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Notifica atti INPS: vale la compiuta giacenza?

Una società contesta la notifica di atti INPS per contributi non versati, sostenendo la nullità per mancato invio della raccomandata informativa (CAD) dopo un tentativo di consegna fallito. La Cassazione rigetta il ricorso, stabilendo che per la notifica diretta a mezzo posta vale la presunzione di conoscenza con la compiuta giacenza, senza necessità di ulteriori formalità.

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Notifica atti INPS: la Cassazione conferma la validità con la compiuta giacenza

La corretta notifica degli atti INPS è un momento cruciale nel rapporto tra l’ente previdenziale e le aziende. Un vizio di notifica può compromettere l’intera procedura di riscossione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale in materia: quando la notifica avviene direttamente tramite servizio postale, la presunzione di conoscenza scatta con la cosiddetta ‘compiuta giacenza’, senza che siano necessarie le complesse formalità previste per le notificazioni giudiziarie.

Il caso: un avviso di addebito e la contestata notifica

Una società in liquidazione si era opposta a un avviso di addebito da oltre 600.000 euro, emesso dall’INPS per omessi versamenti di contributi previdenziali. La società sosteneva la nullità dell’intero procedimento, eccependo un vizio nella notifica del verbale ispettivo, considerato l’atto presupposto (o ‘prodromico’) dell’avviso di addebito.

Secondo la tesi difensiva, la notifica del verbale, tentata a mezzo posta, non si era perfezionata. A seguito della temporanea irreperibilità del destinatario, l’agente postale avrebbe omesso di inviare la seconda raccomandata informativa, la Comunicazione di Avvenuto Deposito (CAD), ritenuta indispensabile per perfezionare la notifica per compiuta giacenza.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano respinto le ragioni della società, spingendola a ricorrere in Cassazione.

I motivi del ricorso e la validità della notifica atti INPS

La società ha basato il suo ricorso in Cassazione su tre motivi principali:

1. Violazione delle norme sulla notifica a mezzo posta: Si denunciava la mancata applicazione delle formalità previste dalla legge n. 890/82, in particolare l’omesso invio della CAD.
2. Violazione dell’art. 140 c.p.c.: Anche in questo caso, si lamentava il mancato rispetto delle garanzie procedurali in caso di irreperibilità relativa del destinatario.
3. Violazione dei termini: Si sosteneva che la notifica fosse avvenuta oltre il termine di 90 giorni previsto dalla legge.

La Suprema Corte ha esaminato congiuntamente i primi due motivi, ritenendoli infondati, e ha dichiarato inammissibile il terzo.

Le motivazioni della Corte

La Cassazione ha chiarito un punto dirimente: la notifica degli atti impositivi, inclusi quelli dell’INPS, può seguire due strade alternative: le forme del codice di rito oppure la notifica diretta a mezzo del servizio postale. In quest’ultimo caso, la procedura non è disciplinata dalle rigide norme sulle notificazioni a mezzo posta degli atti giudiziari (L. 890/1982), ma dalle più semplici regole che governano le raccomandate ordinarie.

Di conseguenza, non sono necessarie né la redazione di una relata di notifica, né annotazioni specifiche sull’avviso di ricevimento. L’atto si presume validamente consegnato una volta giunto all’indirizzo del destinatario. Se il destinatario è temporaneamente assente, la notifica si perfeziona con la ‘compiuta giacenza’, ovvero al termine del periodo di deposito dell’atto presso l’ufficio postale.

La Corte ha specificato che, in questo contesto, la presunzione di conoscenza opera pienamente (art. 1335 c.c.) e può essere vinta solo se il destinatario prova, senza sua colpa, di essere stato nell’impossibilità di averne notizia. L’invio della CAD, pertanto, non è un requisito di validità, poiché la Corte ha ritenuto implicitamente accertata la sua emissione con il perfezionamento della giacenza.

Per quanto riguarda il terzo motivo, relativo al superamento del termine di 90 giorni, la Cassazione lo ha dichiarato inammissibile. La Corte d’Appello aveva già rilevato che tale eccezione era stata sollevata tardivamente nel giudizio di primo grado, e la società ricorrente non aveva adeguatamente contestato questa specifica statuizione.

Le conclusioni

L’ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale cruciale per la notifica degli atti INPS. Le aziende devono essere consapevoli che la notifica diretta a mezzo raccomandata si perfeziona con la compiuta giacenza, attivando la presunzione legale di conoscenza. Ignorare un avviso di giacenza o non ritirare una raccomandata presso l’ufficio postale non impedisce alla notifica di produrre i suoi effetti. È onere del destinatario dimostrare un’impossibilità incolpevole a ricevere l’atto per superare tale presunzione, una prova spesso molto difficile da fornire. Questa decisione sottolinea l’importanza di una gestione attenta e diligente della corrispondenza in arrivo per evitare di incorrere in decadenze o preclusioni.

Quando si perfeziona la notifica di un atto dell’INPS inviato direttamente tramite servizio postale?
La notifica si perfeziona con la compiuta giacenza, ovvero dopo il decorso del periodo di deposito presso l’ufficio postale, nel caso in cui il destinatario sia temporaneamente assente al momento della consegna. L’atto si presume così legalmente conosciuto.

È necessaria la spedizione della raccomandata informativa (CAD) per la validità della notifica per compiuta giacenza in questi casi?
No, secondo la Corte, quando si utilizza la notifica diretta a mezzo posta, non si applicano le rigide regole delle notificazioni giudiziarie. La procedura segue le norme del servizio postale ordinario, per cui la compiuta giacenza è sufficiente a perfezionare la notifica, presumendo la conoscenza dell’atto da parte del destinatario.

Cosa succede se un’eccezione, come il superamento di un termine di notifica, viene sollevata tardivamente nel corso del processo?
Se un motivo di contestazione viene proposto per la prima volta in una fase processuale avanzata (ad esempio, dopo la scadenza dei termini per le memorie iniziali), il giudice può ritenerlo inammissibile per tardività. Se tale decisione non viene specificamente contestata nei successivi gradi di giudizio, la questione non può più essere esaminata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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