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Motivazione apparente: annullato trattenimento straniero

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di convalida del trattenimento di un cittadino straniero, riscontrando una motivazione apparente nel provvedimento del Giudice di Pace. La decisione, basata su un modulo prestampato, non analizzava le specifiche difese dell’interessato, violando il requisito minimo costituzionale della motivazione.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Motivazione Apparente: perché un provvedimento senza ragioni è nullo

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha riaffermato un principio fondamentale del nostro ordinamento giuridico: ogni provvedimento che limita la libertà personale deve essere supportato da una motivazione reale e specifica, non da formule prestampate. Il caso in esame riguardava la convalida del trattenimento di un cittadino straniero, annullata proprio per una motivazione apparente, un vizio che rende l’atto del giudice radicalmente nullo.

I fatti del caso

Un cittadino di nazionalità tunisina, rintracciato alla frontiera, veniva raggiunto da un decreto di respingimento. Le autorità disponevano contestualmente il suo trattenimento presso un Centro di Permanenza per i Rimpatri (CPR), in attesa dell’effettivo allontanamento dal territorio nazionale. Successivamente, il Giudice di Pace competente convalidava il trattenimento.

L’interessato, tramite il suo legale, proponeva ricorso per Cassazione lamentando tre vizi principali:
1. La motivazione apparente del provvedimento di convalida, in quanto il giudice si era limitato a compilare un modulo prestampato senza esaminare le specifiche argomentazioni difensive. L’uomo aveva infatti dichiarato di voler restare in Italia per ricongiungersi al fratello e di essere stato denunciato nel suo Paese d’origine.
2. L’illegittimità del decreto di respingimento per mancata informativa sul diritto a richiedere la protezione internazionale.
3. L’eccessivo lasso di tempo (sette giorni) trascorso tra il rintraccio e l’adozione del provvedimento di respingimento.

L’importanza del ‘minimo costituzionale’ nella motivazione apparente

La Corte di Cassazione ha accolto il primo motivo di ricorso, ritenendolo assorbente rispetto agli altri. Gli Ermellini hanno evidenziato come il provvedimento del Giudice di Pace fosse totalmente privo di una struttura argomentativa idonea a giustificare la grave misura della privazione della libertà personale.

Il giudice di merito si era limitato ad affermare la sussistenza dei presupposti per l’accoglimento della richiesta della Questura, utilizzando una formula tautologica («ritenuta la sussistenza dei presupposti») senza specificare quali fossero tali presupposti e senza dare conto delle dichiarazioni rese dallo straniero e delle obiezioni del suo difensore. Questo modo di operare, secondo la Corte, viola il cosiddetto ‘minimo costituzionale’ della motivazione, richiesto dall’art. 111 della Costituzione per tutti i provvedimenti giurisdizionali.

Trattenimento dello straniero e obbligo di motivazione rafforzata

La Corte ha ribadito che il trattenimento dello straniero è una misura che incide sulla libertà personale, un diritto inviolabile tutelato dall’art. 13 della Costituzione. Per questo motivo, il controllo del giudice deve essere particolarmente rigoroso e non può ridursi a una mera formalità. Il decreto di convalida deve essere ‘motivato’, come espressamente previsto dalla legge, e tale motivazione deve estendersi alla specificità dei motivi addotti dall’autorità amministrativa e alla loro congruità rispetto alla finalità del rimpatrio.

Una motivazione che consiste nella mera compilazione di un modulo prestampato, senza alcun riferimento al caso specifico, è da considerarsi ‘apparente’ e, quindi, inesistente. Tale vizio rende il provvedimento nullo.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha stabilito che la motivazione del provvedimento del Giudice di Pace era del tutto apparente. Pur essendo graficamente esistente, non rendeva percepibile il fondamento della decisione. Le argomentazioni erano ‘obbiettivamente inidonee a far conoscere il ragionamento seguito dal giudice’. L’utilizzo di un modulo prestampato, senza alcun adattamento o integrazione rispetto alla situazione concreta dello straniero – che aveva manifestato la volontà di rimanere in Italia per motivi familiari e di sicurezza personale – ha svuotato di contenuto l’obbligo di motivazione. Questa mancanza costituisce una violazione del ‘minimo costituzionale’ e si traduce in una nullità della sentenza, sindacabile in sede di legittimità. Di conseguenza, la Corte ha cassato il decreto impugnato.

Le conclusioni

La decisione della Corte si conclude con l’annullamento senza rinvio del decreto di convalida. Essendo ormai decorso il termine perentorio entro cui la convalida doveva essere disposta, non è possibile un nuovo giudizio sul punto. La sentenza sottolinea l’importanza cruciale del dovere di motivazione come garanzia fondamentale in uno Stato di diritto, specialmente quando sono in gioco diritti inviolabili come la libertà personale. Un atto giudiziario, per essere valido, deve essere il frutto di un ragionamento esplicito e comprensibile, non la mera apposizione di una firma su un formulario. Per quanto riguarda le spese legali, la Corte ha specificato che, essendo il ricorrente ammesso al patrocinio a spese dello Stato e la parte soccombente un’Amministrazione statale, non vi è luogo a provvedere alla loro regolazione, che sarà gestita secondo le procedure previste dalla legge sul patrocinio a spese dello Stato.

Cosa si intende per motivazione apparente in un provvedimento giudiziario?
Si tratta di una motivazione che esiste solo formalmente, ma che in realtà è talmente generica, stereotipata o basata su moduli prestampati da non rendere comprensibile il percorso logico-giuridico seguito dal giudice per prendere la sua decisione. In pratica, è una motivazione che non spiega nulla del caso specifico.

Perché è così importante la motivazione in un provvedimento che convalida il trattenimento di uno straniero?
Perché il trattenimento è una misura che priva una persona della sua libertà personale, un diritto fondamentale tutelato dalla Costituzione. La legge richiede una motivazione specifica e rigorosa per garantire che tale privazione sia legittima, necessaria e proporzionata, e non una decisione arbitraria o automatica.

Cosa succede quando la Corte di Cassazione annulla un decreto di convalida per motivazione apparente?
La Corte cassa il provvedimento, cioè lo annulla. In questo caso, ha cassato ‘senza rinvio’ perché era già scaduto il termine massimo entro cui il trattenimento poteva essere legalmente convalidato. Di conseguenza, il provvedimento di trattenimento perde la sua efficacia e la persona non può più essere trattenuta sulla base di quell’atto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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