: una sanzione per vongole sottomisura

Una società operante nel settore ittico riceveva una ordinanza-ingiunzione dalla Capitaneria di Porto per aver fornito un lotto di vongole di taglia inferiore a quella minima consentita dalla normativa a tutela delle risorse biologiche del mare. La sanzione scaturiva da un controllo effettuato quasi un anno prima.

La società si opponeva alla sanzione davanti al Tribunale e, successivamente, alla Corte d’Appello, ma entrambi i ricorsi venivano respinti. Decideva quindi di rivolgersi alla Corte di Cassazione, basando il proprio ricorso su diversi motivi, tra cui la presunta tardività della notifica della contestazione.

I motivi del ricorso in Cassazione

I ricorrenti lamentavano principalmente due aspetti:

1. Vizi di motivazione: La Corte d’Appello non avrebbe adeguatamente motivato la propria decisione sulle prove presentate e non avrebbe ammesso le richieste istruttorie (testimoni, consulenza tecnica) ritenute fondamentali dalla difesa.
2. Violazione di legge sulla notifica della sanzione: Secondo la società, il termine di 90 giorni per la notifica avrebbe dovuto decorrere dal giorno stesso del controllo (13.10.2016), data in cui, a suo dire, tutti gli elementi dell’infrazione erano già noti all’autorità. La Corte d’Appello, invece, aveva considerato una data successiva, quella indicata dalla Capitaneria come data di conclusione delle indagini (21.11.2016).

Notifica Sanzione: la decisione della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, confermando la validità della sanzione. Vediamo nel dettaglio il ragionamento seguito dai giudici.

Inammissibile la revisione dei fatti in Cassazione

In primo luogo, la Corte ha dichiarato inammissibili i motivi relativi ai presunti vizi di motivazione e alla valutazione delle prove. I giudici hanno ricordato che il giudizio di Cassazione è un giudizio di legittimità, non di merito. Ciò significa che la Suprema Corte non può riesaminare i fatti o valutare nuovamente le prove, ma solo verificare la corretta applicazione delle norme di diritto e la coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata. La scelta e la valutazione del materiale probatorio rientrano nella piena discrezionalità del giudice di merito.

Il dies a quo per la notifica della sanzione: dall’accertamento, non dalla constatazione

Sul punto cruciale della tardività, la Cassazione ha ribadito il suo consolidato orientamento. Il termine di 90 giorni previsto dall’art. 14 della Legge 689/81 per la notifica della sanzione non decorre dalla costatazione (la mera acquisizione materiale del fatto), ma dall’accertamento.

Le motivazioni

L'”accertamento” è un concetto più ampio, che include l’intera attività istruttoria necessaria a verificare la sussistenza degli elementi oggettivi e soggettivi dell’infrazione. Questo significa che l’autorità ha a disposizione il tempo ragionevolmente necessario per completare le indagini, raccogliere documenti, sentire persone informate e definire con precisione le responsabilità.

Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto che la valutazione del giudice d’appello fosse corretta. Quest’ultimo aveva legittimamente individuato il dies a quo nella data in cui l’autorità competente aveva concluso la sua attività di verifica, e non nel giorno del controllo ispettivo. La ricostruzione e la valutazione della congruità del tempo impiegato per le indagini sono rimesse al giudice del merito e non sono sindacabili in sede di legittimità, se non per vizi logici che qui non sono stati riscontrati.

Le conclusioni

Questa ordinanza consolida un principio di grande importanza pratica: la distinzione tra “costatazione” e “accertamento” è fondamentale per calcolare la tempestività di una notifica sanzione. Per gli operatori e i cittadini, ciò significa che il termine di 90 giorni non parte automaticamente dal giorno del controllo (ad esempio, un posto di blocco o un’ispezione), ma dal momento, potenzialmente successivo, in cui l’amministrazione ha un quadro completo della situazione. Questa decisione protegge l’efficacia dell’azione amministrativa, concedendo il tempo necessario per indagini accurate, e al contempo riafferma che la valutazione sulla durata di tali indagini spetta insindacabilmente al giudice di merito.

Da quale momento decorre il termine di 90 giorni per la notifica di una sanzione amministrativa?
Il termine di 90 giorni, ai sensi dell’art. 14 della legge n. 689/1981, non decorre dal momento della mera constatazione materiale del fatto, ma dalla data in cui l’autorità competente ha completato l’attività di accertamento, ovvero ha verificato la sussistenza di tutti gli elementi oggettivi e soggettivi dell’infrazione.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove e i fatti di un processo?
No, la Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Non può effettuare una nuova valutazione delle prove o riesaminare i fatti del caso. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata.

Cosa si intende per “accertamento” dell’infrazione ai fini della decorrenza dei termini?
Per “accertamento” si intende il complesso delle attività istruttorie che l’autorità compie per verificare la sussistenza dell’illecito. Questo processo può includere l’acquisizione di documenti, l’analisi di dati, l’audizione di persone e ogni altra verifica necessaria, e si conclude solo quando l’autorità ha un quadro completo della violazione e delle relative responsabilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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