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Notifica atto impositivo: la prova con la CAD è cruciale

Una contribuente si opponeva a un avviso di addebito per contributi non versati. La Corte d’Appello riteneva l’opposizione inammissibile, considerando valida la notifica effettuata tramite semplice raccomandata nonostante l’assenza della destinataria. La Corte di Cassazione ha cassato la sentenza, stabilendo che in caso di notifica a mezzo posta di un atto impositivo e di assenza temporanea del destinatario, la prova del perfezionamento si ha solo con la produzione in giudizio dell’avviso di ricevimento della seconda raccomandata informativa (la c.d. CAD), che attesta l’avvenuto deposito dell’atto.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Notifica atto impositivo: la prova del perfezionamento richiede la ricevuta della CAD

La corretta notifica atto impositivo è un pilastro fondamentale per la validità delle pretese di enti previdenziali e fiscali. Senza una notifica eseguita a regola d’arte, il contribuente potrebbe non venire mai a conoscenza del debito, con gravi conseguenze sulla sua possibilità di difesa. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione, la n. 9125/2024, torna su un punto cruciale: cosa serve per provare che la notifica sia andata a buon fine quando il destinatario è temporaneamente assente? La risposta, come vedremo, rafforza le tutele per il cittadino.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dall’opposizione di una lavoratrice autonoma a un avviso di addebito emesso da un ente previdenziale per il mancato pagamento di contributi relativi al periodo 2010-2013. In primo grado, il giudice aveva accolto le ragioni della contribuente.

La Corte d’Appello, tuttavia, ribaltava la decisione. Accogliendo il ricorso dell’ente, i giudici di secondo grado dichiaravano l’opposizione inammissibile perché tardiva. Il punto centrale della loro decisione era che la notifica dell’avviso di addebito, effettuata tramite una semplice raccomandata postale, era da considerarsi rituale e perfezionata, anche in assenza della destinataria. Secondo la Corte d’Appello, non era necessaria una seconda raccomandata informativa per completare la procedura.

Insoddisfatta, la contribuente ha portato il caso dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando la violazione delle norme che regolano la notifica a mezzo posta.

La prova della notifica atto impositivo in caso di assenza

La questione giuridica sottoposta alla Suprema Corte era di fondamentale importanza pratica: quando un ente si avvale del servizio postale per notificare un atto, quali documenti deve produrre in giudizio per dimostrare che la notifica si è perfezionata, specialmente se il destinatario non era in casa al momento della consegna?

L’ente previdenziale sosteneva che le regole applicabili fossero quelle generiche sulla consegna di una raccomandata. La contribuente, al contrario, insisteva sull’applicazione delle norme più stringenti previste dalla legge n. 890/1982, che disciplinano specificamente la notifica di atti giudiziari e stragiudiziali a mezzo posta. Secondo questa tesi, in caso di assenza temporanea (c.d. irreperibilità relativa), non basta depositare l’atto all’ufficio postale, ma è necessario inviare una seconda raccomandata, la Comunicazione di Avvenuto Deposito (CAD), e soprattutto, provare che quest’ultima sia giunta a conoscenza del destinatario.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della contribuente, cassando la sentenza d’appello. I giudici hanno richiamato un principio di diritto ormai consolidato, espresso dalle Sezioni Unite con la sentenza n. 10012 del 2021.

Il principio è il seguente: quando la notifica atto impositivo avviene tramite servizio postale diretto (senza l’intermediazione di un ufficiale giudiziario) e il destinatario è temporaneamente assente, la prova del perfezionamento della procedura può essere fornita esclusivamente mediante la produzione in giudizio dell’avviso di ricevimento della raccomandata che comunica l’avvenuto deposito dell’atto (la CAD).

In altre parole, non è sufficiente per l’ente dimostrare di aver spedito la CAD. È indispensabile che produca in tribunale la “cartolina” di ritorno di questa seconda raccomandata, perché solo quel documento attesta che l’informazione del deposito è effettivamente giunta nella sfera di conoscibilità del destinatario. La Corte ha chiarito che questo requisito è inderogabile e serve a garantire il diritto di difesa del cittadino, assicurando che sia stato messo nelle condizioni concrete di sapere che un atto importante lo attende all’ufficio postale.

La decisione della Corte d’Appello, che aveva ritenuto superflua questa prova, è stata quindi giudicata errata in diritto.

Le Conclusioni

L’ordinanza in commento ribadisce un principio di garanzia fondamentale per tutti i contribuenti. Gli enti impositori che utilizzano la notifica postale diretta devono essere estremamente rigorosi nella gestione della procedura. Per avere la certezza di poter far valere le proprie pretese in giudizio, devono conservare e, se necessario, produrre non solo la prova della prima tentata consegna, ma anche e soprattutto l’avviso di ricevimento della CAD.

Per il cittadino, questa pronuncia significa una maggiore tutela. Se un ente non è in grado di fornire la prova completa e corretta della notifica, l’atto impositivo può essere considerato nullo o inefficace, e i termini per l’impugnazione non iniziano a decorrere. La Corte di Cassazione ha quindi annullato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte d’Appello di Roma, che dovrà ora decidere nuovamente la controversia, attenendosi a questo imprescindibile principio di diritto.

Quando si considera completata la notifica di un atto impositivo via posta se il destinatario è temporaneamente assente?
La notifica si perfeziona solo quando l’ente notificante produce in giudizio l’avviso di ricevimento della seconda raccomandata (la Comunicazione di Avvenuto Deposito o CAD), che informa il destinatario del deposito dell’atto presso l’ufficio postale. La sola prova della spedizione di tale comunicazione non è sufficiente.

È sufficiente per un ente creditore dimostrare di aver spedito la raccomandata informativa (CAD)?
No. Secondo la Corte di Cassazione, basandosi su un principio delle Sezioni Unite, è indispensabile produrre l’avviso di ricevimento della CAD. Questo documento è la prova esclusiva che la procedura di notifica si è perfezionata correttamente.

Qual è la conseguenza pratica se l’ente non fornisce la prova completa della notifica come richiesto dalla legge?
Se l’ente non produce in giudizio l’avviso di ricevimento della CAD, la notifica dell’atto impositivo non può ritenersi provata. Di conseguenza, l’atto potrebbe essere considerato nullo o inefficace e un’eventuale opposizione del cittadino, precedentemente giudicata tardiva, dovrà essere riesaminata nel merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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