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Mediazione obbligatoria: basta il primo incontro?

Una società immobiliare impugnava una delibera condominiale. Durante la causa, il condominio approvava una nuova delibera sanando i vizi, portando alla cessazione della materia del contendere. I giudici di merito compensavano le spese legali, ritenendo che la società, pur avendo avviato la mediazione obbligatoria, non l’avesse effettivamente esperita. La Cassazione ha ribaltato la decisione, chiarendo che per soddisfare la condizione di procedibilità è sufficiente partecipare al primo incontro di mediazione, anche se si conclude senza accordo. La semplice presenza e informativa del mediatore bastano, non essendo necessario proseguire se non vi è volontà.

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Mediazione Obbligatoria: È Sufficiente Partecipare al Primo Incontro?

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha fornito un chiarimento fondamentale sulla mediazione obbligatoria, un istituto sempre più centrale nel nostro ordinamento. La questione è semplice ma cruciale: per considerare soddisfatto il tentativo di mediazione, è necessario avviare una vera e propria trattativa o basta partecipare al primo incontro informativo? La risposta della Suprema Corte definisce i contorni della procedibilità della domanda giudiziale e ha importanti riflessi pratici, specialmente in materia condominiale.

I Fatti del Caso: Una Delibera Condominiale Impugnata

Una società immobiliare, proprietaria di unità in un condominio, aveva impugnato una delibera assembleare lamentandone l’invalidità per tardiva convocazione. Il condominio, costituitosi in giudizio, depositava il verbale di una successiva assemblea con cui i punti contestati erano stati nuovamente approvati, sanando di fatto il vizio iniziale. Di conseguenza, il condominio chiedeva al giudice di dichiarare la cessazione della materia del contendere.

La società non si opponeva a tale declaratoria, ma, evidenziando che l’invalidità era venuta meno solo in corso di causa, insisteva per la condanna del condominio al pagamento delle spese legali, applicando il principio della soccombenza virtuale.

Il Dubbio sulla Mediazione Obbligatoria e le Decisioni dei Giudici di Merito

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello, pur riconoscendo la potenziale fondatezza dell’impugnazione originaria, decidevano di compensare integralmente le spese di lite. La ragione? Avevano ravvisato una soccombenza virtuale reciproca. Se da un lato il condominio era virtualmente soccombente per l’invalidità della prima delibera, dall’altro la società immobiliare lo era per improcedibilità della domanda.

Secondo i giudici di merito, la società aveva sì avviato la procedura di mediazione obbligatoria, ma durante il primo incontro aveva dichiarato di non voler proseguire. Questo comportamento è stato equiparato a un mancato avvio della mediazione, rendendo così la domanda giudiziale improcedibile. In pratica, si riteneva che non bastasse ‘aprire la porta’ della mediazione, ma fosse necessario anche ‘entrare e discutere’.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha cassato la sentenza d’appello, ritenendo il suo ragionamento giuridicamente errato. Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione dell’art. 5, comma 2-bis, del D.Lgs. 28/2010. La norma stabilisce che la condizione di procedibilità si considera avverata se il primo incontro dinanzi al mediatore si conclude senza l’accordo.

La Cassazione ha affermato un principio di diritto chiaro: l’onere della parte che intende agire in giudizio è soddisfatto con l’avvio della procedura e la comparizione personale al primo incontro. Durante tale incontro, il mediatore informa le parti sulla funzione e le modalità della mediazione. Successivamente, una parte può liberamente manifestare il proprio parere negativo sulla possibilità di proseguire utilmente nel tentativo di conciliazione.

Il legislatore non ha imposto una ‘trattativa a tutti i costi’. La finalità deflattiva della mediazione non può spingersi fino a comprimere il diritto di difesa, rendendo eccessivamente complesso o dilazionato l’accesso alla giustizia. Partecipare al primo incontro, ascoltare il mediatore e poi decidere di non proseguire non equivale a non aver esperito la mediazione. La condizione di procedibilità è formalmente e sostanzialmente rispettata.

Le Conclusioni

La pronuncia stabilisce un confine netto e garantista per gli operatori del diritto e per i cittadini. Per soddisfare la condizione della mediazione obbligatoria è sufficiente partecipare al primo incontro. La volontà di non proseguire nella trattativa, espressa in quella sede, non può essere interpretata come un inadempimento che causa l’improcedibilità della domanda giudiziale. Questa interpretazione bilancia l’esigenza di favorire la risoluzione alternativa delle controversie con il diritto fondamentale di accesso alla tutela giurisdizionale, impedendo che la mediazione si trasformi da opportunità a un ostacolo insormontabile.

Per soddisfare la condizione di procedibilità della mediazione obbligatoria, è sufficiente partecipare solo al primo incontro?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, la condizione di procedibilità si considera avverata se la parte partecipa al primo incontro davanti al mediatore, anche se questo si conclude senza un accordo per proseguire.

Se una parte dichiara al primo incontro di non voler proseguire con la mediazione, la domanda giudiziale diventa improcedibile?
No. La Corte ha chiarito che manifestare un parere negativo sulla possibilità di proseguire la mediazione dopo il primo incontro informativo non rende la domanda improcedibile. L’onere della parte è adempiuto con la semplice partecipazione a tale incontro.

Come si decide la ripartizione delle spese legali se la causa si estingue per cessazione della materia del contendere?
Si applica il principio della ‘soccombenza virtuale’, valutando chi, ipoteticamente, avrebbe avuto ragione se il processo fosse arrivato a una sentenza di merito. La valutazione non può basarsi su una presunta improcedibilità se la parte ha correttamente partecipato al primo incontro di mediazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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