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NASpI e lavoro autonomo: obbligo di comunicazione

La Corte di Cassazione ha stabilito che chi percepisce l’indennità NASpI e svolge un’attività di lavoro autonomo preesistente deve comunicare il reddito presunto all’ente previdenziale entro 30 giorni dalla domanda. L’omissione o il ritardo in questa comunicazione comporta la decadenza dal diritto al sussidio. Questa ordinanza chiarisce che l’obbligo di comunicazione, finalizzato a verificare lo stato di bisogno effettivo, si applica non solo alle nuove attività ma anche a quelle già in essere al momento della richiesta della NASpI.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

NASpI e Lavoro Autonomo: La Comunicazione è Sempre Obbligatoria

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale sul rapporto tra NASpI e lavoro autonomo, stabilendo un principio rigoroso: la comunicazione del reddito presunto all’ente previdenziale è un obbligo inderogabile anche per chi svolgeva un’attività autonoma già prima di richiedere il sussidio di disoccupazione. La mancata o tardiva comunicazione comporta la perdita del beneficio. Analizziamo insieme la vicenda e le importanti conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti di Causa: Un Lavoratore Autonomo Richiede la NASpI

Il caso riguarda un lavoratore che, dopo aver perso il suo impiego dipendente, ha presentato domanda per ottenere l’indennità di disoccupazione NASpI. Al momento della domanda, il soggetto svolgeva già un’attività di lavoro autonomo. Egli ha comunicato all’ente previdenziale i redditi presunti derivanti da tale attività, ma lo ha fatto oltre il termine di trenta giorni previsto dalla legge.

L’ente ha quindi negato il sussidio, sostenendo che la comunicazione tardiva avesse causato la decadenza dal diritto. Il lavoratore ha impugnato la decisione e sia il Tribunale che la Corte d’Appello gli hanno dato ragione. Secondo i giudici di merito, la norma che prevede la decadenza si applicherebbe solo a chi intraprende una nuova attività autonoma durante la percezione della NASpI, e non a chi ne aveva già una preesistente.

La Decisione della Corte e l’obbligo di comunicazione per NASpI e lavoro autonomo

L’ente previdenziale ha presentato ricorso in Cassazione, contestando l’interpretazione dei giudici di merito. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, ribaltando completamente la decisione. Ha affermato che l’obbligo di comunicare il reddito presunto entro trenta giorni sussiste anche nel caso di attività lavorativa autonoma preesistente alla domanda di NASpI.

Di conseguenza, la Corte ha stabilito che la comunicazione tardiva da parte del lavoratore ha legittimamente comportato la decadenza dal diritto a percepire l’indennità, rigettando la sua domanda originaria. Inoltre, il ricorso incidentale presentato dal lavoratore è stato dichiarato inammissibile per mancanza di specificità.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha basato la sua decisione sulla ratio legis, ovvero lo scopo fondamentale della normativa sulla NASpI. Il trattamento di disoccupazione è una misura di sostegno destinata a chi si trova in una condizione di effettivo bisogno a causa della perdita involontaria del lavoro. Per questo motivo, l’ente previdenziale deve poter effettuare controlli tempestivi ed efficaci sulla situazione reddituale dei beneficiari.

L’obbligo di comunicazione serve proprio a questo: permettere all’ente di verificare se sussiste ancora lo stato di disoccupazione e se il reddito da lavoro autonomo è compatibile con l’erogazione del sussidio. Secondo la Corte, sarebbe irrazionale prevedere un regime di decadenza rigoroso per le attività avviate dopo la domanda di NASpI e non per quelle preesistenti, che possono avere lo stesso impatto sulla condizione economica del richiedente.

I giudici hanno chiarito che, nel caso di attività preesistente, il termine di trenta giorni per la comunicazione decorre dalla data di presentazione della domanda di NASpI. L’interpretazione estensiva della norma, secondo la Corte, non viola il divieto di analogia, ma si limita a esplicitare una regola implicitamente contenuta nella legge (minus dixit quam voluit – il legislatore ha detto meno di quanto volesse).

Le Conclusioni

L’ordinanza stabilisce un principio chiaro e vincolante per tutti i percettori di NASpI e lavoro autonomo: la comunicazione del reddito presunto è un adempimento essenziale e non facoltativo. Chi svolge un’attività autonoma o d’impresa individuale, sia essa preesistente o avviata durante la disoccupazione, deve comunicare il proprio reddito all’ente previdenziale entro 30 giorni (dalla domanda di NASpI per le attività preesistenti, o dall’inizio dell’attività per quelle nuove). Il mancato rispetto di questo termine comporta la perdita definitiva del diritto all’indennità di disoccupazione.

Chi percepisce la NASpI e ha un’attività di lavoro autonomo preesistente è obbligato a comunicare il reddito presunto all’ente previdenziale?
Sì, la Corte di Cassazione ha chiarito che l’obbligo di comunicazione del reddito presunto vale sia per le attività autonome intraprese durante la percezione del sussidio, sia per quelle già esistenti al momento della presentazione della domanda.

Qual è il termine per effettuare la comunicazione del reddito da lavoro autonomo preesistente?
Il termine per effettuare la comunicazione è di trenta giorni, che decorrono dalla data di presentazione della domanda amministrativa per l’ottenimento della NASpI.

Cosa succede se la comunicazione del reddito presunto viene inviata in ritardo?
La tardiva comunicazione, effettuata oltre il termine di trenta giorni, comporta la decadenza dal diritto a percepire l’indennità di disoccupazione NASpI.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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