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Muro di contenimento: quando è una costruzione?

In una disputa sulle distanze legali, la Corte di Cassazione esamina se un muro di contenimento debba essere considerato una costruzione. La Corte d’Appello aveva ordinato la demolizione di un fabbricato costruito a ridosso di un muro che sosteneva un terrapieno parzialmente artificiale. Ritenendo la questione di notevole importanza giuridica, la Cassazione ha rinviato la decisione finale a un’udienza pubblica per definire con chiarezza la natura del muro di contenimento e l’interazione tra normative nazionali e locali sulle distanze.

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Pubblicato il 23 agosto 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Muro di Contenimento e Distanze Legali: La Cassazione Fa il Punto

Un muro di contenimento posto sul confine tra due proprietà è da considerarsi una vera e propria costruzione ai fini del rispetto delle distanze legali? La questione, tutt’altro che banale, è al centro di una recente ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione, che ha deciso di rinviare la causa a una pubblica udienza per approfondire la complessità del tema. Questo caso mette in luce le difficoltà interpretative che sorgono quando le normative edilizie locali si intersecano con i principi del Codice Civile.

I Fatti del Caso: Una Costruzione a Ridosso del Confine

La vicenda ha origine dalla controversia tra due privati cittadini e una società immobiliare. I primi avevano realizzato un fabbricato in appoggio a un muro di contenimento situato sulla linea di confine con la proprietà della società. Quest’ultima, ritenendo violata la normativa sulle distanze, aveva agito in giudizio per ottenerne la demolizione.

In secondo grado, la Corte d’Appello aveva dato ragione alla società. I giudici avevano stabilito che il fabbricato violava le norme del piano regolatore comunale, che imponevano una distanza minima delle costruzioni dai confini e non permettevano di edificare in aderenza o in appoggio. Di conseguenza, avevano condannato i due cittadini alla “rimessione in pristino” tramite demolizione.

La Qualificazione del Muro di Contenimento Secondo la Corte d’Appello

Il punto cruciale della decisione d’appello risiede nella qualificazione giuridica del muro di contenimento. La Corte lo ha considerato a tutti gli effetti una “costruzione” rilevante per il calcolo delle distanze. La motivazione di tale scelta si basava su un fatto specifico: il muro era stato eretto per sostenere un terrapieno che non era di origine naturale, ma era stato creato, almeno in parte, artificialmente. Questa caratteristica, secondo i giudici di merito, trasformava il muro da semplice opera di contenimento a edificio a tutti gli effetti, soggetto alle relative norme sulle distanze.

I proprietari del fabbricato, soccombenti in appello, hanno quindi proposto ricorso in Cassazione, contestando principalmente tre aspetti:

1. La natura del muro, a loro dire destinato a sostenere un dislivello naturale e non artificiale.
2. L’interpretazione delle norme locali, che a loro avviso regolavano solo le distanze tra costruzioni e non dai confini.
3. L’eccessività dell’ordine di demolizione dell’intero fabbricato.

Le Motivazioni dell’Ordinanza Interlocutoria

La Corte di Cassazione, con la sua ordinanza, non ha ancora dato una risposta definitiva, ma ha evidenziato la rilevanza e la complessità delle questioni sollevate. I giudici supremi hanno ritenuto necessario un approfondimento in pubblica udienza, segnalando due nodi problematici principali che richiedono una riflessione ponderata.

Il primo riguarda proprio la nozione di muro di contenimento come costruzione. Cosa succede quando il dislivello che il muro sostiene è solo “in parte” creato artificialmente? Esiste una soglia oltre la quale l’opera assume rilevanza ai fini delle distanze? La Corte avverte la necessità di fissare un principio di diritto chiaro su questo punto.

Il secondo tema riguarda il rapporto tra la normativa nazionale (Codice Civile), che si occupa principalmente delle distanze tra fabbricati, e quella locale (regolamenti edilizi), che può imporre anche distanze dai confini. È necessario chiarire come queste due fonti normative si integrino e quale prevalga in caso di potenziale conflitto, specialmente quando si discute della possibilità di costruire in aderenza.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha sospeso il giudizio, rinviando la causa a nuovo ruolo. Ha disposto che la cancelleria acquisisca il fascicolo completo del processo di merito per poter esaminare tutti gli atti. Questa decisione interlocutoria, pur non risolvendo il caso, segnala l’importanza di stabilire criteri certi e uniformi in una materia, quella delle distanze legali, che è fonte di continuo contenzioso. La futura sentenza fornirà principi fondamentali per proprietari, costruttori e professionisti del settore, chiarendo una volta per tutte quando un muro di contenimento cessa di essere un’opera accessoria per diventare una costruzione a tutti gli effetti.

Un muro di contenimento è sempre considerato una ‘costruzione’ ai fini delle distanze legali?
No. Secondo la Corte d’Appello, lo diventa quando è volto a sostenere un terrapieno creato, anche solo in parte, artificialmente. La Corte di Cassazione ha ritenuto la questione complessa e meritevole di un approfondimento, rinviando la decisione finale.

Perché la Corte d’Appello ha ordinato la demolizione dell’edificio?
Perché ha ritenuto che l’edificio, costruito in appoggio al muro di contenimento (qualificato come costruzione), violasse le norme sulle distanze previste dal piano regolatore locale, il quale non consentiva di costruire in aderenza o in appoggio al confine.

Qual è la decisione finale della Corte di Cassazione in questo caso?
La Corte di Cassazione non ha emesso una decisione finale. Con un’ordinanza interlocutoria, ha rinviato la causa a una nuova udienza pubblica per discutere le complesse questioni di diritto, in particolare la definizione di muro di contenimento come costruzione e il rapporto tra norme nazionali e locali sulle distanze.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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