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Modifica accordo sovraindebitamento e voto creditori

Una società debitrice, durante l’esecuzione di un accordo di composizione della crisi, chiede una modifica del piano. Un creditore si oppone, sostenendo che solo i creditori non ancora soddisfatti debbano partecipare alla decisione. La Corte di Cassazione respinge il ricorso, stabilendo che la procedura di modifica accordo sovraindebitamento ha natura collettiva e deve coinvolgere tutti i creditori originari, anche se già pagati, confermando l’integrità del procedimento concorsuale dall’inizio alla fine.

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Modifica Accordo Sovraindebitamento: la Cassazione conferma il coinvolgimento di tutti i creditori

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale sulle procedure di modifica accordo sovraindebitamento, stabilendo un principio chiave sulla partecipazione dei creditori. La decisione sottolinea la natura ‘collettiva’ della procedura, che non viene meno neanche nella fase di modifica del piano, anche quando alcuni creditori sono già stati soddisfatti. Analizziamo i dettagli di questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso

Una società agricola aveva ottenuto l’omologazione di un accordo di composizione della crisi da sovraindebitamento. L’accordo prevedeva il pagamento parziale di un cospicuo credito ipotecario detenuto da una società creditrice, con fondi forniti da un socio della debitrice. L’accordo era stato approvato dalla maggioranza dei creditori e omologato, nonostante il voto contrario del creditore ipotecario.

Nel corso dell’esecuzione del piano, e dopo aver soddisfatto gli altri creditori, la società debitrice ha incontrato difficoltà e ha chiesto al Tribunale di poter modificare l’accordo, dilazionando di un anno il pagamento delle rate residue dovute al creditore ipotecario. Il Tribunale ha attivato la procedura prevista, notificando la proposta di modifica a tutti i creditori originari. Nessuno ha espresso dissenso, portando all’approvazione della modifica.

Il creditore ipotecario ha impugnato tale decisione, sostenendo che la procedura fosse errata: a suo avviso, solo i creditori non ancora soddisfatti (in questo caso, solo sé stesso) avrebbero dovuto essere interpellati. L’opposizione è stata respinta sia in primo grado sia in sede di reclamo. La questione è così giunta dinanzi alla Corte di Cassazione.

I Motivi della Decisione della Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso del creditore, confermando la correttezza dell’operato del Tribunale di merito. La decisione si fonda su argomentazioni precise che rafforzano la coerenza delle procedure di composizione della crisi.

Le motivazioni

Il cuore della motivazione risiede nell’interpretazione dell’art. 13, comma 4-ter, della legge n. 3/2012. Secondo la Corte, questa norma, nel disciplinare la modifica accordo sovraindebitamento, rinvia espressamente alle procedure ordinarie di approvazione, che prevedono il coinvolgimento di tutti i creditori del sovraindebitato. La natura della procedura è concorsuale e ‘collettiva’ fin dall’inizio e tale rimane fino alla sua completa attuazione. Non è possibile ‘parcellizzare’ il procedimento, escludendo creditori che, pur essendo stati soddisfatti, rimangono a tutti gli effetti parti dell’accordo originario. Il fatto che alcuni creditori siano stati pagati non li priva del loro status di parte dell’accordo medesimo, il cui equilibrio complessivo potrebbe essere alterato dalla modifica.

Inoltre, la Corte ha respinto la doglianza relativa alla mancata valutazione della convenienza della modifica rispetto all’alternativa liquidatoria. I giudici hanno chiarito che tale contestazione può essere sollevata solo dai creditori che si sono opposti o hanno dissentito. Nel caso di specie, il creditore ricorrente non aveva formalmente espresso il proprio dissenso nei termini previsti, facendo scattare il meccanismo del silenzio-assenso. Di conseguenza, non era legittimato a sollevare tale questione in sede di reclamo. Ad ogni modo, la Corte ha notato che il Tribunale aveva comunque svolto una valutazione, seppur sintetica, ritenendola un apprezzamento di merito non sindacabile in sede di legittimità.

Infine, sono state rigettate anche le censure relative alla presunta ‘motivazione apparente’ e alla mancata considerazione della responsabilità del socio finanziatore. La Cassazione ha ritenuto che il Tribunale avesse adeguatamente motivato la sua decisione, basandosi sulle relazioni degli esperti e dando conto degli elementi considerati, rispettando così il ‘minimo costituzionale’ richiesto. La valutazione delle cause dell’inadempimento e della fattibilità economica del piano modificato rientra pienamente nell’ambito del giudizio di merito, precluso al vaglio della Corte di Cassazione.

Le conclusioni

Questa ordinanza consolida un principio fondamentale per le procedure di sovraindebitamento: la stabilità e la coerenza del procedimento concorsuale. La decisione di coinvolgere tutti i creditori originari nella votazione sulla modifica accordo sovraindebitamento garantisce che qualsiasi cambiamento sia valutato dall’intera platea dei soggetti coinvolti nell’accordo iniziale. Questo approccio previene manovre che potrebbero favorire il debitore a scapito dell’equilibrio complessivo del piano e riafferma che, fino alla sua completa esecuzione, l’accordo di composizione della crisi è un progetto unitario di regolazione del debito, non una somma di rapporti bilaterali distinti.

Quando si chiede una modifica di un accordo di sovraindebitamento, chi ha diritto di votare?
Tutti i creditori coinvolti nella procedura fin dall’origine devono essere chiamati a esprimersi sulla proposta di modifica, anche quelli che nel frattempo sono già stati completamente pagati. La procedura mantiene la sua natura collettiva fino alla fine.

Un creditore può contestare la convenienza economica di una modifica dell’accordo se non ha espresso formalmente il suo dissenso?
No. Secondo la Corte, un creditore che non ha fatto pervenire il proprio dissenso nei termini previsti dalla legge (facendo quindi scattare il meccanismo del silenzio-assenso) non è legittimato a contestare in un secondo momento la convenienza dell’accordo modificato rispetto all’alternativa della liquidazione.

La valutazione del giudice sulle cause che hanno reso necessaria la modifica del piano è sindacabile in Cassazione?
No, l’apprezzamento delle ragioni che hanno portato alla richiesta di modifica, come le difficoltà economiche del debitore o del suo finanziatore, costituisce una valutazione di merito. Se il giudice ha fornito una motivazione adeguata, questa non può essere riesaminata dalla Corte di Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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