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Motivazione apparente: sentenza annullata dalla Cassazione

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza della Corte d’Appello in un caso di distanze tra costruzioni. La decisione è stata cassata per motivazione apparente, poiché il giudice di secondo grado aveva riformato la sentenza di primo grado basandosi su una nuova misurazione della distanza (da inferiore a superiore al limite legale), senza però spiegare il metodo di calcolo utilizzato né le ragioni della discrepanza con la perizia precedente. Il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello per un nuovo esame che chiarisca il percorso logico-giuridico della decisione.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Motivazione Apparente: perché la Cassazione può annullare una sentenza

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un importante spunto di riflessione su un vizio cruciale della sentenza: la motivazione apparente. Questo concetto, fondamentale nel diritto processuale, si verifica quando la decisione di un giudice, sebbene formalmente motivata, in realtà non spiega in modo comprensibile le ragioni logiche e giuridiche che la sorreggono. Analizziamo insieme un caso pratico per capire meglio.

I Fatti del Caso: una Sopraelevazione Contesa

La vicenda nasce da una controversia tra proprietari di fondi confinanti. I ricorrenti lamentavano che il loro vicino avesse realizzato una sopraelevazione del proprio fabbricato a una distanza inferiore ai tre metri previsti dalla legge, violando così le norme sulle distanze tra costruzioni. In primo grado, il Tribunale dava loro ragione, condannando il vicino ad arretrare la costruzione e a risarcire il danno per 15.000 euro.

Tuttavia, la Corte d’Appello ribaltava completamente la decisione. Accogliendo il gravame del costruttore, revocava l’ordine di arretramento e riduceva il risarcimento a soli 1.000 euro. La base di questa nuova decisione era una “relazione peritale integrativa” che, a differenza della prima consulenza, attestava una distanza minima di 3,11 metri, quindi superiore al limite legale. Ed è proprio qui che sorge il problema.

La Decisione della Cassazione e la motivazione apparente

I proprietari confinanti hanno impugnato la sentenza d’appello dinanzi alla Corte di Cassazione, denunciando, tra i vari motivi, proprio la nullità della sentenza per motivazione apparente, perplessa e incomprensibile.

La Suprema Corte ha accolto questo motivo, ritenendolo fondato. Gli Ermellini hanno evidenziato come la Corte d’Appello si fosse limitata a prendere atto della nuova misurazione (3,11 metri) contenuta nella perizia integrativa, senza però fornire alcun elemento che permettesse di comprendere il percorso logico seguito. In particolare, la sentenza impugnata non specificava:

* Il metodo di calcolo utilizzato per la misurazione.
* Le ragioni per cui questo nuovo risultato differiva da quello della prima consulenza tecnica, che invece aveva rilevato una violazione.

Questa assenza di spiegazioni ha reso la motivazione, di fatto, “apparente”: una mera facciata che non consente di conoscere il ragionamento del giudice e, di conseguenza, di controllarne la correttezza.

Il Principio di Diritto e le Conseguenze sul Giudizio

La Cassazione ha ribadito che una motivazione è apparente quando non rende percepibile il fondamento della decisione. Non basta affermare un risultato (la distanza è 3,11 metri), ma è necessario spiegare come e perché si è giunti a quella conclusione, specialmente quando essa contraddice le risultanze precedenti.

Per questo motivo, la sentenza della Corte d’Appello è stata cassata e la causa è stata rinviata ad un’altra sezione della stessa Corte per un nuovo esame. Il nuovo giudice dovrà rimediare alla “lacuna motivazionale”, riesaminando la questione del rispetto delle distanze legali e spiegando chiaramente il proprio ragionamento. Inoltre, la Cassazione ha fornito un’indicazione precisa sul criterio di misurazione da adottare, citando la giurisprudenza secondo cui il punto di riferimento è “la linea esterna della parete ideale posta a chiusura dello spazio esistente tra le strutture portanti più avanzate del manufatto stesso”.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte di Cassazione si concentrano sul vizio procedurale della sentenza di secondo grado. L’accoglimento del primo motivo di ricorso, relativo alla motivazione apparente, ha reso superfluo l’esame degli altri motivi (definiti “assorbiti”). La Corte ha ritenuto che l’argomentazione della Corte d’Appello fosse “obiettivamente inidonea a fare conoscere il ragionamento seguito dal giudice”, in quanto non indicava né il metodo di calcolo né le ragioni della divergenza rispetto alla prima perizia. Questa mancanza impedisce un controllo sulla logicità e correttezza della decisione, violando così il requisito fondamentale di una motivazione comprensibile e completa, come richiesto dall’ordinamento giuridico.

Le conclusioni

In conclusione, questa ordinanza sottolinea l’importanza del dovere del giudice di esplicitare in modo chiaro e completo l’iter logico-giuridico che lo ha condotto a una determinata decisione. Una motivazione apparente non è una motivazione valida e porta inevitabilmente all’annullamento della sentenza. Per le parti in causa, ciò significa che il processo dovrà ricominciare dalla fase di appello, con un nuovo giudice che sarà tenuto a fornire tutte le spiegazioni omesse in precedenza e a seguire i principi di diritto indicati dalla Cassazione, specialmente per quanto riguarda le corrette modalità di calcolo delle distanze tra edifici.

Cos’è una motivazione apparente?
Si ha una motivazione apparente quando le ragioni poste a fondamento di una decisione giudiziaria sono talmente generiche, contraddittorie o incomprensibili da non permettere di ricostruire il percorso logico-giuridico seguito dal giudice per arrivare alla sua conclusione.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza d’appello in questo caso?
La sentenza è stata annullata perché la Corte d’Appello ha modificato la decisione di primo grado basandosi su una nuova misurazione della distanza tra gli edifici, senza però spiegare il metodo di calcolo usato né perché tale misurazione fosse diversa da quella precedente. Questa omissione ha reso la motivazione incomprensibile e, quindi, apparente.

Cosa dovrà fare il giudice a cui il caso è stato rinviato?
Il giudice del rinvio dovrà condurre un nuovo esame della questione, ponendo rimedio alla lacuna motivazionale. Dovrà valutare il rispetto delle distanze legali tenendo conto della giurisprudenza della Cassazione sulle modalità di calcolo e dovrà spiegare in modo chiaro e completo le ragioni della sua decisione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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