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Natura giuridica IPAB: quando è ente privato?

Un professionista ha richiesto il pagamento per incarichi svolti a favore di un’IPAB. La questione centrale del caso riguardava la natura giuridica IPAB: se pubblica, i contratti avrebbero richiesto la forma scritta per essere validi. La Corte di Cassazione ha confermato la natura privata dell’ente, basandosi sul criterio dell’ispirazione religiosa previsto dalla legge. Di conseguenza, ha stabilito che i contratti erano validi anche senza forma scritta, condannando l’ente, oggi un Comune, al pagamento dei compensi professionali.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Natura Giuridica IPAB: Quando un Contratto è Valido Anche Senza Forma Scritta?

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 26432 del 2025, affronta una questione di grande rilevanza pratica: la natura giuridica IPAB (Istituzioni Pubbliche di Assistenza e Beneficenza) e le sue conseguenze sulla validità dei contratti. La Corte ha stabilito che, in presenza di una chiara ‘ispirazione religiosa’, un’IPAB deve essere considerata un ente privato, con importanti ricadute sulla forma richiesta per i suoi atti negoziali. Il caso nasce dalla richiesta di pagamento di un professionista per incarichi svolti a favore di un’istituzione assistenziale.

I fatti del caso

La vicenda trae origine dall’opposizione a un decreto ingiuntivo emesso a favore di un geometra per il pagamento di circa 56.000 euro, a titolo di compenso per attività professionali svolte per un’IPAB. L’istituzione si opponeva alla richiesta, sostenendo che gli incarichi fossero nulli per difetto di forma scritta, requisito che riteneva necessario in quanto ente pubblico.

Il Tribunale di primo grado accoglieva l’opposizione, qualificando l’IPAB come ente pubblico e dichiarando la nullità dei contratti per mancanza della forma scritta ad substantiam. La Corte d’Appello, tuttavia, ribaltava la decisione. I giudici di secondo grado riconoscevano la natura privata dell’ente, basandosi sul criterio dell’ispirazione religiosa previsto dal D.P.C.M. 16/02/1990. Di conseguenza, ritenevano non necessaria la forma scritta e condannavano l’istituzione (nel frattempo succeduta da un Comune) al pagamento.

La decisione della Corte di Cassazione e la natura giuridica IPAB

Il Comune, successore dell’IPAB, ha proposto ricorso in Cassazione, contestando la qualificazione dell’ente come privato. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando integralmente la sentenza d’appello.

I giudici hanno ripercorso l’evoluzione normativa e giurisprudenziale sulla natura giuridica IPAB. Storicamente, la Legge Crispi del 1890 aveva ‘pubblicizzato’ tutte queste istituzioni. Tuttavia, la sentenza della Corte Costituzionale n. 396/1988 ha dichiarato incostituzionale tale automatismo, aprendo la strada al riconoscimento della loro natura privata in presenza di specifici requisiti.

Le motivazioni

La Corte ha fondato la sua decisione sul D.P.C.M. 16/02/1990, che individua tre criteri alternativi per il riconoscimento della personalità giuridica di diritto privato delle IPAB: il carattere associativo, l’essere un’istituzione promossa e amministrata da privati, o l’ispirazione religiosa. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva correttamente valorizzato quest’ultimo criterio. Lo Statuto dell’IPAB, infatti, prevedeva l’affidamento delle attività di istruzione ed educazione alle Suore Figlie della Carità e la nomina di un membro del Consiglio di Amministrazione da parte del Vescovo locale. Questi elementi, secondo la Cassazione, sono inequivocabili indicatori del collegamento dell’ente con la confessione cristiana e del suo indirizzo religioso, sufficienti a qualificarlo come ente di natura privata. Di conseguenza, non essendo un ente pubblico, non era soggetto all’obbligo della forma scritta ad substantiam per il conferimento di incarichi professionali. La Corte ha altresì respinto gli altri motivi di ricorso, di natura prettamente processuale, confermando la piena validità degli incarichi conferiti al professionista.

Le conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: la qualificazione di un’IPAB come ente pubblico o privato non è automatica ma dipende da un’analisi concreta delle sue caratteristiche statutarie e operative. Il criterio dell’ispirazione religiosa, dimostrabile attraverso elementi come la partecipazione di ordini religiosi o nomine ecclesiastiche negli organi direttivi, è sufficiente per attribuire all’ente natura privata. La principale implicazione pratica è che tali enti non sono vincolati alle rigide procedure di evidenza pubblica e ai requisiti formali, come la forma scritta del contratto, previsti per la Pubblica Amministrazione. Ciò semplifica la loro operatività ma richiede anche una chiara consapevolezza, da parte dei terzi che entrano in rapporti con loro, del regime giuridico applicabile.

Quando un’IPAB può essere considerata un ente di natura privata?
Un’IPAB può essere considerata di natura privata se soddisfa almeno uno dei tre criteri alternativi previsti dal D.P.C.M. 16/02/1990: il carattere associativo, il carattere di istituzione promossa e amministrata da privati, oppure l’ispirazione religiosa.

Se un’IPAB è un ente privato, deve stipulare i contratti professionali in forma scritta?
No. Secondo la sentenza, se l’IPAB ha natura privatistica non è soggetta all’obbligo della forma scritta ‘ad substantiam’ richiesta per i contratti della pubblica amministrazione. Pertanto, un contratto di incarico professionale può essere valido anche se concluso oralmente o per fatti concludenti.

Quali elementi dimostrano l’ispirazione religiosa di un’IPAB ai fini della sua qualificazione come ente privato?
La sentenza indica che elementi come l’affidamento statutario delle attività istituzionali a un ordine religioso (nel caso di specie, le Suore) e la previsione che un membro del consiglio di amministrazione sia nominato da un’autorità ecclesiastica (il Vescovo) costituiscono una prova sufficiente dell’ispirazione religiosa dell’ente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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