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Modifiche contratto appalto: quando sono valide?

La Corte di Cassazione chiarisce la validità delle modifiche al contratto di appalto. Anche in presenza di una clausola che richiede la forma scritta, variazioni sostanziali all’opera, accettate di fatto dal committente, possono costituire un nuovo accordo valido provato tramite ‘facta concludentia’. La Corte ha respinto i ricorsi di entrambe le parti, confermando la decisione d’appello che aveva bilanciato le reciproche inadempienze, condannando il committente al pagamento di un saldo per i lavori extra, al netto delle penali per il ritardo.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Modifiche contratto appalto: l’accordo verbale può superare la forma scritta?

Nell’ambito dei lavori edili, le modifiche al contratto di appalto sono all’ordine del giorno. Ma cosa succede se il contratto originale prevede che ogni variazione debba essere concordata per iscritto e, invece, i cambiamenti vengono disposti verbalmente o di fatto? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta proprio questo tema, stabilendo che un comportamento concludente delle parti può portare a una sostituzione consensuale del contratto, rendendo valide le variazioni anche in assenza di un atto scritto.

I Fatti di Causa: una Ristrutturazione Contesa

La vicenda nasce da un contratto di appalto stipulato nel 2003 per la ristrutturazione di un immobile. Il committente, a fronte di un corrispettivo pattuito, lamentava il grave ritardo e l’abbandono del cantiere da parte dell’impresa, chiedendo il risarcimento dei danni. L’appaltatore, dal canto suo, si difendeva sostenendo di aver eseguito lavori extra, molto più rilevanti di quelli previsti inizialmente, e chiedeva in via riconvenzionale il pagamento di una somma ingente per tali opere aggiuntive.

Il Percorso Giudiziario: Decisioni Opposte tra Primo e Secondo Grado

Il Tribunale di primo grado aveva dato ragione al committente, condannando l’impresa al pagamento di una somma a titolo di risarcimento. I giudici avevano ritenuto non provata la richiesta di pagamento per i lavori extra, poiché non formalizzata per iscritto come richiesto dal contratto.

La Corte d’Appello, tuttavia, ha ribaltato la decisione. Basandosi su una consulenza tecnica, ha accertato che erano state eseguite opere ulteriori di notevole entità. Secondo i giudici di secondo grado, la committente aveva, nei fatti, ordinato e concordato tali variazioni. Interpretando il comportamento delle parti secondo buona fede, la Corte ha riconosciuto il diritto dell’appaltatore a un corrispettivo aggiuntivo. Al contempo, ha accertato un notevole ritardo dell’impresa, ponendo a suo carico una penale. In conclusione, la Corte d’Appello ha ritenuto che entrambe le parti fossero inadempienti (l’impresa per il ritardo, la committente per il mancato pagamento dei lavori extra) e, dopo aver compensato le rispettive pretese, ha condannato la committente a versare una differenza all’appaltatore.

Le Modifiche al Contratto d’Appalto secondo la Cassazione

La questione è approdata in Cassazione, che ha confermato la visione della Corte d’Appello. La ricorrente principale (la committente) sosteneva che i giudici avessero errato nel ritenere provato l’accordo sui lavori extra solo sulla base di presunzioni (per facta concludentia), violando la clausola contrattuale che imponeva la forma scritta.

La Suprema Corte ha respinto questa tesi, richiamando un proprio orientamento consolidato. Quando le opere aggiuntive comportano notevoli modifiche alla natura o alla quantità dei lavori previsti, non si parla più di semplici variazioni, ma di una vera e propria sostituzione consensuale del regolamento contrattuale. In questi casi, la volontà delle parti di instaurare un nuovo rapporto, diverso da quello originario, può essere provata anche attraverso comportamenti concludenti. La Corte d’Appello ha correttamente applicato questo principio, ritenendo che l’entità dei lavori extra fosse tale da configurare un nuovo accordo tra le parti, superando il vincolo della forma scritta previsto nel contratto iniziale.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Cassazione si fondano sulla distinzione tra semplici varianti in corso d’opera e modifiche sostanziali che alterano l’oggetto del contratto. La Corte ha chiarito che il requisito della forma scritta per le autorizzazioni del committente (art. 1659 c.c.) non è assoluto. Se le modifiche sono così rilevanti da trasformare il progetto, si è di fronte a un nuovo accordo che può essere provato con ogni mezzo, inclusi i comportamenti concludenti delle parti. La valutazione fattuale della Corte d’Appello, basata sulla consulenza tecnica che ha quantificato l’ingente valore dei lavori extra, è stata considerata incensurabile in sede di legittimità. Di conseguenza, la decisione di riconoscere il diritto dell’appaltatore al pagamento per tali opere, pur tenendo conto del suo ritardo attraverso l’applicazione di una penale, è stata ritenuta corretta. La Corte ha inoltre confermato che, a fronte di un’inadempienza reciproca, è corretto escludere ulteriori pronunce basate sulla colpa e limitarsi a compensare le obbligazioni economiche contrapposte.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza offre un’importante lezione pratica per committenti e appaltatori. Se da un lato è sempre fondamentale formalizzare per iscritto ogni modifica contrattuale per evitare contenziosi, dall’altro lato non ci si può nascondere dietro una clausola formale quando i fatti dimostrano una volontà diversa. Ordinare, accettare e consentire l’esecuzione di lavori extra di grande entità equivale a stipulare un nuovo accordo. Per i committenti, ciò significa che non si può commissionare un’opera aggiuntiva e poi rifiutarsi di pagarla appellandosi alla mancanza di un documento scritto. Per gli appaltatori, resta cruciale documentare ogni richiesta di variazione, ma questa sentenza conferma che, in casi eccezionali, il loro diritto al compenso può essere tutelato anche in assenza di prove scritte, se la portata delle modifiche è tale da dimostrare un nuovo patto consensuale.

È possibile modificare un contratto di appalto senza un accordo scritto, anche se il contratto originale lo prevede?
Sì. Secondo la Corte, se le modifiche sono così importanti da alterare significativamente la natura o la quantità dei lavori, si può configurare una ‘sostituzione consensuale’ del contratto. In tal caso, l’accordo può essere provato anche attraverso comportamenti concludenti delle parti (facta concludentia), superando il requisito della forma scritta.

Cosa succede se sia il committente che l’appaltatore sono inadempienti?
Quando entrambe le parti sono inadempienti (ad esempio, l’appaltatore è in ritardo e il committente non paga i lavori extra), il giudice può valutare la gravità dei rispettivi comportamenti. Come nel caso di specie, può decidere di non attribuire la colpa prevalente a nessuno dei due, escludere il risarcimento dei danni ulteriori e limitarsi a compensare i rispettivi debiti (il costo dei lavori extra contro la penale per il ritardo).

L’appaltatore ha sempre diritto al pagamento per i lavori extra non autorizzati per iscritto?
Non automaticamente. Tuttavia, questa pronuncia chiarisce che il diritto al pagamento sorge quando i lavori extra sono di tale entità da configurare un nuovo accordo di fatto. La prova di tale nuovo accordo spetta all’appaltatore, ma può essere fornita anche attraverso il comportamento del committente che ha richiesto o comunque accettato l’esecuzione di tali opere aggiuntive.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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