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Motivazione apparente: sentenza nulla e rinvio al giudice

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza d’appello che confermava la costituzione di una servitù di passaggio. Il motivo è la motivazione apparente: i giudici di secondo grado si erano limitati a un generico rinvio alla decisione del Tribunale, senza analizzare nel dettaglio le specifiche critiche sollevate dagli appellanti. La Corte ha stabilito che una motivazione è apparente quando non permette di comprendere il ragionamento logico-giuridico seguito, violando il requisito minimo costituzionale. La causa è stata rinviata alla Corte d’Appello per un nuovo esame.

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Motivazione Apparente: La Cassazione Annulla la Sentenza sulla Servitù di Passaggio

L’obbligo di motivazione dei provvedimenti giudiziari è un pilastro del nostro ordinamento. Ma cosa succede quando una motivazione esiste solo sulla carta, ma è vuota di contenuto? La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in commento, affronta un caso di motivazione apparente, annullando una decisione d’appello in materia di servitù di passaggio coattiva e chiarendo i requisiti minimi che un giudice deve rispettare per rendere comprensibile il proprio operato.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine dalla richiesta di una proprietaria di un fondo, rimasto privo di accesso alla via pubblica (fondo intercluso), di ottenere la costituzione di una servitù di passaggio coattiva a carico della contigua proprietà condominiale. I proprietari del fondo che avrebbe dovuto subire il passaggio si opponevano alla domanda e, in via riconvenzionale, chiedevano al giudice di accertare l’inesistenza di tale diritto.

Il Tribunale di primo grado accoglieva la domanda della proprietaria del fondo intercluso, costituendo la servitù. I proprietari del fondo servente proponevano appello, lamentando diversi vizi nella decisione, tra cui l’errata valutazione dei presupposti per la costituzione della servitù e l’omessa considerazione di accessi alternativi. La Corte d’Appello, tuttavia, rigettava il gravame, confermando integralmente la sentenza di primo grado. Proprio contro questa seconda decisione, i proprietari soccombenti hanno proposto ricorso per Cassazione, lamentando, tra i vari motivi, la nullità della sentenza d’appello per violazione dell’art. 132 c.p.c., a causa di una motivazione meramente apparente.

L’Analisi della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto fondato il motivo di ricorso relativo al vizio di motivazione, assorbendo tutti gli altri. L’analisi dei giudici di legittimità si è concentrata sulla qualità del ragionamento esposto dalla Corte d’Appello.

Il Vizio di Motivazione Apparente

I ricorrenti sostenevano che la Corte territoriale avesse rigettato il loro appello sulla base di un percorso argomentativo generico e acritico, limitandosi a fare riferimento al contenuto della decisione di primo grado e agli esiti della consulenza tecnica d’ufficio (C.T.U.), senza però esaminare le specifiche censure mosse con l’atto di gravame. La Cassazione ha condiviso questa impostazione. Una motivazione si definisce “apparente” quando, pur essendo materialmente presente, non permette di comprendere la ratio decidendi, ovvero l’iter logico-giuridico che ha portato il giudice a quella determinata conclusione.

Nel caso specifico, i giudici d’appello non avevano affrontato le doglianze relative alla possibilità di accessi alternativi, alla questione dell’indennità e all’applicabilità di norme specifiche (come l’art. 1054 c.c. sull’interclusione derivante da alienazione). Si erano limitati ad affermare, in modo generico, che la decisione del Tribunale era “adeguatamente motivata”, senza spiegare perché le critiche degli appellanti non fossero meritevoli di accoglimento. Questo modo di procedere svuota di contenuto l’obbligo di motivazione.

Il Principio del “Minimo Costituzionale”

La Corte ha ribadito l’orientamento consolidato delle Sezioni Unite, secondo cui, a seguito della riforma dell’art. 360, n. 5, c.p.c., il sindacato della Cassazione sulla motivazione è limitato al cosiddetto “minimo costituzionale”. Questo controllo non riguarda la sufficienza della motivazione, ma la sua esistenza stessa. Una motivazione apparente equivale a una motivazione mancante e si traduce in una violazione di legge costituzionalmente rilevante. Essa ricorre quando le argomentazioni sono “obiettivamente inidonee a far conoscere il ragionamento seguito dal giudice”, costringendo l’interprete a fare delle congetture.

Le Motivazioni

La ratio decidendi della Cassazione risiede nel fatto che la sentenza impugnata non permette di percepire l’effettivo percorso logico che ha condotto i giudici d’appello a confermare la decisione di primo grado. Il mero rinvio alla sentenza del Tribunale e un generico richiamo alla CTU, senza confutare punto per punto le censure degli appellanti, rende la motivazione meramente apparente e, di conseguenza, la decisione nulla per violazione dell’art. 132 c.p.c. Il giudice del gravame ha il dovere di prendere in esame le critiche specifiche mosse alla sentenza di primo grado e di spiegare le ragioni per cui le ritiene infondate, non potendo abdicare al proprio ruolo attraverso formule di stile che non rivelano alcun esame critico del caso.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha accolto il primo motivo di ricorso, ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte d’Appello territoriale, in diversa composizione. Il giudice del rinvio dovrà procedere a un nuovo scrutinio dei motivi di appello, illustrando in modo chiaro e comprensibile le ragioni della propria decisione nel pieno rispetto del “minimo costituzionale” della motivazione. Questa pronuncia riafferma l’importanza fondamentale di una motivazione effettiva e non solo formale, a garanzia del diritto di difesa e della trasparenza della funzione giurisdizionale.

Quando una sentenza è nulla per “motivazione apparente”?
Una sentenza è nulla per motivazione apparente quando, pur essendo graficamente esistente, non rende percepibile il fondamento della decisione perché reca argomentazioni obiettivamente inidonee a far conoscere il ragionamento seguito dal giudice, come nel caso di formule generiche o di un mero rinvio acritico ad altri atti senza esplicitare il proprio percorso logico.

Cosa avrebbe dovuto fare la Corte d’Appello per formulare una motivazione valida?
La Corte d’Appello avrebbe dovuto esaminare nel dettaglio i diversi profili di censura sollevati dagli appellanti, confutandoli punto per punto. Avrebbe dovuto verificare la praticabilità di accessi diversi alla via pubblica e dar conto delle ragioni per cui eventuali alternative non fossero adeguate, invece di limitarsi a un generico richiamo alla decisione di primo grado e alla consulenza tecnica.

Qual è la conseguenza dell’annullamento di una sentenza per motivazione apparente?
La conseguenza è la cassazione della sentenza impugnata con rinvio della causa allo stesso giudice che l’ha emessa (in questo caso la Corte d’Appello), ma in diversa composizione. Il giudice del rinvio dovrà riesaminare il merito della questione e pronunciare una nuova sentenza, fornendo una motivazione completa che superi i vizi riscontrati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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