LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Nomina dirigenziale: discrezionalità e buona fede

Un ricercatore con un curriculum di alto profilo si è visto preferire un altro candidato per un ruolo direttivo in un ente di ricerca pubblico. La Corte di Cassazione ha ritenuto legittima la scelta dell’amministrazione, chiarendo che nella nomina dirigenziale, se la procedura lo consente, è possibile valutare discrezionalmente anche le capacità manageriali e di mediazione, oltre ai meri titoli scientifici, purché la decisione non sia arbitraria e rispetti i principi di buona fede.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Nomina Dirigenziale Pubblica: Quando il Curriculum Non Basta

Nel contesto delle selezioni pubbliche, la trasparenza e il merito sono principi cardine. Ma cosa succede quando, a fronte di un curriculum eccellente, l’amministrazione sceglie un altro candidato? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta proprio un caso di nomina dirigenziale in un ente di ricerca, stabilendo importanti confini tra valutazione dei titoli e discrezionalità della scelta.

I Fatti di Causa: Una Selezione Contestata

Un ricercatore di alto livello, dipendente di un prestigioso istituto nazionale di astrofisica, partecipava a una selezione per la posizione di Direttore di un osservatorio. Il suo profilo professionale e scientifico appariva, sulla carta, superiore a quello dell’altro principale candidato, un astronomo di livello inferiore e con minore anzianità.

La procedura di selezione prevedeva che una commissione esaminatrice, dopo aver valutato i curricula e svolto colloqui, indicasse una “rosa” di candidati idonei, senza stilare una graduatoria di merito. La scelta finale spettava poi al Consiglio di Amministrazione dell’ente. La commissione individuò entrambi i candidati come idonei, ma il CdA scelse il concorrente del nostro ricercatore.

Ritenendo la scelta ingiusta e illegittima, il ricercatore si è rivolto al giudice. In primo grado, il Tribunale gli ha dato ragione, condannando l’ente al risarcimento del danno per perdita di chance. Tuttavia, la Corte d’Appello ha ribaltato la decisione, ritenendo la procedura e la scelta finale del tutto legittime.

Il Percorso Giudiziario e la Decisione sulla Nomina Dirigenziale

La questione centrale è giunta dinanzi alla Corte di Cassazione: fino a che punto la Pubblica Amministrazione può esercitare la propria discrezionalità in una nomina dirigenziale quando uno dei candidati possiede titoli palesemente superiori?

Il ricorrente sosteneva che l’amministrazione, scegliendo un candidato con un profilo meno qualificato, avesse agito in violazione dei principi di correttezza e buona fede. La Corte d’Appello, invece, aveva valorizzato la natura della procedura: non un concorso pubblico basato su una graduatoria, ma una selezione finalizzata a individuare una rosa di candidati idonei, tra i quali l’organo di vertice avrebbe poi operato una scelta discrezionale. Secondo i giudici di secondo grado, la scelta finale non si basava solo sui curricula, ma anche su altri elementi come i colloqui e le consultazioni con il personale, che avevano fatto emergere nel candidato prescelto migliori doti manageriali, di dialogo e mediazione, considerate essenziali per un ruolo non solo scientifico ma anche gestionale e amministrativo.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte d’Appello. I giudici supremi hanno chiarito che il ricorrente non aveva colto la ratio decidendi della sentenza impugnata. La procedura era legittimamente strutturata in due fasi distinte:

1. Fase di valutazione tecnica: La commissione aveva il compito di verificare l’idoneità dei candidati, senza creare una classifica. In questa fase, entrambi i candidati sono stati ritenuti idonei a ricoprire l’incarico.
2. Fase di scelta discrezionale: Il Consiglio di Amministrazione, sulla base della rosa di idonei e degli elementi forniti dalla commissione (inclusi esiti dei colloqui e consultazioni), aveva il potere di scegliere il candidato ritenuto più adatto a realizzare l’interesse pubblico, valorizzando non solo la statura scientifica ma anche le capacità gestionali e di leadership.

La Corte ha sottolineato che non si trattava di un incarico di pura ricerca scientifica, ma di un ruolo di gestione amministrativa di una struttura complessa. Pertanto, era del tutto logico e non arbitrario dare priorità a qualità manageriali come la capacità di dialogo e mediazione, ritenute indispensabili per il buon funzionamento dell’ente. La scelta non è stata un abuso di potere, ma un esercizio ponderato della discrezionalità amministrativa, immune da vizi logici o giuridici.

Conclusioni

Questa ordinanza offre una lezione fondamentale per chiunque aspiri a incarichi apicali nel settore pubblico. Un curriculum eccezionale è un punto di partenza fondamentale, ma non sempre è un punto di arrivo garantito. Nelle procedure di nomina dirigenziale che prevedono una scelta discrezionale finale, la Pubblica Amministrazione ha il potere e il dovere di valutare un insieme più ampio di competenze. Le cosiddette soft skills – leadership, capacità di gestione del personale, attitudine alla mediazione – possono legittimamente prevalere su un profilo tecnico-scientifico superiore, se ritenute più funzionali al perseguimento dell’interesse pubblico specifico per quella posizione. La chiave, come sempre, risiede nella correttezza della procedura e nell’assenza di arbitrarietà e irragionevolezza nella motivazione della scelta finale.

In una procedura di nomina dirigenziale, un curriculum scientificamente superiore garantisce l’incarico?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che, se la procedura selettiva non prevede una graduatoria di merito ma una rosa di candidati idonei, l’amministrazione può esercitare una scelta discrezionale. In tale contesto, può legittimamente dare prevalenza a capacità manageriali, relazionali e di leadership rispetto a titoli scientifici o accademici superiori, se queste competenze sono ritenute più adatte a soddisfare l’interesse pubblico per la specifica posizione da ricoprire.

Qual è il limite della discrezionalità della Pubblica Amministrazione in una selezione?
La discrezionalità non è illimitata. Deve essere esercitata nel rispetto dei principi di correttezza e buona fede, senza sfociare nell’arbitrarietà o nell’irragionevolezza. La scelta deve essere motivata e finalizzata al perseguimento dell’interesse pubblico, basandosi su tutti gli elementi istruttori legittimamente acquisiti durante la procedura, come curricula, colloqui e consultazioni.

In una selezione pubblica, i colloqui e le consultazioni interne possono avere un peso maggiore dei titoli?
Sì. Secondo la decisione in esame, elementi come gli esiti dei colloqui con i candidati e la consultazione del personale della struttura sono fattori validi che l’amministrazione può utilizzare per la sua scelta finale. Questi strumenti permettono di valutare aspetti non emergenti dal solo curriculum, come le attitudini gestionali e di leadership, che possono essere considerati decisivi per l’assegnazione di un incarico dirigenziale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati