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Medicina di gruppo: il pediatra vale come medico di base?

La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità di una associazione di medicina di gruppo composta anche da un pediatra di libera scelta. L’Ente Sanitario sosteneva che il numero minimo di medici dovesse essere composto solo da medici di medicina generale. La Corte ha stabilito che i pediatri rientrano a pieno titolo nel concetto di “assistenza primaria” e possono quindi contribuire a formare il nucleo minimo associativo.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto Civile, Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Medicina di Gruppo: Anche il Pediatra Conta per il Numero Minimo

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha posto fine a una controversia di notevole interesse per i professionisti sanitari, stabilendo un principio chiave sulla composizione della medicina di gruppo. La questione centrale era se un pediatra di libera scelta potesse essere conteggiato nel numero minimo di medici necessario per costituire validamente tale forma associativa. La risposta affermativa della Corte ha importanti implicazioni pratiche per l’organizzazione dei servizi di assistenza primaria sul territorio.

I Fatti del Caso: La Controversia sulla Composizione Associativa

Un’Azienda Sanitaria Locale aveva contestato la legittimità di un’associazione di medicina di gruppo, ritenendo che non rispettasse il requisito minimo di tre medici. Secondo l’Azienda, l’associazione, pur essendo composta da tre professionisti, includeva un pediatra di libera scelta, figura che a suo avviso non poteva essere equiparata a un medico di assistenza primaria (o medico di medicina generale) ai fini del calcolo del numero minimo.

Di conseguenza, l’Ente Sanitario aveva negato il riconoscimento dell’associazione e trattenuto le relative indennità a uno dei medici membri. Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano dato ragione al medico, confermando la piena validità dell’associazione e condannando l’Azienda alla restituzione delle somme indebitamente trattenute. L’Ente Sanitario ha quindi proposto ricorso in Cassazione per far valere le proprie tesi.

La Decisione della Corte: La Composizione della Medicina di Gruppo

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso dell’Azienda Sanitaria, confermando le decisioni dei giudici di merito. Il punto cruciale della decisione risiede nell’interpretazione del concetto di “assistenza primaria”. I giudici hanno stabilito che tale nozione è ampia e non può essere limitata ai soli medici di medicina generale.

La Corte ha quindi affermato che anche i pediatri di libera scelta rientrano a pieno titolo in questa categoria e, pertanto, possono legittimamente contribuire a formare il nucleo minimo di medici richiesto per la costituzione di un’associazione di medicina di gruppo.

Le Motivazioni della Cassazione sulla Medicina di Gruppo

Le motivazioni della Corte si fondano su un’attenta analisi della normativa di riferimento, superando un’interpretazione restrittiva e formalistica.

L’Interpretazione Estensiva di “Assistenza Primaria”

La Corte ha basato la sua decisione sull’articolo 3-quinquies del D.Lgs. n. 502 del 1992. Questa norma disciplina l’organizzazione del distretto sanitario e definisce l'”assistenza primaria” in modo da includere esplicitamente, oltre ai medici di medicina generale, anche i “pediatri di libera scelta”, i servizi di guardia medica e i presidi specialistici ambulatoriali.

Secondo la Cassazione, questa disposizione normativa offre una definizione generale e onnicomprensiva che non lascia spazio a dubbi. Se il legislatore ha inserito i pediatri nel novero dei soggetti che assicurano l’assistenza primaria, ne consegue che essi devono essere considerati tali anche ai fini della costituzione delle forme associative come la medicina di gruppo, che di tale assistenza sono uno strumento organizzativo fondamentale.

L’Inammissibilità dell’Eccezione di Giurisdizione

In via preliminare, l’Azienda Sanitaria aveva sollevato anche una questione di giurisdizione, sostenendo che la competenza a decidere la controversia spettasse al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) e non al giudice ordinario. La Cassazione ha dichiarato questa censura inammissibile. La Corte ha rilevato che, sebbene l’eccezione fosse stata sollevata in primo grado, non era stata riproposta specificamente nell’atto di appello. Questo comportamento processuale ha comportato la formazione di un “giudicato implicito” sulla questione della giurisdizione, precludendo ogni ulteriore discussione in sede di legittimità.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Medici

Questa ordinanza consolida un’interpretazione estensiva e funzionale delle norme sull’organizzazione sanitaria. La decisione favorisce la creazione di forme associative integrate sul territorio, riconoscendo il ruolo paritario del pediatra di libera scelta nell’ambito dell’assistenza primaria. Per i medici, ciò significa maggiore flessibilità nella costituzione delle associazioni di medicina di gruppo, potendo contare anche sulla partecipazione dei colleghi pediatri per raggiungere i requisiti numerici. Per i cittadini, questo si traduce in un potenziale rafforzamento delle reti di assistenza territoriale, grazie a un modello organizzativo più inclusivo e multidisciplinare.

Un pediatra di libera scelta può essere conteggiato nel numero minimo di medici necessario per costituire una associazione di medicina di gruppo?
Sì. La Corte di Cassazione ha chiarito che i pediatri di libera scelta rientrano pienamente nel concetto di “assistenza primaria”, al pari dei medici di medicina generale, e possono quindi contribuire a raggiungere il numero minimo di membri richiesto dalla legge per la costituzione di una medicina di gruppo.

Cosa si intende per “assistenza primaria” secondo la normativa?
Secondo la sentenza, che si rifà al D.Lgs. n. 502/1992, l’assistenza primaria comprende un’ampia gamma di servizi sanitari, inclusi quelli offerti dai medici di medicina generale, dai pediatri di libera scelta, dalla guardia medica notturna e festiva e dai presidi specialistici ambulatoriali. Non è limitata ai soli medici di base.

Cosa succede se un’eccezione di difetto di giurisdizione non viene riproposta in appello?
Se un’eccezione, come quella sul difetto di giurisdizione, sollevata in primo grado non viene specificamente riproposta nell’atto di appello, la questione si considera coperta da “giudicato implicito”. Ciò significa che la questione non può più essere discussa nelle fasi successive del processo, inclusa la Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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