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NCC Venezia: Cassazione annulla sanzioni discriminatorie

Una società di noleggio con conducente (NCC) è stata multata dal Comune di Venezia per aver operato nel centro storico con un’autorizzazione rilasciata da un altro Comune. La Corte di Cassazione ha annullato le sanzioni, giudicando l’ordinanza comunale illegittima e discriminatoria. La Corte ha stabilito che limitare l’accesso agli operatori NCC a Venezia in base alla provenienza della licenza viola i principi di concorrenza e costituisce un eccesso di potere, disapplicando la norma locale.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Commerciale, Giurisprudenza Civile

NCC Venezia: Stop alle Sanzioni Discriminatorie, la Cassazione Annulla l’Ordinanza Comunale

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha messo un punto fermo sulla regolamentazione del servizio NCC a Venezia, dichiarando illegittime le restrizioni imposte dal Comune agli operatori con licenza rilasciata da altre municipalità. Questa decisione, annullando diverse sanzioni amministrative, rafforza i principi di libera concorrenza e di non discriminazione, stabilendo che le normative locali non possono creare barriere ingiustificate all’esercizio di un’attività economica.

I Fatti: la Controversia tra una Società NCC e il Comune

Il caso nasce dall’opposizione di una società di noleggio con conducente (NCC) a cinque ordinanze-ingiunzioni emesse dal Comune di Venezia. Le sanzioni contestavano alla società di aver fatto transitare i propri motoscafi, adibiti a trasporto persone, nel centro storico di Venezia nonostante fosse titolare di un’autorizzazione rilasciata da un altro Comune della gronda lagunare.

Le violazioni si basavano su un’ordinanza dirigenziale comunale (n. 310/2006) che, di fatto, vietava o limitava fortemente l’accesso alle acque della Zona a Traffico Limitato (ZTL) cittadina ai natanti NCC non autorizzati direttamente dal Comune di Venezia. Mentre il Giudice di Pace aveva inizialmente dato ragione alla società, il Tribunale, in sede di appello, aveva parzialmente riformato la decisione, ritenendo legittima la restrizione all’accesso.
La società ha quindi presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che l’ordinanza comunale violasse normative nazionali ed europee in materia di concorrenza e libera circolazione dei servizi.

La Decisione della Cassazione sul Servizio NCC Venezia

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della società, ribaltando la sentenza del Tribunale. La Corte ha dichiarato estinto il ricorso principale del Comune (a seguito di rinuncia) e ha cassato la sentenza impugnata per quanto riguarda il ricorso della società.
Decidendo nel merito, ha annullato le originarie ordinanze-ingiunzioni. Il fulcro della decisione risiede nel principio per cui la potestà normativa di un Comune in materia di servizi pubblici non di linea, come l’NCC, deve muoversi entro i binari fissati dalla legislazione statale e regionale, senza poter introdurre limitazioni discriminatorie.

Le Motivazioni: Perché l’Ordinanza Comunale è Illegittima

La Corte ha ritenuto l’ordinanza dirigenziale del Comune di Venezia viziata per eccesso di potere. Le motivazioni principali sono le seguenti:

1. Violazione della Gerarchia delle Fonti: La potestà regolamentare comunale è residuale e deve armonizzarsi con le leggi statali (L. n. 21/1992) e regionali (L.R. Veneto n. 63/1993). Nessuna di queste norme di rango superiore consente a un Comune di discriminare gli operatori NCC in base al luogo di rilascio dell’autorizzazione.
2. Discriminazione e Distorsione della Concorrenza: L’ordinanza creava una disciplina differenziata ingiustificata. Imponeva un divieto di ingresso nella ZTL cittadina solo agli operatori autorizzati da altri Comuni, favorendo di fatto gli operatori locali. Questa pratica è stata definita una “distorsione concorrenziale”, in linea con le segnalazioni dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM).
3. Finalità Sviata: Sebbene il Comune giustificasse le restrizioni con la necessità di salvaguardare il patrimonio ambientale e culturale di Venezia (riducendo il moto ondoso), la Corte ha osservato che questa finalità veniva perseguita in modo illogico e sproporzionato, limitando solo una categoria di operatori (quelli “esterni”) e non tutti i natanti. L’ordinanza, quindi, utilizzava un fine legittimo per perseguire uno scopo non consentito: limitare la concorrenza.

Per questi motivi, i giudici hanno ritenuto che il giudice di merito dovesse disapplicare l’ordinanza comunale, escludendo così la configurabilità dell’illecito contestato alla società.

Conclusioni: le Implicazioni della Sentenza

Questa ordinanza della Cassazione ha importanti implicazioni pratiche. In primo luogo, riafferma che i Comuni non possono utilizzare i propri poteri regolamentari per creare mercati protetti o per ostacolare la libera prestazione di servizi da parte di operatori legittimamente autorizzati in altre parti del territorio nazionale. In secondo luogo, stabilisce che la tutela di interessi pubblici, come quello ambientale, deve essere perseguita con misure ragionevoli, proporzionate e non discriminatorie, che si applichino a tutti i soggetti che generano l’effetto che si intende limitare. Per gli operatori NCC, questa sentenza rappresenta una garanzia fondamentale per poter operare su tutto il territorio nazionale, nel rispetto delle sole limitazioni previste dalla legge.

Un Comune può limitare l’accesso degli operatori NCC sul proprio territorio in base al Comune che ha rilasciato la licenza?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che un Comune non può introdurre disposizioni discriminatorie che distinguano la circolazione dei servizi di trasporto non di linea in base al comune di rilascio dell’autorizzazione, poiché ciò viola i principi di concorrenza e le norme di rango superiore.

Perché l’ordinanza del Comune di Venezia è stata considerata illegittima?
L’ordinanza è stata ritenuta illegittima per eccesso di potere, in quanto introduceva limitazioni all’accesso alla ZTL solo per i natanti NCC autorizzati da altri Comuni. Questa distinzione è stata giudicata discriminatoria, irragionevole e finalizzata a limitare la concorrenza piuttosto che a perseguire in modo equo la tutela ambientale.

Qual è la conseguenza della “disapplicazione” di un’ordinanza comunale da parte di un giudice?
La disapplicazione comporta che il giudice, pur non annullando formalmente l’atto amministrativo, lo ritiene inefficace per il caso specifico che sta decidendo perché in contrasto con una norma di legge superiore. Di conseguenza, l’illecito contestato sulla base di quella norma non può essere considerato sussistente e la sanzione deve essere annullata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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