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Notifica PEC tardiva: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso a causa di una notifica PEC tardiva. Sebbene l’invio sia stato tentato pochi minuti prima della scadenza, la ricevuta di accettazione (RAC) è stata generata dopo la mezzanotte, rendendo la notifica tardiva. La Corte ha respinto l’istanza di rimessione in termini, sottolineando che il presunto malfunzionamento del sistema non era stato adeguatamente provato e che la parte aveva atteso troppo tempo prima di richiederla, violando il principio di immediatezza.

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Notifica PEC Tardiva: L’Importanza Cruciale della Ricevuta di Accettazione

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale nel processo telematico: la tempestività di un atto si misura al secondo. Il caso in esame riguarda una notifica PEC tardiva, inviata pochi istanti prima della scadenza di un termine perentorio, ma perfezionatasi solo dopo la mezzanotte. Questa decisione offre spunti essenziali sulla gestione dei termini processuali e sulla richiesta di rimessione in termini.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da una controversia per il regolamento di confini tra due proprietà. Dopo le decisioni del Tribunale e della Corte d’Appello, la parte soccombente decideva di presentare ricorso per cassazione. La sentenza d’appello era stata notificata il 7 dicembre 2022, facendo scattare il termine per l’impugnazione, che scadeva il 6 febbraio 2023.

I legali della parte ricorrente procedevano all’invio telematico del ricorso tramite PEC alle ore 23:59 del 6 febbraio. Tuttavia, a causa di un presunto malfunzionamento del sistema, la ricevuta di accettazione (RAC) da parte del gestore del mittente veniva generata alle 00:01:04 del 7 febbraio, e quella di consegna al destinatario alle 00:01:06 dello stesso giorno. Di fronte alla notifica perfezionatasi oltre il termine, i ricorrenti presentavano un’istanza di rimessione in termini.

La Questione della Notifica PEC Tardiva e la Rimessione in Termini

Il nodo centrale della questione era stabilire il momento esatto in cui la notifica via PEC si considera perfezionata per il notificante. I ricorrenti sostenevano che un malfunzionamento dei principali gestori di accesso a internet, definito come fatto ‘notorio’, avesse impedito la generazione tempestiva della ricevuta di accettazione, chiedendo quindi di essere riammessi nei termini per presentare il ricorso.

La Corte, tuttavia, doveva valutare due aspetti cruciali:
1. Se la notifica fosse effettivamente tardiva secondo la normativa vigente.
2. Se sussistessero i presupposti per concedere la rimessione in termini.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per tardività, respingendo l’istanza di rimessione in termini. Le motivazioni si basano su principi consolidati dalla giurisprudenza costituzionale e di legittimità.

In primo luogo, richiamando la sentenza della Corte Costituzionale n. 75 del 2019 e le ordinanze delle Sezioni Unite, i giudici hanno ribadito che, nel caso di notifiche telematiche, il perfezionamento per il mittente coincide con il momento in cui viene generata la ricevuta di accettazione (RAC) dal proprio gestore di posta certificata. Questo documento attesta con data e ora certe che l’invio è stato preso in carico dal sistema. Nel caso di specie, essendo la RAC stata generata il 7 febbraio, la notifica risultava inequivocabilmente successiva alla scadenza del termine del 6 febbraio.

In secondo luogo, la Corte ha rigettato la richiesta di rimessione in termini (ex art. 153 c.p.c.) per due motivi principali. Anzitutto, l’impedimento non era stato dimostrato con ‘assolutezza’. I ricorrenti si erano limitati a qualificare il malfunzionamento come ‘notorio’ e a rinviare a generiche notizie di stampa, senza fornire prove concrete e specifiche dell’impossibilità di eseguire la notifica. Inoltre, la Corte ha sottolineato la mancanza del requisito della ‘tempestività’ nella richiesta. L’istanza è stata presentata il 27 febbraio, ben venti giorni dopo la scadenza del termine. Secondo la giurisprudenza, la parte che si accorge di essere incorsa in una decadenza deve reagire con ‘immediatezza’, cosa che non è avvenuta in questo caso.

Le Conclusioni

L’ordinanza ribadisce un messaggio chiaro per tutti gli operatori del diritto: i termini processuali, specialmente nell’era digitale, non ammettono incertezze. La notifica PEC tardiva non può essere sanata se non in presenza di un impedimento assoluto, provato in modo rigoroso e denunciato con immediatezza. Affidarsi agli ultimi minuti disponibili per un adempimento processuale espone a rischi elevati che, come dimostra questo caso, possono compromettere irrimediabilmente l’esito di un giudizio. La diligenza professionale impone di anticipare gli invii telematici per neutralizzare le incognite tecniche e garantire il rispetto perentorio delle scadenze.

Quando si perfeziona una notifica a mezzo PEC per il mittente?
La notifica si considera perfezionata per il mittente non al momento dell’invio, ma nel momento esatto in cui il suo gestore di posta elettronica certificata genera la ricevuta di accettazione (RAC).

Un malfunzionamento tecnico del sistema informatico può giustificare una notifica tardiva?
Sì, ma solo a condizione che la parte dimostri in modo rigoroso e assoluto l’impedimento. Non è sufficiente invocare un malfunzionamento ‘notorio’ o fare riferimento a generiche notizie di stampa; è necessaria una prova concreta che il sistema era inutilizzabile.

Quali sono i requisiti per ottenere la rimessione in termini se si è superata una scadenza?
Per ottenere la rimessione in termini, la parte deve dimostrare che la decadenza è stata causata da un impedimento non imputabile e deve presentare l’istanza con tempestività, ovvero con ‘immediatezza’ non appena si palesa la necessità di compiere l’atto ormai precluso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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