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Natura giuridica ente: quando si applica il diritto privato

La Corte di Cassazione ha stabilito che un consorzio, anche se partecipato da enti pubblici e svolgente attività di interesse pubblico, deve essere considerato un soggetto di diritto privato se non è stato istituito con una specifica legge statale o regionale. Di conseguenza, i rapporti di lavoro dei suoi dipendenti sono regolati dal diritto privato e non dalle norme sul pubblico impiego. La qualifica di ‘organismo di diritto pubblico’ ai fini delle normative europee sugli appalti non è sufficiente a modificare la natura giuridica dell’ente per quanto riguarda il diritto del lavoro.

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Pubblicato il 2 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Natura giuridica ente: la Cassazione chiarisce quando il rapporto di lavoro è privato

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, affronta una questione cruciale per molti lavoratori di enti e società partecipate dal settore pubblico: la corretta individuazione della natura giuridica ente e le conseguenti ricadute sulla disciplina del rapporto di lavoro. La Corte ha stabilito che, in assenza di una specifica legge istitutiva, un consorzio con partecipazione pubblica deve essere considerato un soggetto privato, con l’applicazione delle norme del Codice Civile ai rapporti con i propri dipendenti.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dall’azione legale intrapresa da un gruppo di lavoratori di un Consorzio per la divulgazione e la sperimentazione di tecniche irrigue, posto in liquidazione. I dipendenti, destinatari di una dichiarazione di esubero, avevano chiesto al Tribunale di accertare la natura di ente pubblico non economico del Consorzio. Tale qualificazione avrebbe comportato l’applicazione del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) degli Enti Locali e, soprattutto, l’obbligo per il datore di lavoro di seguire le procedure di mobilità previste per il pubblico impiego (d.lgs. 165/2001) anziché le norme privatistiche sui licenziamenti collettivi.

Il Tribunale di primo grado aveva accolto la loro richiesta, ma la Corte d’Appello aveva ribaltato la decisione, ritenendo che il Consorzio non potesse essere qualificato come ente pubblico. I lavoratori hanno quindi presentato ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla natura giuridica ente

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dei lavoratori, confermando la sentenza d’appello e fornendo importanti chiarimenti sui criteri per determinare la natura giuridica di un ente partecipato.

Il Principio della Riserva di Legge

Il punto centrale della decisione è il richiamo al principio della riserva di legge, sancito dall’art. 4 della legge n. 70/1975. Secondo questa norma, nessun nuovo ente pubblico può essere istituito o riconosciuto se non per legge. Nel caso specifico, il Consorzio era stato costituito con un atto pubblico nel 1988 e non con una legge statale o regionale.

La Cassazione ha ribadito che l’esistenza di un ente pubblico dipende inderogabilmente da un esplicito conferimento di tale qualifica da parte del legislatore. La mancanza di una norma attributiva della personalità giuridica pubblica è un elemento dirimente. Indici sintomatici come la natura pubblica dei soci, il perseguimento di finalità di interesse pubblico o l’assunzione di personale con procedure concorsuali non sono sufficienti a superare questo requisito formale.

Distinzione tra Ente Pubblico e Organismo di Diritto Pubblico

Un altro snodo fondamentale della sentenza riguarda la distinzione tra la nozione di “ente pubblico” ai fini del diritto del lavoro e quella di “organismo di diritto pubblico” derivante dal diritto dell’Unione Europea in materia di appalti. I ricorrenti sostenevano che il Consorzio, essendo qualificabile come organismo di diritto pubblico, dovesse essere assoggettato in toto alla disciplina pubblicistica.

La Corte ha chiarito che la nozione europea è stata elaborata al solo scopo di individuare i soggetti tenuti al rispetto delle regole di evidenza pubblica nell’affidamento dei contratti. Tale qualifica impone una disciplina pubblicistica solo per specifici segmenti dell’attività dell’ente (gli appalti, appunto), ma non ne trasforma la natura giuridica generale. Per tutto il resto, inclusa la gestione dei rapporti di lavoro, l’ente rimane un soggetto di diritto privato, regolato dalle norme del Codice Civile e dalla contrattazione collettiva di settore.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione basandosi su un’interpretazione rigorosa e consolidata della normativa. Il requisito fondamentale per la qualificazione di un soggetto come ‘ente pubblico’ è la sua istituzione tramite una legge, come previsto dalla L. 70/1975. Poiché il consorzio in questione è stato creato con un atto notarile, non soddisfa questo criterio essenziale. Elementi come la partecipazione di enti pubblici, il finanziamento pubblico o lo svolgimento di attività di interesse generale sono considerati meri ‘indici sintomatici’ che, da soli, non possono conferire la natura pubblica all’ente. Inoltre, la Corte ha specificato che la nozione di ‘organismo di diritto pubblico’, rilevante per l’applicazione delle direttive UE sugli appalti, non si estende automaticamente alla disciplina dei rapporti di lavoro, i quali, in assenza di una qualificazione pubblicistica dell’ente, restano assoggettati alle regole del diritto privato, come previsto anche dal D.Lgs. 175/2016 per le società a controllo pubblico.

Le conclusioni

In conclusione, la sentenza afferma un principio chiaro: la natura giuridica di un ente si determina sulla base del suo atto costitutivo. Se non è una legge a istituirlo, l’ente è privato. Di conseguenza, i rapporti di lavoro sono regolati dal diritto privato, anche in presenza di una forte partecipazione o influenza pubblica. Questa decisione ha importanti implicazioni pratiche, confermando che i dipendenti di tali enti non possono invocare le tutele e le procedure del pubblico impiego, ma sono soggetti alla disciplina privatistica, comprese le norme in materia di licenziamento.

Quando un ente con partecipazione pubblica può essere considerato un ‘ente pubblico’ ai fini del rapporto di lavoro?
Secondo la Corte di Cassazione, un ente può essere qualificato come pubblico solo se è stato istituito con una specifica legge statale o regionale, come richiesto dalla L. n. 70/1975. La costituzione tramite atto pubblico, la natura pubblica dei soci o il perseguimento di finalità pubbliche non sono, da soli, sufficienti.

Essere un ‘organismo di diritto pubblico’ ai fini degli appalti UE rende automaticamente un ente ‘pubblico’ per i rapporti di lavoro?
No. La Corte ha chiarito che la qualifica di ‘organismo di diritto pubblico’ è una nozione funzionale, limitata all’applicazione delle regole di evidenza pubblica per l’affidamento dei contratti. Non modifica la natura giuridica generale dell’ente né la disciplina privatistica che regola i suoi rapporti di lavoro.

Quali sono le conseguenze per i dipendenti se il loro datore di lavoro è qualificato come ente privato anziché pubblico?
Le conseguenze sono significative: il rapporto di lavoro è regolato dal Codice Civile, dalle leggi sul lavoro subordinato nell’impresa e dai contratti collettivi di diritto privato. I dipendenti non possono beneficiare delle garanzie specifiche del pubblico impiego, come le procedure di mobilità obbligatoria in caso di esubero, e sono soggetti alle norme privatistiche, incluse quelle sui licenziamenti collettivi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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