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Nesso causale e prova: il limite del giudizio in Cassazione

Un proprietario immobiliare ha citato in giudizio un ente pubblico per i danni (fessurazioni) al suo edificio, attribuiti al traffico pesante su una strada adiacente. Dopo una vittoria in primo grado, la Corte d’Appello ha ribaltato la decisione, negando la sussistenza di un nesso causale certo. La Corte di Cassazione ha confermato quest’ultima sentenza, dichiarando il ricorso inammissibile. La Corte ha chiarito che il ricorso non lamentava un errore di diritto, ma mirava a un riesame delle prove e dei fatti, attività preclusa nel giudizio di legittimità.

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Nesso Causale e Prova del Danno: i Limiti del Ricorso in Cassazione

In materia di risarcimento del danno, la prova del nesso causale tra la condotta (o la cosa in custodia) e il pregiudizio subito è un elemento fondamentale. Senza questa prova, nessuna richiesta di risarcimento può essere accolta. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un’importante lezione sui limiti entro cui è possibile contestare la valutazione di tale prova nel giudizio di legittimità, distinguendo nettamente tra un riesame del merito e un errore di diritto.

I Fatti del Caso: Fessurazioni, Traffico Pesante e la Causa in Tribunale

Il proprietario di un immobile citava in giudizio l’ente pubblico responsabile della manutenzione di una strada provinciale adiacente alla sua proprietà. L’attore lamentava la comparsa di fessurazioni sull’edificio, a suo dire causate dalle vibrazioni prodotte dal traffico veicolare pesante, inadeguato per quella strada. La richiesta era basata sulla responsabilità per danno da cose in custodia (art. 2051 c.c.).

In primo grado, il Tribunale, anche grazie a una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU), accoglieva la domanda e condannava l’ente al risarcimento. La Corte d’Appello, tuttavia, ribaltava la decisione. Secondo i giudici di secondo grado, non era stata raggiunta la prova certa, secondo il criterio del “più probabile che non”, che le fessurazioni fossero state causate proprio dal traffico pesante, accogliendo le tesi difensive dell’ente pubblico.

Il Ricorso in Cassazione: Omissione di Esame e Violazione di Legge

Contro la sentenza d’appello, il proprietario proponeva ricorso per cassazione basato su due motivi principali:

1. Omesso esame di un fatto decisivo: Si lamentava che la Corte d’Appello non avesse considerato adeguatamente la circostanza, emersa dalla CTU, che il quadro fessurativo non aveva subito evoluzioni tra il 2006 e il 2013. Questo fatto, secondo il ricorrente, era decisivo per individuare la causa del danno nelle vibrazioni del traffico pesante concentrate nel periodo 2002-2005.
2. Violazione di norme di diritto: Si denunciava l’errata applicazione delle norme sul nesso causale (artt. 40 e 41 c.p.). Secondo il ricorrente, la Corte d’Appello aveva errato nel ritenere non provata la causa del danno, nonostante la CTU avesse escluso tutte le altre ipotesi alternative proposte dall’ente.

La Decisione della Cassazione e il ruolo del nesso causale

La Corte di Cassazione ha dichiarato entrambi i motivi inammissibili, confermando la decisione della Corte d’Appello. La decisione si fonda su un principio cardine della procedura civile: la distinzione tra il giudizio di merito e quello di legittimità.

Le Motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha spiegato che il ricorrente, pur formulando le sue critiche come “omesso esame” e “violazione di legge”, stava in realtà chiedendo una nuova e diversa valutazione delle prove, in particolare delle risultanze della CTU e delle fotografie prodotte. Questa attività, però, è riservata ai giudici di primo e secondo grado (i cosiddetti giudici di merito).

Con riferimento al primo motivo, la Corte ha osservato che la Corte d’Appello non aveva omesso di esaminare il fatto della mancata progressione delle fessure, ma lo aveva valutato in modo diverso da quanto auspicato dal ricorrente. Aveva infatti ritenuto più convincenti le argomentazioni del consulente tecnico della parte pubblica, confutando le conclusioni della CTU. Lamentare questo non è denunciare un’omissione, ma contestare l’esito di una valutazione di merito, cosa non permessa in Cassazione.

Anche riguardo al secondo motivo, la Corte ha ribadito che, dietro la pretesa violazione delle norme sul nesso causale, si celava il tentativo di ottenere una diversa ricostruzione dei fatti. La Corte d’Appello aveva motivato in modo logico e coerente perché riteneva più affidabile il percorso tecnico del consulente dell’ente rispetto a quello della CTU. Una motivazione del genere, in quanto attinente a elementi puramente fattuali, non è sindacabile in sede di legittimità se non per vizi talmente gravi da renderla incomprensibile o meramente apparente, cosa che in questo caso non sussisteva.

Le Conclusioni

L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale: il ricorso per cassazione non è un “terzo grado di giudizio” dove si possono ridiscutere i fatti e le prove. È uno strumento per controllare la corretta applicazione delle norme di diritto e la coerenza logica della motivazione, entro limiti ben definiti. Chi intende contestare la valutazione del nesso causale deve essere consapevole che, se la decisione del giudice di merito è basata su una motivazione logica e non contraddittoria, le possibilità di successo in Cassazione sono estremamente ridotte. La battaglia sulla prova dei fatti si combatte e si vince nei primi due gradi di giudizio, fornendo al giudice elementi chiari, univoci e convincenti a sostegno della propria tesi.

Quando può essere contestata in Cassazione la valutazione sul nesso causale fatta da un giudice?
La valutazione sul nesso causale può essere contestata in Cassazione solo se si configura come un errore di diritto o se la motivazione della sentenza è talmente viziata da essere inesistente o puramente apparente. Non è possibile, invece, chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove (come una perizia) per giungere a una conclusione fattuale diversa.

Qual è la differenza tra omesso esame di un fatto e una diversa valutazione dello stesso?
L’omesso esame, rilevante per il ricorso in Cassazione, si verifica quando il giudice ignora completamente un fatto storico decisivo che è stato discusso tra le parti. La diversa valutazione, invece, si ha quando il giudice prende in considerazione quel fatto ma lo interpreta in modo diverso da come vorrebbe una delle parti. Quest’ultima attività è un’espressione del potere del giudice di merito e non è di per sé motivo di ricorso in Cassazione.

Perché il ricorso del proprietario è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché, secondo la Corte di Cassazione, il proprietario non stava denunciando veri errori di diritto, ma stava criticando la scelta della Corte d’Appello di dare più credito alle argomentazioni del consulente tecnico della controparte piuttosto che a quelle del CTU nominato dal tribunale. Questa è una valutazione di merito, non un errore di diritto, e quindi non può essere oggetto del giudizio di Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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