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Misure protettive: la guida del Tribunale di Ancona

Il Tribunale di Ancona ha concesso misure protettive a una start-up in crisi, bloccando le azioni dei creditori per 90 giorni. La decisione si basa sulla necessità di favorire il buon esito della composizione negoziata, ritenuta strumento preferenziale per il risanamento aziendale rispetto alla liquidazione. Il provvedimento bilancia la protezione dell’impresa con i diritti dei creditori, sottolineando la funzionalità delle misure per preservare l’operatività aziendale durante le trattative.

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Misure Protettive: Quando il Giudice le Concede nella Crisi d’Impresa

Nell’ambito della gestione delle crisi aziendali, le misure protettive rappresentano uno scudo fondamentale per l’imprenditore che intende avviare un percorso di risanamento. Questi strumenti, previsti dal Codice della Crisi d’Impresa, congelano temporaneamente le azioni dei creditori, creando uno spazio di respiro per negoziare una soluzione sostenibile. Un’ordinanza del Tribunale di Ancona offre un chiaro esempio pratico di come e perché queste misure vengono concesse, bilanciando le esigenze dell’impresa con i diritti dei creditori.

Il Contesto: Una Start-up Innovativa in Crisi

Il caso esaminato riguarda una start-up innovativa operante nel settore della progettazione e produzione di macchinari ad alta tecnologia. L’azienda ha visto un drastico calo del fatturato a causa di fattori esterni imprevedibili, come la pandemia da COVID-19 e l’interruzione di ordini da mercati cruciali. Questa situazione, unita al peso degli ammortamenti finanziari, ha generato un grave squilibrio economico e finanziario, spingendo la società verso uno stato di crisi.

Per affrontare la situazione, l’impresa ha scelto di accedere alla procedura di composizione negoziata della crisi, un percorso stragiudiziale finalizzato a trovare un accordo con i creditori. Contestualmente, ha richiesto al Tribunale l’applicazione di misure protettive per inibire qualsiasi azione cautelare o esecutiva sul proprio patrimonio.

La Valutazione del Tribunale sulle Misure Protettive

Dopo il deposito dell’istanza e la nomina di un esperto da parte della Camera di Commercio, la società si è rivolta al Tribunale per ottenere la conferma delle misure richieste. Il Giudice ha valutato positivamente la richiesta, accogliendo il ricorso. La decisione si fonda su un’attenta analisi della documentazione e delle dichiarazioni rese dall’esperto nominato.

L’esperto, pur sottolineando il breve tempo trascorso dalla sua nomina, ha confermato di aver avviato un’interlocuzione con l’azienda e che l’attività preparatoria è coerente con l’obiettivo di trovare una soluzione alla crisi. Ha inoltre evidenziato come il piano finanziario presentato mostri un potenziale di ripresa significativo, sebbene ancora da verificare nel dettaglio. Secondo l’esperto, il risanamento aziendale appare astrattamente idoneo a garantire una migliore soddisfazione per i creditori rispetto a una liquidazione forzata.

Le Motivazioni della Decisione del Tribunale

Il Tribunale ha ritenuto opportuno confermare il divieto per i creditori di iniziare o proseguire azioni esecutive e cautelari, motivando la decisione sulla base di diversi principi cardine. In primo luogo, le misure protettive sono state considerate funzionali al buon esito delle trattative. Consentire ai singoli creditori di agire individualmente pregiudicherebbe l’operatività aziendale e, di conseguenza, ogni prospettiva di risanamento. La protezione degli asset aziendali è stata quindi giudicata essenziale per la continuità e per il successo della negoziazione.

In secondo luogo, il provvedimento evidenzia come la composizione negoziata sia uno strumento privilegiato dal legislatore per una risoluzione anticipata della crisi, evitando scenari liquidatori più dannosi per tutti gli attori coinvolti. Impedire le azioni esecutive individuali è quindi coerente con la ratio della norma.

Infine, per quanto riguarda la durata, il Giudice ha operato un bilanciamento tra gli interessi contrapposti. Ha concesso le misure per un termine di 90 giorni, inferiore ai 120 massimi richiesti, ritenendolo un periodo sufficiente per avviare concretamente le trattative senza pregiudicare eccessivamente le ragioni dei creditori. Ha comunque lasciato aperta la possibilità di una proroga, qualora l’impresa ne dimostri la necessità con idonee ragioni.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche del Provvedimento

Questa ordinanza conferma un orientamento giurisprudenziale consolidato: le misure protettive sono uno strumento cruciale per dare una chance concreta al risanamento aziendale. La decisione del Tribunale di Ancona sottolinea che, in presenza di un piano astrattamente credibile e di un percorso di negoziazione avviato seriamente, la protezione del patrimonio del debitore è necessaria per non vanificare gli sforzi. Per le imprese in crisi, ciò significa poter contare su un periodo di tregua per ristrutturarsi. Per i creditori, pur imponendo una temporanea sospensione delle loro azioni, la decisione mira a un risultato potenzialmente più vantaggioso nel lungo periodo: il recupero, seppur parziale e dilazionato, del proprio credito da un’azienda che è tornata in salute, anziché una perdita quasi certa derivante da una liquidazione.

A cosa servono le misure protettive nella composizione negoziata della crisi?
Servono a proteggere il patrimonio dell’impresa da azioni esecutive o cautelari da parte dei singoli creditori. Questo ‘scudo’ temporaneo permette all’azienda di continuare a operare e di condurre le trattative con i creditori in un contesto ordinato, al fine di raggiungere un accordo per il risanamento.

Per quanto tempo possono essere concesse le misure protettive?
Il Tribunale le ha concesse per 90 giorni, pur essendo stati richiesti 120 giorni. La durata viene stabilita bilanciando la necessità dell’impresa di avere tempo per negoziare e l’interesse dei creditori a non vedere le proprie ragioni bloccate troppo a lungo. È possibile una proroga se sussistono valide ragioni.

Un ritardo nella pubblicazione di alcuni atti procedurali invalida la richiesta di misure protettive?
No. Secondo il Tribunale, la pubblicazione del numero di ruolo generale del procedimento oltre il termine previsto dalla legge costituisce una mera irregolarità, poiché la norma non prevede una sanzione espressa di inefficacia o decadenza, a differenza di quanto accade per l’omesso o tardivo deposito del ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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