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Motivazione apparente: Cassazione annulla espulsione

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di un Giudice di Pace che convalidava l’espulsione di un cittadino straniero. La decisione è stata motivata dal fatto che il provvedimento del giudice di merito presentava una motivazione apparente, limitandosi a una formula generica senza analizzare le specifiche obiezioni sollevate dal ricorrente riguardo alla sua lunga permanenza e integrazione in Italia. La Corte ha ribadito che una motivazione, per essere valida, deve consentire un controllo sulla logicità del ragionamento decisorio. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Motivazione Apparente: la Cassazione Annulla un Decreto di Espulsione

L’obbligo di motivazione dei provvedimenti giurisdizionali è un pilastro del nostro ordinamento. Una decisione, specialmente se incide su diritti fondamentali, deve essere comprensibile e trasparente. Ma cosa succede quando la motivazione è solo una facciata? La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 6014/2024, affronta un caso emblematico di motivazione apparente, annullando un’ordinanza che convalidava l’espulsione di un cittadino straniero.

I Fatti del Caso

Un cittadino di origine egiziana, residente e lavoratore in Italia da oltre dieci anni, si opponeva a due decreti di espulsione emessi dalla Prefettura. Sosteneva, tra le altre cose, che il suo allontanamento avrebbe violato il suo diritto al rispetto della vita privata, consolidatasi nel lungo periodo di permanenza nel nostro Paese. Il Giudice di Pace, tuttavia, rigettava le sue opposizioni. L’uomo decideva quindi di ricorrere in Cassazione, lamentando principalmente due vizi: la nullità dell’ordinanza per motivazione apparente e la violazione di legge per non aver considerato la sua situazione personale e sociale.

La Decisione della Corte e la Motivazione Apparente

La Corte di Cassazione ha accolto il primo motivo di ricorso, ritenendo assorbito il secondo. Il cuore della decisione risiede nella critica alla motivazione utilizzata dal Giudice di Pace. Quest’ultimo si era limitato ad affermare genericamente di aver “Verificata l’esistenza dei requisiti di legge che ne impongono l’emanazione”, convalidando di conseguenza il provvedimento di espulsione.

Secondo la Suprema Corte, una formula di questo tipo non costituisce una motivazione valida, ma ricade nella categoria della motivazione apparente. Si tratta di una motivazione che esiste solo graficamente, ma che in sostanza è vuota, in quanto non consente di comprendere l’iter logico seguito dal giudice per arrivare alla sua decisione. Non viene dato conto delle argomentazioni della parte né delle ragioni per cui sono state disattese.

Le Motivazioni della Sentenza

La Cassazione ha richiamato un suo precedente orientamento (Cass. n. 13248/2020), sottolineando che una motivazione è apparente quando “non consente alcun controllo sull’esattezza e la logicità del ragionamento decisorio”. Questo vizio si verifica quando la motivazione, pur essendo presente, è talmente generica o tautologica da non raggiungere la soglia del “minimo costituzionale” richiesto dall’articolo 111 della Costituzione.

Nel caso specifico, il ricorrente aveva sollevato critiche precise sulla sussistenza dei presupposti per l’espulsione, legate alla sua lunga permanenza e integrazione in Italia. Il Giudice di Pace avrebbe dovuto esaminare queste critiche e spiegare perché le riteneva infondate. Limitarsi a una clausola di stile, senza alcun riferimento al caso concreto, equivale a non motivare affatto. Pertanto, la Corte ha cassato l’ordinanza e ha rinviato il caso allo stesso Giudice di Pace, in persona di un diverso magistrato, per un nuovo e corretto esame della questione.

Conclusioni: L’Importanza di una Motivazione Effettiva

Questa pronuncia ribadisce un principio fondamentale: il potere del giudice non è arbitrario, ma deve essere esercitato attraverso decisioni le cui ragioni siano verificabili. Una motivazione non è un mero adempimento burocratico, ma la garanzia che il giudice ha effettivamente considerato i fatti e le argomentazioni delle parti. In materie delicate come l’immigrazione, dove sono in gioco i diritti fondamentali della persona, questo principio assume un’importanza ancora maggiore. L’ordinanza in commento è un monito per i giudici di merito a non ricorrere a formule standardizzate, ma a fornire sempre una motivazione reale, specifica e comprensibile, che dia conto del percorso logico seguito per tutelare i diritti di tutte le parti coinvolte.

Cosa si intende per “motivazione apparente” in un provvedimento giudiziario?
Significa che la motivazione, pur essendo scritta, è così generica, vaga o stereotipata da non spiegare il ragionamento logico-giuridico che ha portato il giudice a quella decisione. In pratica, è una motivazione che esiste solo in apparenza ma è priva di contenuto effettivo.

Per quale motivo specifico la Corte di Cassazione ha annullato la decisione del Giudice di Pace?
La decisione è stata annullata perché la motivazione si esauriva nella frase «Verificata l’esistenza dei requisiti di legge… convalida il provvedimento di espulsione…», senza analizzare le specifiche critiche sollevate dal ricorrente riguardo alla sua situazione personale e sociale e alla sua lunga permanenza in Italia.

Cosa accade dopo che la Cassazione ha cassato l’ordinanza per motivazione apparente?
La Corte ha cassato con rinvio. Ciò significa che il caso torna al Giudice di Pace di Siena, ma dovrà essere trattato da un magistrato diverso. Questo nuovo giudice dovrà riesaminare il caso e decidere di nuovo, fornendo questa volta una motivazione completa ed effettiva, in linea con i principi stabiliti dalla Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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