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Mediazione Obbligatoria: il termine per l’eccezione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 12858/2025, ha chiarito un punto cruciale sulla mediazione obbligatoria. In un caso di locazione, la società conduttrice non aveva esperito la mediazione nel termine fissato dal giudice. Tuttavia, né la controparte né il giudice avevano sollevato l’improcedibilità alla prima udienza utile. La Corte ha stabilito che tale omissione sana il vizio, precludendo la possibilità di sollevare la questione in appello. La decisione sottolinea che la mancata eccezione o il mancato rilievo d’ufficio alla prima udienza rendono la domanda procedibile.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Mediazione Obbligatoria: Quando Scatta la Preclusione? La Cassazione Fa Chiarezza

La mediazione obbligatoria rappresenta un passaggio fondamentale prima di avviare una causa in determinate materie, ma cosa succede se non viene esperita correttamente? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 12858/2025) offre un’importante lezione sulla tempistica per sollevare l’improcedibilità della domanda, sottolineando il ruolo cruciale della prima udienza.

I Fatti di Causa

La vicenda nasce da un contratto di locazione stipulato nel 2012 tra un Consorzio industriale e una società S.r.l., intenzionata a installare un impianto fotovoltaico su un terreno di proprietà del Consorzio. A seguito del mancato pagamento dei canoni, il Consorzio avvia una procedura di sfratto per morosità.

Il giudice di primo grado, dopo aver disposto il rilascio dell’immobile, muta il rito del processo e assegna alle parti un termine per avviare la mediazione. La società conduttrice, tuttavia, non avvia la procedura. Alla prima udienza successiva, né la difesa della società (pur presente) né il giudice rilevano l’improcedibilità della domanda per mancato esperimento della mediazione. Il Tribunale dichiara quindi risolto il contratto.

La società soccombente impugna la decisione in Corte d’Appello, lamentando proprio il mancato avvio della mediazione. I giudici di secondo grado rigettano l’appello, sostenendo che l’eccezione doveva essere sollevata alla prima udienza utile, e che l’omissione ne ha sanato il difetto. La questione arriva così dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte: l’Eccezione sulla Mediazione Obbligatoria

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, confermando la linea dei giudici di merito. Il cuore della decisione ruota attorno all’interpretazione dell’art. 5, comma 1-bis, del D.Lgs. 28/2010 (nella versione applicabile ratione temporis).

Secondo la Cassazione, l’improcedibilità della domanda per mancato esperimento della mediazione obbligatoria deve essere eccepita dalla parte interessata o rilevata d’ufficio dal giudice non oltre la prima udienza. Se ciò non avviene, il vizio si considera sanato e la questione non può più essere sollevata nei successivi gradi di giudizio.

La ricorrente sosteneva che, essendo stata la mediazione disposta dal giudice, l’onere di verificarne l’esito fosse del giudice stesso. La Corte, al contrario, ha chiarito che anche in questo caso la regola non cambia: l’inottemperanza all’ordine del giudice deve essere fatta valere alla prima udienza successiva, pena la decadenza definitiva. Il mancato esercizio di tale potere da parte del giudice o della parte determina una preclusione invalicabile.

Altri Motivi di Ricorso: Proprietà e Buona Fede

La società ricorrente aveva sollevato altre questioni, tutte respinte:
1. Mancata titolarità del bene: La società lamentava che il Consorzio locatore non fosse il reale proprietario del terreno. La Corte ha ribadito un principio consolidato: la titolarità del diritto di proprietà non è un presupposto di validità del contratto di locazione.
2. Violazione della buona fede: Si contestava al Consorzio di aver contribuito all’inadempimento con il suo comportamento. Anche questo motivo è stato giudicato infondato e non adeguatamente argomentato, in quanto non può svuotare l’obbligazione principale del conduttore, ovvero il pagamento del canone.

Le Motivazioni

La motivazione della Cassazione si fonda su un’esigenza di certezza e stabilità del processo. La norma sulla rilevabilità dell’improcedibilità è chiara nel porre una barriera temporale precisa: la prima udienza. L’esegesi della legge, secondo gli Ermellini, impone di considerare che, una volta superata tale udienza senza obiezioni, il processo deve proseguire verso una decisione di merito, senza poter essere rimesso in discussione per un vizio procedurale ormai sanato.

Questo rigore procedurale serve a evitare che le parti possano “tenere in serbo” un’eccezione per poi giocarla solo in caso di esito sfavorevole del giudizio di primo grado. La presenza del difensore in udienza è stata considerata decisiva: in quel momento avrebbe dovuto e potuto sollevare la questione, ma non lo ha fatto.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame lancia un messaggio inequivocabile agli operatori del diritto: la diligenza processuale è fondamentale, specialmente nelle fasi iniziali del giudizio. L’eccezione di improcedibilità per mancata mediazione obbligatoria è un’arma potente, ma va usata al momento giusto. Perdere l’attimo, ovvero la prima udienza utile, significa perdere definitivamente la possibilità di far valere il vizio. Questa decisione rafforza la natura preclusiva delle prime fasi processuali e responsabilizza le parti a un controllo attento e tempestivo delle condizioni di procedibilità della domanda.

Quando deve essere sollevata l’eccezione di improcedibilità per mancata mediazione obbligatoria?
L’eccezione deve essere sollevata dalla parte interessata, o rilevata d’ufficio dal giudice, a pena di decadenza, non oltre la prima udienza di trattazione della causa.

Cosa succede se l’eccezione di improcedibilità non viene sollevata alla prima udienza?
Se l’eccezione non viene sollevata né rilevata d’ufficio alla prima udienza, il vizio si considera sanato e la questione non può più essere proposta nei successivi gradi di giudizio, come l’appello o la cassazione.

Il contratto di locazione è valido se il locatore non è il proprietario dell’immobile?
Sì, la Corte di Cassazione ha ribadito che la titolarità del diritto di proprietà sul bene non è un presupposto necessario per la validità del contratto di locazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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