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Notifica avvisi di addebito: quando è valida?

Un contribuente ha impugnato un’intimazione di pagamento per contributi previdenziali non versati, contestando la validità della notifica degli avvisi di addebito, la prescrizione del credito e altre violazioni procedurali. Il Tribunale di Milano ha respinto il ricorso, confermando la regolarità della procedura di notifica semplificata per gli atti amministrativi e l’assenza di prescrizione, anche in virtù di atti interruttivi e delle sospensioni per l’emergenza COVID. La sentenza chiarisce inoltre la corretta individuazione dei soggetti da citare in giudizio a seconda del vizio contestato.

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Pubblicato il 13 gennaio 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Notifica Avvisi di Addebito: Quando è Valida? Il Caso del Tribunale di Milano

La corretta notifica degli avvisi di addebito è un tema cruciale nelle controversie tra contribuenti ed enti previdenziali. Una recente sentenza del Tribunale di Milano, Sezione Lavoro, offre importanti chiarimenti su quando una notifica può considerarsi valida, anche se eseguita con modalità semplificate, e su come si interrompe la prescrizione. Analizziamo insieme la decisione per comprendere le sue implicazioni pratiche.

I fatti del caso: l’opposizione all’intimazione di pagamento

Il caso ha origine dall’opposizione di un contribuente contro un’intimazione di pagamento notificata dall’Agente della Riscossione. L’atto richiedeva il versamento di una somma per contributi previdenziali non pagati, basandosi su una serie di precedenti avvisi di addebito.

Il ricorrente ha sollevato diverse eccezioni per ottenere l’annullamento dell’intimazione, tra cui:

* La nullità degli avvisi di addebito presupposti per vizi di notifica.
* L’intervenuta prescrizione quinquennale del credito contributivo.
* La violazione dello Statuto del Contribuente per carenza di motivazione.
* Il mancato invio della Comunicazione di Avvenuta Notifica (CAN).

In sostanza, il contribuente sosteneva di non aver mai ricevuto correttamente gli atti originari e che, in ogni caso, il diritto a riscuotere tali somme fosse ormai estinto per il decorso del tempo.

La difesa degli enti: notifiche regolari e atti interruttivi

Sia l’ente previdenziale che l’Agente della Riscossione si sono costituiti in giudizio, contestando le affermazioni del ricorrente. La difesa ha sostenuto che tutti gli avvisi di addebito erano stati ritualmente notificati presso l’indirizzo di residenza del debitore. Inoltre, hanno evidenziato che la prescrizione era stata interrotta da diversi atti, tra cui una precedente intimazione di pagamento e un preavviso di ipoteca, anch’essi regolarmente notificati. Infine, è stata richiamata la normativa emergenziale COVID, che aveva sospeso i termini di prescrizione per un determinato periodo.

La validità della notifica degli avvisi di addebito secondo il Giudice

Il Tribunale di Milano ha respinto integralmente il ricorso, ritenendolo infondato. Il punto centrale della decisione riguarda proprio la validità della notifica degli avvisi di addebito.

Il giudice ha chiarito che, trattandosi di atti amministrativi e non giudiziari, la notifica eseguita dall’Agente della Riscossione non deve seguire le complesse procedure previste per gli atti processuali (come la L. 890/82), ma le norme speciali più snelle (art. 26 D.P.R. 602/73). Questo significa che:

1. La notifica tramite servizio postale con raccomandata è pienamente valida.
2. Non è necessaria la redazione di una relazione di notifica (relata).
3. Non è obbligatorio l’invio della Comunicazione di Avvenuta Notifica (CAN).

Le ricevute di ritorno delle raccomandate, che provavano l’avvenuta consegna presso l’indirizzo del destinatario, sono state considerate prove sufficienti, con efficacia di atto pubblico. Pertanto, l’eccezione sulla nullità delle notifiche è stata rigettata.

Prescrizione e atti interruttivi

Anche l’eccezione di prescrizione è stata respinta. Il Tribunale ha accertato che, prima dell’intimazione di pagamento impugnata, erano stati notificati al debitore altri atti (un’intimazione nel 2019 e un preavviso di ipoteca nel 2023) che avevano l’effetto di interrompere il decorso della prescrizione. Ogni atto interruttivo fa ripartire da capo il termine quinquennale. Sommando a questo la sospensione dei termini prevista dalla legislazione anti-Covid, alla data dell’ultima intimazione il credito non era affatto prescritto.

Le motivazioni

La decisione del Tribunale si fonda su un consolidato orientamento giurisprudenziale. Il giudice ha ribadito che l’opposizione agli atti esecutivi per vizi formali deve essere proposta entro il termine perentorio di 20 giorni dalla conoscenza dell’atto, termine che nel caso di specie non era stato rispettato. Per quanto riguarda la motivazione dell’atto impugnato, la sentenza ha specificato che per gli atti della riscossione è sufficiente una motivazione sintetica, che indichi gli estremi degli atti presupposti e le relative date di notifica, elementi tutti presenti nell’intimazione di pagamento. Infine, il Tribunale ha chiarito il riparto della legittimazione passiva: per i vizi procedurali della riscossione (come la notifica), il contraddittore corretto è l’Agente della Riscossione; per le questioni che attengono all’esistenza stessa del debito, è l’ente creditore.

Le conclusioni

La sentenza conferma un principio fondamentale: la procedura di notifica degli atti della riscossione è semplificata rispetto a quella degli atti giudiziari e la prova della ricezione tramite raccomandata è sufficiente a renderla valida. Per i contribuenti, ciò significa che è essenziale non sottovalutare alcun atto ricevuto dall’Agente della Riscossione e agire tempestivamente in caso di contestazioni, rispettando i brevi termini di decadenza. La decisione ribadisce inoltre l’importanza degli atti interruttivi, che possono prolungare notevolmente i termini di prescrizione di un debito, rendendolo esigibile anche a distanza di molti anni dalla sua origine.

La notifica di un avviso di addebito tramite posta raccomandata è valida?
Sì, la sentenza conferma che per gli atti amministrativi come gli avvisi di addebito, la notifica eseguita dall’agente della riscossione tramite servizio postale è pienamente valida e non richiede le formalità più stringenti previste per gli atti giudiziari, come l’invio della Comunicazione di Avvenuta Notifica (CAN).

Cosa succede ai termini di prescrizione in caso di atti interruttivi?
La notifica di atti come un’intimazione di pagamento o un preavviso di ipoteca interrompe la prescrizione. Ciò significa che il termine (solitamente di cinque anni per i contributi) ricomincia a decorrere da capo dalla data di notifica di ciascun atto interruttivo.

Chi bisogna citare in giudizio se si contesta la regolarità della notifica o l’esistenza del debito?
Secondo la sentenza, se si contesta un vizio procedurale della riscossione (come un difetto di notifica), il soggetto corretto da citare in giudizio (legittimato passivo) è l’Agente della Riscossione. Se, invece, la contestazione riguarda l’esistenza stessa del debito, il legittimato passivo è l’ente creditore (es. l’istituto previdenziale).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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