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Minimi tariffari: inderogabili per il giudice

Un cittadino ha impugnato una sentenza che liquidava le spese legali a suo favore in misura inferiore ai minimi tariffari. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, affermando il principio dell’inderogabilità dei minimi tariffari, annullando la decisione e rinviando la causa per una corretta liquidazione.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Minimi Tariffari: La Cassazione Conferma l’Inderogabilità

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è intervenuta su un tema di grande rilevanza per la professione forense: la liquidazione delle spese giudiziali e il rispetto dei minimi tariffari. La pronuncia ribadisce con forza un principio fondamentale: in assenza di un accordo specifico tra le parti, il giudice non ha il potere di liquidare compensi professionali al di sotto delle soglie minime stabilite dalla normativa. Questa decisione rappresenta una tutela essenziale per la dignità e il valore del lavoro dell’avvocato.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un contenzioso in cui un cittadino aveva agito contro tre enti pubblici. La Corte d’Appello, pur riformando parzialmente la sentenza di primo grado a favore del cittadino, aveva condannato gli enti alla rifusione delle spese legali, liquidandole però in una misura esplicitamente dichiarata “inferiore ai minimi tariffari”. In sostanza, il giudice di secondo grado aveva ritenuto di potersi discostare dai parametri ministeriali, riducendo l’importo dovuto al legale del cittadino vittorioso.

Il Ricorso per Cassazione

Ritenendo la decisione illegittima, il cittadino, tramite il suo avvocato, ha proposto ricorso per cassazione. L’unico motivo di censura era incentrato sulla violazione e falsa applicazione delle norme che regolano i compensi professionali (in particolare il D.M. n. 55/2014, come modificato dal D.M. n. 37/2018) e delle disposizioni del codice di procedura civile in materia di spese di lite. Il ricorrente sosteneva che la Corte d’Appello avesse errato nel non rispettare il carattere inderogabile delle tariffe minime.

Il Principio di Diritto sui Minimi Tariffari

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso pienamente fondato. Gli Ermellini hanno richiamato un principio consolidato, già espresso in precedenti pronunce (come la Cass. n. 9815 del 2023), secondo cui i parametri per la liquidazione dei compensi professionali sono inderogabili. La normativa stabilisce una soglia minima al di sotto della quale il giudice non può scendere, a meno che non esista una convenzione diversa e specifica tra le parti.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Suprema Corte è chiara e lineare. La sentenza impugnata è stata cassata perché affermava espressamente la possibilità di liquidare le spese in misura inferiore ai minimi tariffari. Questo approccio, secondo la Cassazione, contravviene direttamente al principio di inderogabilità. I parametri ministeriali non sono un semplice orientamento, ma un limite vincolante per il giudice nella determinazione dei compensi. Scendere al di sotto di tale soglia, senza una giustificazione basata su un accordo tra le parti, costituisce una violazione di legge. La funzione dei minimi tariffari è quella di garantire un compenso adeguato e dignitoso per l’attività professionale svolta, tutelando sia il professionista sia la qualità stessa della difesa tecnica. Pertanto, la Corte d’Appello ha commesso un errore di diritto che ha reso necessaria la cassazione della sua pronuncia.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche

La decisione in esame ha importanti implicazioni pratiche. In primo luogo, rafforza la tutela dei professionisti legali, assicurando che il loro lavoro venga remunerato secondo parametri equi e non discrezionali. In secondo luogo, offre una guida chiara ai giudici di merito, ribadendo che la liquidazione delle spese legali deve sempre avvenire nel rispetto dei limiti tariffari vigenti. Di conseguenza, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte d’Appello di Roma, in diversa composizione, affinché proceda a una nuova liquidazione delle spese che sia conforme ai parametri minimi previsti dalla legge.

Un giudice può liquidare le spese legali in misura inferiore ai minimi tariffari previsti dalla legge?
No, secondo la Corte di Cassazione, il giudice non può scendere al di sotto dei valori minimi stabiliti dai parametri ministeriali (d.m. 55/2014 e successive modifiche), in quanto questi hanno carattere inderogabile in assenza di una diversa convenzione tra le parti.

Perché i minimi tariffari sono considerati inderogabili?
Sono considerati inderogabili per garantire un compenso equo e dignitoso per la professione forense. La sentenza chiarisce che rappresentano un limite invalicabile per il giudice al fine di tutelare il valore della prestazione professionale.

Cosa succede se una sentenza liquida le spese al di sotto dei minimi tariffari?
La sentenza risulta viziata per violazione di legge. Come avvenuto nel caso di specie, può essere impugnata dinanzi alla Corte di Cassazione, la quale può cassarla (annullarla) e rinviare la causa a un altro giudice per una nuova e corretta liquidazione che rispetti i parametri minimi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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