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Mobilità pubblico impiego: limiti di anzianità e spesa

Una lavoratrice del settore universitario, esclusa da una procedura di mobilità pubblico impiego a causa di un’anzianità di servizio e un trattamento economico superiori ai limiti fissati dal bando, ha impugnato il provvedimento. Dopo due sentenze sfavorevoli, la Corte di Cassazione, con un’ordinanza interlocutoria, non ha deciso il merito della questione, ma ha sollevato un dubbio fondamentale: se le norme sulla mobilità pubblica si applichino al suo contratto di lavoro, qualificato dalla legge come di diritto privato. La causa è stata rinviata per discutere questo punto cruciale.

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Mobilità Pubblico Impiego: Anzianità e Stipendio Possono Essere un Limite? L’Intervento della Cassazione

La mobilità pubblico impiego rappresenta uno strumento fondamentale per la gestione del personale nelle amministrazioni. Ma cosa succede quando un bando impone requisiti stringenti legati all’anzianità di servizio e al trattamento economico? Una recente ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione getta nuova luce sulla questione, spostando il focus su un aspetto ancora più radicale: la natura stessa del rapporto di lavoro del dipendente che chiede il trasferimento.

I Fatti del Caso: Una Domanda di Trasferimento Respinta

Il caso ha origine dalla vicenda di una Collaboratrice ed Esperta Linguistica (CEL) a tempo indeterminato presso un’università italiana. La lavoratrice, residente a Firenze con la famiglia, aspirava a trasferirsi presso l’Ateneo fiorentino, che aveva indetto una selezione per una posizione analoga.

Tuttavia, il bando di mobilità prevedeva due requisiti specifici:
1. Un’anzianità di servizio non superiore a otto anni.
2. Un trattamento economico non superiore a una determinata soglia (€ 37.781,38).

La candidata, pur avendo le competenze professionali richieste, superava il limite di anzianità di servizio e, di conseguenza, la soglia retributiva massima prevista. Per questo motivo, l’Università di destinazione l’ha esclusa dalla procedura. La lavoratrice ha impugnato l’esclusione, ritenendola illegittima e offrendosi persino di rinunciare alla parte di anzianità e retribuzione eccedente i limiti del bando.

Il Percorso Giudiziario e i Motivi del Ricorso

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello hanno respinto le ragioni della lavoratrice. Di fronte a queste decisioni, la dipendente ha presentato ricorso in Cassazione, basandolo su diverse argomentazioni, tra cui:
* La violazione delle norme sulla mobilità volontaria (art. 30 del D.Lgs. 165/2001), che non dovrebbero essere limitate da criteri meramente economici.
* L’irragionevolezza e la discriminatorietà dei requisiti, in contrasto con i principi costituzionali.
* L’errata valutazione dell’impatto finanziario del suo trasferimento, sostenendo la neutralità dell’operazione per la finanza pubblica complessiva.

La Svolta della Cassazione: una Questione sulla Mobilità Pubblico Impiego

La Corte di Cassazione, con una mossa inaspettata, non ha affrontato direttamente i motivi del ricorso. Invece, ha sollevato d’ufficio una questione preliminare e assorbente, dotata di ‘valenza nomofilattica’, ovvero capace di orientare la giurisprudenza futura.

Le Motivazioni dell’Ordinanza Interlocutoria

Il Collegio ha rilevato che il punto centrale della controversia potrebbe non essere la legittimità dei limiti economici del bando, ma la stessa applicabilità delle norme sulla mobilità pubblico impiego al rapporto di lavoro della ricorrente. La legge, infatti, qualifica espressamente il rapporto di lavoro dei Collaboratori ed Esperti Linguistici come un contratto di diritto privato.

La Corte si è quindi chiesta: le disposizioni dell’art. 30 del D.Lgs. 165/2001, che disciplinano la mobilità tra amministrazioni pubbliche, possono essere estese a un rapporto di lavoro che il legislatore ha configurato come privatistico? Questa domanda non era mai stata posta dalle parti nei precedenti gradi di giudizio.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

In conclusione, la Corte di Cassazione non ha emesso una sentenza definitiva. Ha deciso di sospendere il giudizio e di sottoporre questa nuova questione giuridica al contraddittorio tra le parti, rinviando la causa a una pubblica udienza per la discussione. Questa ordinanza interlocutoria dimostra come, a volte, la soluzione di un caso risieda in un presupposto giuridico dato per scontato. L’esito finale della vicenda dipenderà dalla risposta a questa domanda fondamentale e avrà importanti ripercussioni per tutti i lavoratori del settore con un contratto analogo che intendono avvalersi degli strumenti di mobilità.

È legittimo per una P.A. porre limiti di anzianità e stipendio in un bando di mobilità?
L’ordinanza non risponde direttamente a questa domanda. La Corte di Cassazione ha ritenuto prioritario risolvere una questione preliminare: se le norme sulla mobilità pubblica si applichino al tipo di contratto di lavoro in esame, definito dalla legge come di diritto privato.

Cosa ha deciso la Corte di Cassazione in questo caso?
La Corte non ha deciso il merito della controversia. Ha emesso un’ordinanza interlocutoria con cui ha rinviato la causa a una nuova udienza per permettere alle parti di discutere una questione di diritto sollevata d’ufficio dalla Corte stessa, ritenuta decisiva per la risoluzione del caso.

Qual è la questione giuridica sollevata d’ufficio dalla Corte?
La questione è se l’articolo 30 del D.Lgs. 165/2001, che regola la mobilità dei dipendenti pubblici, sia applicabile al rapporto di lavoro della ricorrente (Collaboratore ed Esperto Linguistico), dato che tale rapporto è espressamente qualificato dalla legge come di natura privata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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