LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Motivazione apparente: Cassazione annulla sentenza

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza d’appello per motivazione apparente. I giudici di secondo grado avevano rigettato le conclusioni di una perizia grafologica su un testamento olografo, che lo indicava come falso, basandosi su una generica ‘perplessità’ e senza fornire una critica tecnica e argomentata. La Suprema Corte ha stabilito che una motivazione è nulla quando è graficamente esistente ma inidonea a far comprendere il ragionamento del giudice, come in questo caso di critica superficiale a una consulenza tecnica d’ufficio. La causa è stata rinviata alla Corte d’Appello per un nuovo esame.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Motivazione Apparente: la Cassazione annulla la sentenza che ignora la perizia

Una sentenza deve sempre spiegare in modo chiaro e logico perché è giunta a una certa conclusione. Quando questa spiegazione è solo di facciata, si parla di motivazione apparente, un vizio grave che può portare al suo annullamento. Con l’ordinanza n. 3520/2024, la Corte di Cassazione ribadisce questo principio fondamentale, cassando una decisione della Corte d’Appello che aveva liquidato una complessa perizia grafologica con generiche espressioni di ‘perplessità’.

I Fatti di Causa

La vicenda nasce da una disputa ereditaria tra fratelli. Un fratello accusa la sorella di aver falsificato il testamento olografo del padre defunto. In primo grado, il Tribunale dà ragione al fratello: sulla base di una consulenza tecnica d’ufficio (c.t.u.) grafologica, dichiara nullo il testamento per mancanza di autografia e, di conseguenza, dichiara la sorella ‘indegna a succedere’ ai sensi dell’art. 463 del codice civile.

La sorella impugna la decisione e la Corte d’Appello ribalta completamente il verdetto. I giudici di secondo grado ritengono inaffidabile la perizia grafologica, definendo il giudizio del perito ‘generico’ e le sue conclusioni ‘perplesse’, senza però entrare nel merito dell’analisi tecnica o contrapporre specifiche argomentazioni critiche. Insoddisfatto, il fratello ricorre in Cassazione, lamentando proprio la nullità della sentenza per motivazione apparente.

La Decisione della Cassazione e la Motivazione Apparente

La Suprema Corte accoglie il ricorso del fratello, ritenendo fondata la censura. I giudici di legittimità chiariscono che un giudice può certamente dissentire dalle conclusioni di un consulente tecnico, ma non può farlo in modo arbitrario o superficiale. Non è sufficiente esprimere ‘perplessità’ o definire ‘generiche’ le conclusioni del c.t.u.

Per discostarsi validamente da una perizia, il giudice ha l’obbligo di:
1. Esaminare nel dettaglio l’analisi svolta dal consulente.
2. Fornire una giustificazione adeguata e puntuale del proprio convincimento contrario.
3. Valutare i risultati della perizia in relazione a tutti gli altri elementi probatori disponibili.

Nel caso di specie, la Corte d’Appello si è limitata a criticare le conclusioni della perizia senza dimostrare di averne analizzato il contenuto, rendendo la sua motivazione incomprensibile e, appunto, ‘apparente’.

Il Vizio della Motivazione Perplessa

La Cassazione sottolinea come la motivazione della Corte d’Appello fosse non solo apparente ma anche ‘perplessa’. Esprimere ‘perplessità’ significa, di fatto, ammettere di non avere elementi sufficienti per fondare e argomentare una critica all’elaborato peritale. Una decisione basata su una semplice ‘suggestione’ o su un’opinione personale del giudice, priva di riscontri processuali e di un percorso logico-razionale, è obiettivamente incomprensibile e non può reggere al vaglio di legittimità.

La sentenza d’appello, inoltre, conteneva affermazioni contraddittorie, come quella di ritenere ‘opportuno approfondire’ il tema dei rapporti economici tra la sorella e la madre (beneficiaria del testamento), presupponendo così che il fatto fosse già emerso in causa, per poi non spiegare perché tali elementi fossero irrilevanti per risalire all’autore della falsificazione.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione fonda la sua decisione sul principio consolidato secondo cui la motivazione di una sentenza viola il ‘minimo costituzionale’ richiesto dall’art. 111 della Costituzione quando è totalmente mancante, meramente apparente, o si fonda su un contrasto irriducibile tra affermazioni inconciliabili. Una motivazione apparente si verifica quando, pur essendo presente un testo, le argomentazioni sono così inidonee da non rendere percepibile il fondamento della decisione.

Il giudice non può limitarsi a esprimere un generico dissenso rispetto alla CTU, ma deve fornire una critica puntuale e argomentata, spiegando le ragioni per cui ritiene le conclusioni del perito inattendibili. Limitarsi a definire ‘generico’ un giudizio tecnico, senza analizzare il percorso che ha portato a tale giudizio, costituisce un’opinione non supportata da un reale confronto con le prove. Questo comportamento svuota di contenuto l’obbligo di motivazione e rende la decisione arbitraria.

Le Conclusioni

In conclusione, la Suprema Corte ha accolto il primo motivo di ricorso, dichiarando assorbito il secondo, e ha cassato la sentenza impugnata. La causa è stata rinviata a una diversa sezione della Corte d’Appello di Bologna, che dovrà riesaminare il caso attenendosi al principio di diritto espresso: una consulenza tecnica non può essere liquidata con critiche generiche e apodittiche. Il nuovo giudice dovrà fornire una motivazione completa, logica e comprensibile, che si confronti in modo approfondito con le risultanze tecniche e probatorie, garantendo così una decisione giusta e trasparente.

Può un giudice rigettare le conclusioni di una perizia tecnica (c.t.u.) semplicemente esprimendo ‘perplessità’?
No. Secondo la Corte di Cassazione, un giudice non può rigettare una perizia esprimendo una mera ‘perplessità’, poiché ciò dimostra di non avere elementi sufficienti per fondare e argomentare una critica. Deve invece fornire una critica puntuale, basata su un’analisi approfondita dell’elaborato e degli altri elementi di prova.

Cosa si intende per ‘motivazione apparente’ di una sentenza?
Si ha una motivazione apparente quando, sebbene esista un testo scritto, le argomentazioni sono obiettivamente inidonee a far conoscere il ragionamento del giudice. Si tratta di una motivazione che non rende percepibile il fondamento della decisione, basandosi su affermazioni generiche, opinioni personali o critiche superficiali.

Qual è la conseguenza di una sentenza con motivazione apparente o perplessa?
Una sentenza con motivazione apparente, perplessa o obiettivamente incomprensibile è affetta da nullità. Tale vizio può essere fatto valere in sede di legittimità (ricorso in Cassazione) e, se accertato, comporta la cassazione (annullamento) della sentenza e il rinvio della causa a un altro giudice per una nuova decisione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati