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Morosità conduttore: quando è risolto il contratto

Una sentenza del Tribunale di Bergamo ha stabilito la risoluzione di un contratto di locazione commerciale per morosità del conduttore. Il conduttore aveva sospeso il pagamento dei canoni sostenendo di aver effettuato lavori di ristrutturazione necessari. Il Giudice ha ritenuto l’inadempimento grave e ingiustificato, poiché il conduttore non ha fornito prove sufficienti né sulla necessità dei lavori né su un presunto accordo con il locatore. La decisione sottolinea l’importanza dell’onere della prova e il peso delle clausole contrattuali che vietano la sospensione dei pagamenti.

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Morosità del Conduttore: Quando la Ristrutturazione non Giustifica il Mancato Pagamento

La morosità del conduttore in un contratto di locazione commerciale rappresenta una delle problematiche più frequenti e delicate nel diritto immobiliare. Un inquilino che smette di pagare il canone crea un grave pregiudizio per il locatore, ma cosa succede se l’inadempimento è giustificato da presunte spese di ristrutturazione sostenute sull’immobile? Una recente sentenza del Tribunale di Bergamo fa luce su questo punto, chiarendo i confini dell’onere della prova e l’importanza delle clausole contrattuali.

I Fatti di Causa: Un Contratto di Locazione e Canoni Insoluti

Il caso ha origine da un contratto di locazione commerciale stipulato nel marzo 2023. A partire da febbraio 2024, il conduttore interrompeva il pagamento dei canoni mensili. Di conseguenza, il locatore avviava una procedura di intimazione di sfratto per morosità, chiedendo il rilascio dell’immobile e il pagamento dei canoni arretrati.

Il conduttore si opponeva alla richiesta, sostenendo che la sospensione dei pagamenti fosse legittima. A sua difesa, adduceva di aver dovuto sostenere ingenti spese per lavori di ristrutturazione nell’immobile, necessari per renderlo idoneo all’uso pattuito. Affermava inoltre l’esistenza di un accordo verbale con il locatore per una dilazione dei pagamenti, proprio in virtù di tali lavori.

La Difesa del Conduttore e le Prove Insufficienti

Nonostante le affermazioni, il conduttore non è riuscito a convincere il giudice. La documentazione presentata a sostegno della sua tesi, consistente in un elenco di lavorazioni redatto da un’impresa edile e alcune fotografie, è stata ritenuta inidonea a dimostrare i fatti.

In particolare, le prove non chiarivano:
1. La necessità effettiva dei lavori: Non è stato provato che l’immobile fosse inidoneo all’uso pattuito al momento della consegna.
2. L’accordo con il locatore: Non è stata fornita alcuna prova scritta di un consenso del proprietario ai lavori o a una compensazione con i canoni.
3. L’effettivo esborso economico: L’elenco dei lavori non costituiva prova di un pagamento avvenuto.

A indebolire ulteriormente la posizione del conduttore contribuivano due clausole specifiche del contratto di locazione. La prima (clausola solve et repete) stabiliva che il pagamento del canone non potesse essere sospeso o ritardato per nessuna ragione. La seconda conteneva la dichiarazione esplicita del conduttore di aver visitato l’immobile e di averlo trovato in buono stato e idoneo all’uso.

La Decisione del Tribunale sulla Morosità del Conduttore

Il Tribunale, analizzati gli atti, ha accolto integralmente le richieste del locatore. La decisione si fonda sul principio dell’onere della prova nelle obbligazioni contrattuali. Il locatore, infatti, deve solo dimostrare l’esistenza del contratto (la fonte del suo diritto) e allegare l’inadempimento del conduttore. Spetta invece al conduttore, quale debitore, provare di aver adempiuto correttamente o che l’inadempimento è dovuto a una causa a lui non imputabile.

In questo scenario, il conduttore ha fallito nel suo onere probatorio. Le sue giustificazioni sono rimaste mere affermazioni, non supportate da prove concrete e sufficienti.

le motivazioni

Il giudice ha ritenuto l’inadempimento del conduttore grave, ai sensi dell’art. 1455 c.c., poiché protrattosi per diversi mesi e di importo significativo. Questa gravità è sufficiente a giustificare la risoluzione del contratto. La corte ha sottolineato che le deduzioni del conduttore relative a spese di ristrutturazione e a un presunto calo di fatturato non erano state provate in modo adeguato e non potevano quindi legittimare la sospensione unilaterale del pagamento dei canoni.

La motivazione evidenzia come le prove documentali fornite dal resistente fossero generiche e insufficienti a dimostrare la fondatezza delle sue eccezioni. Le fotografie senza data e un elenco di lavori non sono bastate a provare né la necessità degli interventi né un accordo con la parte locatrice. Inoltre, la prova orale richiesta è stata giudicata irrilevante, in quanto un accordo modificativo dei termini di pagamento del contratto avrebbe richiesto una forma scritta. Il contratto stesso, con le sue clausole chiare, blindava la posizione del locatore, rendendo ingiustificabile la condotta del conduttore.

le conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: il conduttore non può farsi giustizia da sé sospendendo il pagamento del canone. Qualsiasi problematica relativa all’immobile o eventuali accordi modificativi del contratto devono essere gestiti attraverso comunicazioni formali e, preferibilmente, accordi scritti.

Le implicazioni pratiche sono chiare:

1. Per i conduttori: È essenziale documentare ogni spesa sostenuta per l’immobile e ottenere sempre un’autorizzazione scritta dal locatore prima di effettuare lavori, soprattutto se si intende compensarli con i canoni.
2. Per i locatori: L’inserimento di clausole specifiche, come la clausola solve et repete e la dichiarazione di buono stato dell’immobile, offre una tutela rafforzata contro possibili inadempimenti.

In definitiva, la morosità del conduttore, se non supportata da prove inoppugnabili che giustifichino l’inadempimento, porta inesorabilmente alla risoluzione del contratto e alla condanna al pagamento di tutti gli arretrati e delle spese legali.

Un conduttore può sospendere il pagamento del canone se deve fare lavori di ristrutturazione?
No. Secondo questa sentenza, il conduttore non può sospendere unilateralmente il pagamento del canone. Per giustificare la sospensione, dovrebbe dimostrare con prove concrete che i lavori erano indispensabili per l’uso pattuito dell’immobile, che erano stati concordati con il locatore e di aver effettivamente sostenuto i costi. La presenza di una clausola contrattuale che vieta la sospensione del pagamento rafforza ulteriormente tale divieto.

In una causa per morosità, chi deve provare cosa?
Il locatore (creditore) ha l’onere di provare solo l’esistenza del contratto di locazione e di affermare che il conduttore non ha pagato. Spetta invece al conduttore (debitore) dimostrare di aver regolarmente pagato i canoni oppure di avere una valida ragione legale che giustifichi il mancato pagamento.

L’inadempimento del conduttore porta sempre alla risoluzione del contratto?
Non automaticamente. Il giudice deve valutare se l’inadempimento è ‘di non scarsa importanza’ (grave), tenendo conto dell’interesse dell’altra parte. In questo caso, il mancato pagamento di diversi canoni consecutivi è stato considerato un inadempimento sufficientemente grave da giustificare la risoluzione del contratto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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