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Notifica PEC illeggibile: doveri dell’avvocato

Una società ha proposto appello tardivamente, giustificandosi con la ricezione di una notifica PEC illeggibile da parte della cancelleria. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, affermando che la ricezione di una comunicazione elettronica, anche se con allegato corrotto, impone al difensore un dovere di diligenza. L’avvocato deve attivarsi tempestivamente presso la cancelleria per risolvere il problema e non può usare l’illeggibilità come scusa per il mancato rispetto dei termini processuali.

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Notifica PEC Illeggibile: la Cassazione Sancisce i Doveri dell’Avvocato

Nell’era del Processo Civile Telematico, la gestione delle comunicazioni elettroniche è cruciale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema di grande rilevanza pratica: le conseguenze di una notifica PEC illeggibile inviata dalla cancelleria di un tribunale. La decisione stabilisce un principio chiaro: l’avvocato che riceve una comunicazione con un allegato corrotto o illeggibile non può rimanere inerte, ma ha il preciso dovere di attivarsi per conoscerne il contenuto.

Il Caso: Un Appello Tardivo per una Comunicazione Danneggiata

La vicenda trae origine da una controversia tra una società di leasing e una società utilizzatrice in merito a due contratti di locazione finanziaria. Il Tribunale di primo grado, con un’ordinanza, aveva condannato la società utilizzatrice al rilascio di due immobili. La cancelleria del Tribunale aveva quindi comunicato tale ordinanza al difensore della società tramite Posta Elettronica Certificata (PEC).

L’avvocato, tuttavia, sosteneva di aver ricevuto un messaggio con un allegato illeggibile, con estensione “.hash”, e di non aver potuto quindi conoscere il contenuto del provvedimento. Per questo motivo, la società proponeva appello oltre il termine di trenta giorni previsto dalla legge.

La Decisione della Corte d’Appello e la notifica PEC illeggibile

La Corte d’Appello dichiarava l’impugnazione inammissibile perché tardiva. I giudici di secondo grado, basandosi sulle attestazioni telematiche della cancelleria, ritenevano provato che l’invio del 10 gennaio 2018 contenesse l’ordinanza in formato PDF. Anche ammettendo il problema tecnico, la Corte sottolineava che il difensore avrebbe dovuto attivarsi diligentemente presso la cancelleria per risolvere il problema, invece di attendere passivamente.

Contro questa decisione, la società utilizzatrice ha proposto ricorso per cassazione, lamentando, tra le altre cose, che la Corte d’Appello avesse erroneamente considerato valida una comunicazione di fatto non ricevuta in forma leggibile e comprensibile.

Le Motivazioni della Cassazione: il Dovere di Diligenza dell’Avvocato

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la decisione d’appello e stabilendo principi fondamentali sulla gestione della notifica PEC illeggibile. Gli Ermellini hanno chiarito che, anche se la ricorrente avesse ragione nel sostenere di aver ricevuto una ricevuta di consegna con un allegato corrotto, ciò non la scuserebbe.

Il punto centrale della decisione, la sua ratio decidendi, risiede nel dovere di diligenza che grava sul difensore. La ricezione di un messaggio dalla cancelleria, anche se apparentemente difettoso, costituisce un avviso che onera il professionista di attivarsi immediatamente per acquisire informazioni sul contenuto dell’allegato. L’avvocato non può semplicemente ignorare la comunicazione o attendere. Deve, al contrario, contattare la cancelleria, chiedere chiarimenti, sollecitare un nuovo invio o, se necessario, presentare un’istanza di rimessione in termini.

L’inerzia del difensore, secondo la Corte, non può giustificare il mancato rispetto dei termini perentori per l’impugnazione. La Cassazione ha richiamato la propria giurisprudenza consolidata, la quale sanziona la passività del difensore di fronte a problemi di ricezione o conoscenza di un atto inviatogli telematicamente. In sostanza, il rischio derivante da un malfunzionamento tecnico non può essere scaricato sull’andamento del processo, ma deve essere gestito proattivamente dal professionista.

Conclusioni: le Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza rafforza un principio cardine del processo telematico: alla digitalizzazione delle procedure corrisponde un accresciuto onere di diligenza e collaborazione da parte degli avvocati. La decisione insegna che un problema tecnico, come la ricezione di una notifica PEC illeggibile, non è una “zona franca” che sospende i termini processuali. Al contrario, è un campanello d’allarme che impone un’azione immediata. Per gli avvocati, la lezione è chiara: monitorare costantemente la propria casella PEC e, di fronte a qualsiasi anomalia, attivarsi subito presso l’ufficio giudiziario per non compromettere irrimediabilmente il diritto di difesa del proprio assistito.

Cosa deve fare un avvocato se riceve una notifica PEC illeggibile dalla cancelleria di un tribunale?
Deve attivarsi tempestivamente per acquisire informazioni sul contenuto dell’allegato illeggibile, rivolgendosi alla cancelleria del giudice per risolvere il problema, anche chiedendo una nuova comunicazione o di essere rimesso in termini. L’inerzia non è giustificata.

La semplice ricezione di una PEC con un allegato corrotto fa decorrere i termini per l’impugnazione?
Sì. Secondo la Corte, la ricezione del messaggio, anche se con allegato illeggibile, è sufficiente a far scattare l’onere di diligenza del difensore, che deve attivarsi per conoscere il contenuto dell’atto. Il termine per l’impugnazione decorre e l’inerzia non ne giustifica il superamento.

L’attestazione telematica della cancelleria che prova l’invio di una PEC in formato PDF ha valore di prova assoluta?
No, non ha la certezza pubblica di un atto che fa fede fino a querela di falso. Tuttavia, è considerata un documento idoneo a dimostrare, fino a prova contraria, che il messaggio informatico è effettivamente giunto nella casella di posta elettronica del destinatario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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