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Nesso di occasionalità: la responsabilità della P.A.

Un cittadino, feritosi mentre assisteva un dipendente comunale, si è visto negare il risarcimento nei primi due gradi di giudizio per l’assenza di un rapporto di lavoro. La Cassazione ha ribaltato la decisione, affermando la responsabilità del Comune in base al principio del nesso di occasionalità: l’ente risponde del fatto illecito del proprio dipendente se commesso nell’esercizio delle sue funzioni, a prescindere da un contratto formale con il danneggiato, che in questo caso va considerato un terzo.

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Pubblicato il 21 agosto 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Responsabilità della P.A.: Quando Scatta il Nesso di Occasionalità?

La questione della responsabilità della Pubblica Amministrazione per gli atti compiuti dai propri dipendenti è un tema di grande rilevanza. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione chiarisce i confini di tale responsabilità, soffermandosi sul principio fondamentale del nesso di occasionalità. Questo concetto stabilisce che un ente pubblico può essere chiamato a rispondere dei danni causati da un suo impiegato, anche quando la vittima non ha un legame contrattuale diretto con l’ente stesso. Analizziamo insieme i dettagli di questo caso emblematico.

I Fatti del Caso: Un Incidente Durante la Potatura

Un cittadino si offriva di aiutare un dipendente comunale nelle operazioni di potatura di alcuni alberi in una piazza pubblica. Durante l’intervento, mentre si trovava sulla benna di una macchina operatrice di proprietà del Comune, una manovra errata del conducente (il dipendente comunale) ne provocava la caduta, con conseguenti gravi lesioni. Il cittadino agiva quindi in giudizio contro il Comune per ottenere il risarcimento dei danni subiti.

Il Percorso Giudiziario e l’Errata Qualificazione Giuridica

Sia in primo grado che in appello, la domanda di risarcimento veniva respinta. I giudici di merito avevano fondato la loro decisione sulla mancanza di un rapporto di lavoro formale tra il danneggiato e il Comune. Secondo la loro interpretazione, non potendo applicare la norma sulla tutela delle condizioni di lavoro (art. 2087 c.c.), non vi era fondamento per la richiesta risarcitoria. In sostanza, l’assenza di un contratto aveva precluso ogni altra valutazione sulla responsabilità dell’ente.

La Decisione della Cassazione e il Principio del Nesso di Occasionalità

La Corte di Cassazione ha completamente ribaltato la prospettiva. Ha accolto il ricorso del cittadino, cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa per un nuovo esame. Il punto cruciale, secondo la Suprema Corte, non era l’esistenza di un rapporto di lavoro, ma la sussistenza di un nesso di occasionalità tra l’attività svolta dal dipendente comunale e il danno procurato. La responsabilità della Pubblica Amministrazione per il fatto illecito del proprio dipendente trova fondamento nell’art. 2049 c.c., che non richiede un contratto di lavoro con la vittima.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che la responsabilità del datore di lavoro (in questo caso, il Comune) sorge ogni volta che l’atto illecito del dipendente sia stato reso possibile o comunque agevolato dalle mansioni a lui affidate. Non è necessario che il datore abbia impartito un ordine specifico o che abbia colpa nella vigilanza. È sufficiente che esista un legame funzionale, una connessione, tra il lavoro e il danno.

Nel caso specifico, il dipendente comunale stava agendo per conto dell’ente, utilizzando un mezzo del Comune per eseguire un compito pubblico (la potatura degli alberi). L’incidente non si sarebbe potuto verificare senza l’esercizio di tali funzioni pubbliche. Di conseguenza, il cittadino ferito, pur agendo volontariamente, deve essere considerato a tutti gli effetti un ‘terzo’ danneggiato dall’operato di un dipendente della P.A. nell’esercizio delle sue incombenze. L’errata qualificazione giuridica operata dai giudici di merito, che si sono focalizzati sull’art. 2087 c.c. anziché sull’art. 2049 c.c., ha portato a una decisione ingiusta, che la Cassazione ha prontamente corretto.

Conclusioni

Questa ordinanza rafforza un principio di giustizia sostanziale: la Pubblica Amministrazione ha il dovere di rispondere dei danni che i suoi dipendenti causano a terzi nello svolgimento delle loro funzioni. La tutela del cittadino non può essere subordinata alla presenza di un formale contratto. Il criterio determinante è il nesso di occasionalità: se l’attività del dipendente, fonte del danno, rientra nel quadro delle sue mansioni, l’ente è tenuto a risarcire. Questa decisione rappresenta un importante monito per le amministrazioni pubbliche sulla necessità di garantire la sicurezza in tutte le operazioni svolte dai propri incaricati, proteggendo non solo i lavoratori ma anche i cittadini che, a vario titolo, possono essere coinvolti.

Un ente pubblico è responsabile se un cittadino si ferisce aiutando volontariamente un suo dipendente?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, l’ente è responsabile se il danno è stato causato da un comportamento illecito del dipendente nell’esercizio delle sue funzioni. Il cittadino danneggiato è considerato un terzo e la responsabilità si fonda sul principio del nesso di occasionalità (art. 2049 c.c.).

Che cos’è il nesso di occasionalità necessaria?
È il legame che deve esistere tra le mansioni affidate a un dipendente e l’atto illecito che ha causato il danno. La responsabilità del datore di lavoro sorge quando l’esercizio di quelle funzioni ha reso possibile o agevolato la condotta dannosa, anche se il dipendente ha agito in modo deviato o abusivo.

L’assenza di un contratto di lavoro tra il danneggiato e la Pubblica Amministrazione esclude il diritto al risarcimento?
No. La Corte ha chiarito che la responsabilità della P.A. per il fatto del proprio dipendente non presuppone un rapporto di lavoro tra l’ente e il danneggiato. La tutela si estende ai terzi e si basa sulla connessione funzionale tra il compito del dipendente e l’evento dannoso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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