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Motivazione apparente: danno da costruzione e risarcimento

Una società immobiliare è stata condannata a risarcire i danni per una costruzione violante le distanze legali. La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza, non per l’accertamento della violazione, ma a causa della motivazione apparente utilizzata per quantificare il danno. I giudici avevano equiparato il danno da ridotto godimento dell’immobile al costo di demolizione dell’opera, senza fornire una spiegazione logica e concreta, rendendo la decisione arbitraria e non verificabile.

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Pubblicato il 7 settembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Danno da Costruzione: Non Basta Affermare il Diritto, Bisogna Motivare il Risarcimento

Quando una costruzione viola le distanze legali, il proprietario danneggiato ha diritto al risarcimento. Ma come si calcola questo danno? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci ricorda un principio fondamentale: il giudice non può limitarsi a liquidare una somma, ma deve spiegare con un ragionamento logico e verificabile come è arrivato a quella cifra. In caso contrario, si cade nel vizio di motivazione apparente, che può portare all’annullamento della sentenza.

I Fatti: Un Muro Troppo Vicino e la Richiesta di Danni

Una società immobiliare realizzava un muro di contenimento per un terrapieno artificiale a ridosso della proprietà di una vicina. Quest’ultima, ritenendo violato l’articolo 873 del codice civile e le norme urbanistiche locali sulle distanze tra costruzioni, citava in giudizio la società chiedendo il risarcimento per i danni patrimoniali e non patrimoniali subiti, tra cui la limitazione di luce e vedute.

Il Percorso Giudiziario: La Condanna nei Primi Due Gradi

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello davano ragione alla proprietaria. Accertata la violazione delle distanze, i giudici condannavano la società a pagare un risarcimento di 72.000 euro. La Corte d’Appello, in particolare, confermava che il danno era provato, consistendo nell'”indebita limitazione del pieno godimento del fondo”. Inoltre, riteneva irrilevante che il Tribunale avesse usato come parametro di calcolo i costi di demolizione dell’opera, pur non avendola ordinata.

L’Analisi della Cassazione e la Motivazione Apparente

La società immobiliare ricorreva in Cassazione, sollevando tre motivi. Mentre i primi due (relativi a presunte ultrapetizioni e a vizi procedurali) venivano respinti o dichiarati inammissibili, il terzo motivo coglieva nel segno. La società lamentava che la quantificazione del danno fosse avvenuta in assenza di prove e, soprattutto, senza una motivazione adeguata. La Corte di Cassazione ha accolto questa doglianza, ravvisando una motivazione apparente.

le motivazioni

La Suprema Corte ha chiarito che una motivazione non può essere una formula di stile o un’affermazione generica. Deve essere un percorso argomentativo trasparente che permetta di comprendere il ragionamento del giudice. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva affermato che il danno era provato, ma non aveva spiegato il nesso logico tra la ‘ridotta amenità’ del fondo e l’importo liquidato, pari ai costi di demolizione. Perché il pregiudizio al godimento della proprietà dovrebbe equivalere esattamente al costo necessario per abbattere il muro? Questa domanda rimaneva senza risposta. I giudici di legittimità hanno definito questa decisione “cripticamente apodittica” e un “modello di decisione apriori”, assimilabile a un “puro atto di volere del giudice” privo di un costrutto giustificativo. In sostanza, l’affermazione esisteva sulla carta, ma era vuota di contenuto logico, violando così l’obbligo costituzionale di motivare i provvedimenti giurisdizionali (art. 111 Cost.). La motivazione era, appunto, solo apparente.

le conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio cruciale per la tutela dei diritti: non è sufficiente che un giudice riconosca un danno; è indispensabile che spieghi in modo concreto e razionale come ne ha determinato l’entità economica. La quantificazione del risarcimento non può basarsi su parametri arbitrari o non pertinenti, come il costo di demolizione per un danno da ridotto godimento. La decisione, cassata con rinvio, impone alla Corte d’Appello di procedere a una nuova valutazione che sia fondata su criteri logici e prove concrete, garantendo così che la giustizia non sia solo affermata, ma anche chiaramente spiegata.

Quando la motivazione di una sentenza sul risarcimento del danno può essere considerata “apparente”?
La motivazione è considerata apparente quando, pur essendo graficamente presente, non rende percepibile il fondamento della decisione perché utilizza argomentazioni generiche, incomprensibili, contraddittorie o che non spiegano il collegamento logico tra i fatti accertati e la conclusione raggiunta, come equiparare il danno da ridotto godimento al costo di demolizione senza una spiegazione.

La richiesta di rispetto delle distanze legali (art. 873 c.c.) include automaticamente anche le norme dei regolamenti locali?
Sì. L’articolo 873 del codice civile fa esplicito rinvio alle norme dei regolamenti locali che possono stabilire una distanza maggiore. Pertanto, una domanda giudiziale basata sull’art. 873 c.c. implica la richiesta di applicazione anche della normativa urbanistica locale più restrittiva, senza che ciò costituisca una decisione oltre la domanda (ultrapetizione).

Perché il giudice non può quantificare il danno da ridotto godimento di un immobile basandosi semplicemente sul costo di demolizione dell’opera illegittima?
Perché si tratta di due entità distinte e non necessariamente equivalenti. Il danno da ridotto godimento riguarda il pregiudizio alla fruibilità e all’amenità della proprietà, mentre il costo di demolizione è una spesa per ripristinare lo stato dei luoghi. Usare il secondo come parametro per il primo senza spiegare il nesso logico-giuridico rende la quantificazione arbitraria e la motivazione della sentenza apparente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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