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Melassa per narghilè: la buona fede salva dalla multa

La Corte d’Appello conferma l’annullamento di sanzioni per la detenzione di melassa per narghilè. Decisivo l’errore in buona fede dell’esercente, basato su un’interpretazione normativa prevalente prima di un successivo chiarimento della Cassazione. La corte ha ritenuto non punibile la condotta.

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Pubblicato il 3 luglio 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Melassa per Narghilè: Quando la Buona Fede Annulla la Sanzione

La qualificazione giuridica della melassa per narghilè è stata a lungo oggetto di dibattito, creando incertezza per gli operatori del settore. Una recente sentenza della Corte d’Appello ha affrontato proprio questo tema, stabilendo un principio fondamentale: non si può essere puniti per aver seguito un’interpretazione della legge che, al momento dei fatti, era considerata valida dalla giurisprudenza, anche se un orientamento successivo l’ha modificata. Questo caso dimostra come l’errore in buona fede, generato da un quadro normativo e giurisprudenziale incerto, possa escludere la responsabilità.

I Fatti di Causa

La vicenda ha inizio con un’ispezione presso un locale commerciale. Le autorità contestano al titolare due illeciti amministrativi, formalizzati in due distinte ordinanze-ingiunzione:
1. La detenzione di oltre 5 kg di melassa per narghilè priva di contrassegni di Stato e di documentazione fiscale che ne attestasse la provenienza, violando le norme sul monopolio dei tabacchi.
2. La detenzione di circa 850 grammi di tabacco per pipa ad acqua (narghilè) regolarmente acquistato ma ritenuto non autorizzato alla vendita nel locale.

L’esercente si opponeva alle sanzioni, sostenendo di aver agito correttamente. Spiegava che la melassa era stata regolarmente acquistata e che veniva semplicemente preparata e somministrata per il consumo all’interno del locale, senza essere messa in vendita. Sottolineava inoltre che, all’epoca dei fatti (aprile 2022), la normativa e la giurisprudenza prevalenti non assimilavano la melassa al tabacco lavorato soggetto a monopolio.

La Decisione del Tribunale e la classificazione della melassa per narghilè

In primo grado, il Tribunale accoglieva il ricorso dell’esercente e annullava le sanzioni. Il giudice riteneva che l’Amministrazione non avesse fornito la prova della natura di contrabbando della merce. Soprattutto, evidenziava che al momento del controllo la giurisprudenza, sia di merito che di Cassazione, tendeva a escludere che la melassa per narghilè potesse essere assimilata al tabacco lavorato. Pertanto, secondo il Tribunale, doveva applicarsi il principio tempus regit actum: la condotta andava valutata secondo l’interpretazione normativa vigente al momento in cui era stata posta in essere.

L’Amministrazione appellava la sentenza, insistendo sul fatto che la melassa dovesse essere considerata a tutti gli effetti un prodotto assimilato ai tabacchi lavorati, come poi confermato da una successiva e decisiva sentenza della Corte di Cassazione. Secondo l’appellante, l’esercente non poteva invocare l’ignoranza della legge e l’errore del primo giudice era stato quello di non applicare questa interpretazione consolidatasi successivamente.

Il Principio di Diritto: la Buona Fede e l’Evoluzione della Giurisprudenza

Il cuore della decisione della Corte d’Appello risiede nell’analisi dell’elemento soggettivo dell’illecito. La Corte riconosce che una sentenza della Cassazione (n. 32754 del maggio 2022), successiva al controllo ma precedente alla decisione di primo grado, ha effettivamente chiarito che la melassa rientra nella definizione di “tabacco lavorato”.

Tuttavia, questo chiarimento è arrivato dopo i fatti contestati. La Corte sottolinea che non si tratta di ignoranza della legge da parte dell’esercente, ma di un “errore in buona fede sulla portata della normativa”. Tale errore era stato generato proprio dall’interpretazione prevalente all’epoca, offerta da una “fonte qualificata” come la stessa giurisprudenza. In pratica, l’esercente si era conformato a ciò che le sentenze, fino a quel momento, avevano stabilito. La stessa Amministrazione, emanando una circolare esplicativa solo nell’agosto 2022, dimostrava di essere consapevole della problematica interpretativa esistente.

Le Motivazioni della Corte d’Appello

La Corte d’Appello ha respinto l’appello dell’Amministrazione, confermando l’annullamento delle sanzioni. La motivazione centrale è che, sebbene la tesi dell’Amministrazione sulla natura della melassa sia oggi giuridicamente corretta, non si può attribuire una colpa all’esercente che, al momento del controllo, ha agito in un contesto di oggettiva incertezza giuridica. L’evoluzione giurisprudenziale, che ha portato a un’interpretazione più restrittiva, non può avere effetti retroattivi a danno del cittadino che si era fidato dell’orientamento precedente. L’errore dell’esercente è stato considerato scusabile perché indotto da un’interpretazione della norma che le stesse istituzioni giudiziarie avevano avallato. La Corte ha quindi ritenuto che mancasse l’elemento soggettivo della colpa, indispensabile per poter applicare la sanzione amministrativa.

Conclusioni: L’Impatto della Sentenza

Questa sentenza offre importanti conclusioni pratiche. In primo luogo, riafferma la centralità del principio di buona fede e di affidamento del cittadino nell’ordinamento giuridico. Non si può essere puniti per aver tenuto un comportamento conforme a un’interpretazione normativa prevalente, anche se questa viene in seguito superata. In secondo luogo, evidenzia come l’incertezza giuridica, soprattutto quando riconosciuta dalla stessa amministrazione, non può ricadere a svantaggio dei cittadini. Infine, la decisione stabilisce che un mutamento giurisprudenziale, sebbene chiarisca la portata di una norma per il futuro, non può sanzionare retroattivamente condotte passate che erano, all’epoca, considerate lecite sulla base di un errore scusabile e incolpevole.

La melassa per narghilè è considerata tabacco lavorato?
Sì, secondo l’orientamento consolidatosi con una sentenza della Corte di Cassazione del maggio 2022, la melassa per narghilè rientra nella definizione di “tabacco lavorato” e di “prodotti assimilati”, in quanto può essere fumata senza successiva trasformazione industriale.

Si può essere sanzionati se si segue un’interpretazione della legge che poi viene modificata da una sentenza successiva?
No. La sentenza stabilisce che non si può essere puniti se la condotta è stata tenuta in un periodo in cui l’interpretazione prevalente della norma, fornita dalla stessa giurisprudenza, era diversa. L’errore sulla portata della norma, se generato da questo stato di incertezza, è considerato in buona fede e scusabile, escludendo la colpa.

Cosa ha determinato l’annullamento delle sanzioni in questo caso specifico?
L’annullamento è stato determinato dal fatto che, al momento del controllo (aprile 2022), l’esercente aveva agito basandosi su un’interpretazione giuridica prevalente che non assimilava la melassa al tabacco lavorato. Sebbene una sentenza successiva abbia cambiato questo orientamento, il suo errore è stato ritenuto in buona fede e incolpevole, facendo venir meno l’elemento soggettivo necessario per l’applicazione della sanzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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